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Direttore Responsabile
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Attualità

Penna a Biosfera

Dall’incontro ravvicinato con una farfalla a Solagna, alcune considerazioni sul rapporto tra uomo e ambiente nel territorio della Riserva della Biosfera MaB Unesco del Monte Grappa

Pubblicato il 09-04-2023
Visto 9.136 volte

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Elena Pavan

Oggi, Pasqua di Resurrezione, per un paio di minuti mi trovo un clandestino a bordo.
Non propriamente a bordo, per la verità, ma sul parabrezza della mia macchina che ho appena parcheggiato a Solagna, vicino alla palestra comunale.
È una farfalla che, come il Papillon del celebre film, è spinta costantemente dal desiderio di evadere e, tra una fuga e l’altra sui prati e nei boschi ai piedi del Grappa, si è concessa una sosta sopra il vetro della mia auto. Clic. Fotografata, prima che volasse via. Lei in primo piano e il crinale del monte sullo sfondo.

Foto Alessandro Tich

Sono quelle cose insolite che inducono a pensare ad altre cose.
In primis al rapporto tra uomo e ambiente: da questo punto di vista non è stata la farfalla a posarsi sul mio parabrezza, ma sono stato io che le ho offerto una superficie su cui sostare addentrandomi nel suo territorio.
E per associazione di idee la vista ravvicinata di questa “residente” delle pendici del Massiccio mi porta ad allargare la visione sulla questione della Riserva della Biosfera MaB Unesco del Monte Grappa. Mi riferisco alla prestigiosa nomina ufficializzata dal Programma Man and Biosphere dell’Unesco ancora un anno e mezzo fa, il 15 settembre 2021.
Un vero e proprio “marchio di qualità” stampato dalle Nazioni Unite sul nostro comprensorio dominato dalla mole del Massiccio e basato proprio sul concetto di sviluppo sostenibile del rapporto tra uomo e ambiente.
Il che mi ispira a scrivere un editoriale anche in questo giorno di festa, con la penna a Biosfera.

Non ritornerò in questa sede sulle osservazioni critiche che ho già espresso nei miei precedenti articoli riguardo alla sin qui carente gestione politico-istituzionale di quella che ho ribattezzato Riserva della Boh-sfera.
Ricordo soltanto che si tratta di una qualifica internazionale che riguarda il territorio di 25 Comuni di tre Province afferenti o circostanti al Massiccio, tra i quali si annoverano anche Bassano del Grappa, Mussolente, Pove del Grappa, Romano d’Ezzelino, Solagna e Valbrenta. Ma riconoscimento “per che cosa”?
È qui che è difficile spiegarlo alla signora Maria. Secondo il supremo bla-bla dei princìpi generali di progetto, una Riserva della Biosfera del Programma MaB Unesco è un’area geografica circoscritta nella quale “attraverso un'appropriata gestione del territorio, si associa la conservazione dell’ecosistema e la sua biodiversità con l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali a beneficio delle comunità locali”.
Quindi: da una parte la tutela del patrimonio naturalistico e, dall’altra, il suo “utilizzo sostenibile” in ambito economico locale. Il tutto attraverso lo svolgimento di “attività di ricerca, controllo, educazione e formazione”.
Ogni Riserva ha pertanto tre funzioni. La prima è la funzione “di conservazione dei paesaggi, degli habitat, degli ecosistemi, delle specie e della diversità genetica”.
La seconda è la funzione “di favorire lo sviluppo economico e umano e generare non solo reddito, ma sostenibilità socio-culturale ed ambientale nel lungo periodo”.
La terza è una funzione “logistica e di supporto al fine di far avanzare la comprensione dello sviluppo sostenibile, per assicurare sostegno alla ricerca, monitoraggio e formazione a livello locale”.
L’area del Massiccio del Grappa, in sostanza, è stata riconosciuta dal Programma MaB Unesco come idonea a sviluppare questa innovativa applicazione del rapporto tra uomo e ambiente, che comprende tutto e il contrario di tutto.

