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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Cronaca

Ospedale: torna la Klebsiella

Al San Bassiano alcuni pazienti sono risultati positivi al super batterio resistente agli antibiotici. Le rassicurazioni dell'Azienda Ulss 3: "Potenziate da subito le già abituali misure per evitare il trasporto del germe da un paziente all'altro"

Pubblicato il 27-02-2013
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All'Ospedale di Bassano del Grappa alcuni pazienti ricoverati sono risultati positivi al batterio Klebsiella. Ma la situazione è sotto controllo: si tratta di un germe che “esiste ormai da tempo in tutte le strutture ospedaliere”, che “non causa malattie contagiose trasmissibili da malato a persona sana” e per il quale sono state adottate tutte le misure di precauzione previste dai protocolli sanitari.
E' il sunto di un comunicato stampa trasmesso questo pomeriggio in redazione dall'Azienda Ulss n.3 che conferma ufficialmente le voci, diffusesi in questi giorni, della presenza di alcuni portatori del super batterio, resistente agli antibiotici, tra i pazienti ricoverati al San Bassiano.
La comunicazione dell'Ulss è stata diffusa per dare le informazioni essenziali sul germe e per evitare allarmismi. Anche se una certa preoccupazione, da parte del comune cittadino, è giustificata: ricordiamo infatti, per dovere di cronaca, che un'infezione da batterio Klebsiella Pneumoniae era stata all'origine del clamoroso caso dei tre decessi di pazienti ricoverati al reparto di Gastroenterologia dell'Ospedale bassanese, risalenti al febbraio dello scorso anno.

Foto: archivio Bassanonet

Ma, come spiega la stessa Ulss, “l'importante è riconoscere le caratteristiche di questi agenti patogeni e controllarli”. Da qui le rassicurazioni delle Autorità Sanitarie, che comunicano di aver già messo in atto le opportune contromisure.
Trasmettiamo di seguito il comunicato dell'Ulss 3:

COMUNICATO

Si sta diffondendo, in questi giorni, la voce della presenza di pazienti ricoverati all’ospedale San Bassiano e “positivi” alla ricerca del batterio Klebsiella.
L’informazione è veritiera anche se, di per sé, non è una vera e propria notizia e di questo deve essere data una chiara spiegazione.
Il germe di cui parliamo, insieme a diversi altri batteri, esiste ormai da tempo in tutte le strutture ospedaliere e non raramente si trasferisce, insieme ai pazienti, dall’una all’altra.
L’importante è conoscere le caratteristiche di questi agenti patogeni e controllarli.

LA STORIA DEL GERME


La Klebsiella Pneumoniae è un batterio presente nella flora normale della bocca, dell'intestino e della pelle. É stato identificato nel 1884, grazie a una particolare colorazione al microscopio ottico, dallo scienziato danese Gram, differenziandolo dallo Streptococco Pneumoniae (altro germe responsabile di polmoniti).
Fu poi denominato “Klebsiella” in onore del batteriologo tedesco Edwin Klebs. Questo germe passando dall’oro faringe alle basse vie respiratorie può essere responsabile di infezioni polmonari anche gravi. Può causare, oltre alla polmonite, infezioni urinarie, delle vie biliari, delle ferite chirurgiche fino a infezioni gravi, disseminate e potenzialmente mortali come le setticemie. Sono più spesso colpite persone con un sistema di difese immunitarie debole, di solito di mezza età e anziani, come i pazienti diabetici, affetti da malattie croniche del fegato, renali e respiratorie e da tumori.
Molte di queste infezioni si verificano su pazienti ricoverati in ospedale.
La terapia si basa su antibiotici attivi sul germe.

LA DIFFUSIONE DEL GERME

A partire dal 1996 negli Stati Uniti si è isolato un ceppo di Klebsiella Pneumoniae divenuto resistente agli antibiotici
(betalattamici e carbapememici) attraverso la produzione di un enzima (carbapenemasi di tipo KPC) che rende inefficace l'