Fino ad oggi, nell’area geografica della Biosfera del Grappa, della messa in pratica di tutte queste buone intenzioni si è visto poco o nulla.
La recente iniziativa dei tre bandi di finanziamento del progetto B_Hub, aperti a cittadinanza, enti privati e imprese “per la crescita e lo sviluppo sostenibile” del comprensorio della Riserva e presentati come ente capofila proprio dal Comune di Bassano del Grappa, ha rappresentato comunque il primo segno di vita di una progettualità “biosferica” calata sul territorio.
Ma ha generato un’ottima risposta di progetti candidati perché ci sono i soldi e non per un reale e spontaneo coinvolgimento culturale dal basso.
E oggi è come se quella farfalla che si è posata sul mio parabrezza fosse venuta a chiedermi: “Siete coscienti di ciò che state facendo?”.
E cioè: esiste una consapevolezza generale di comunità residente in una Riserva della Biosfera, al di là delle azioni-spot progettate da cittadini privati e singoli enti e imprese grazie al bando di turno che le finanzia? No, che non esiste.
Non siamo ancora pronti a un cambio culturale che in questo pezzettino di pianeta Terra richiede una presa di coscienza collettiva, e non limitata ai soli “portatori di interesse”, sulla necessità di trovare un punto di compromesso e di equilibrio tra conservazione dell’ecosistema e utilizzo sostenibile delle risorse naturali.

Ma oggi è anche Pasqua e mando su WhatsApp la mia foto della farfalla, contestualmente agli auguri, al sindaco di Asolo Mauro Migliorini, che so essere molto sensibile alle tematiche del rispetto dell’ambiente e della sostenibilità.
Da anni il Comune di Asolo - anch’esso inserito nel territorio della Biosfera - ha promosso e realizzato una lunga serie di iniziative di tutela della natura e del paesaggio e di difesa e valorizzazione della biodiversità, anticipando per conto proprio le linee guida dettate dall’Unesco.
Il sindaco Migliorini mi risponde e mi invia a sua volta una foto da lui scattata nei Colli Asolani, che vedete pubblicata in calce.
È la foto di un grosso coleottero scuro, abbarbicato sulla cima di un ramo, per un’immagine davvero impressionante che rende efficacemente l’idea di habitat naturale, del quale quel massiccio del Grappa in forma di insetto sembra quasi un imperatore sul trono.
Io do una farfalla a te e tu dai un coleottero a me: sembra quasi uno scambio di figurine come facevamo noi da ragazzi con gli album Panini dei calciatori.
E sempre per associazione di idee non posso non ricordare lo studio recentemente presentato sui coleotteri curculionidi del Massiccio del Grappa, di cui mi sono occupato nel mio articolo “Nel regno delle scarpanse”, che nel territorio dei Comuni in Riserva ha censito ben 528 specie - di cui due identificate per la prima volta e altre cinque in attesa di identificazione - di questa grande famiglia di insetti.
Ciao Darwin.

Spero ardentemente che la ricerca sui curculionidi che non sia l’unico prodotto concreto, da qui al prossimo futuro, conseguente alla nomina del Massiccio quale Riserva MaB Unesco.
Non è con lo studio sui coleotteri e neppure con le farfalle che si possono gettare le basi di un piano mirato di economia green e di turismo sostenibile per la Biosfera del Grappa, senza il quale gli enti gestori della Biosfera medesima continueranno solamente a guardarsi allo specchio, girando attorno al nulla.
Ma qualsiasi progetto di rigenerazione economica sostenibile di una Riserva altrimenti vuota di contenuti dovrà necessariamente convivere con la sorprendente ricchezza del patrimonio biologico e della varietà naturalistica di un monte e di un territorio che vanno innanzitutto valorizzati per le loro specificità ambientali.
Cercando il modo, come richiesto dai lor signori del MaB Unesco, di pianificare quanto e come l’uomo possa realmente “favorire lo sviluppo economico” senza creare squilibri in questo regno della fauna e della microfauna, a loro volta indissolubilmente legate alle innumerevoli specie della flora nel nome della biodiversità.
Viene proprio da pensare che i veri abitanti della Riserva della Biosfera del Monte Grappa siano loro e che, come canta Umberto Tozzi, gli altri siamo noi.

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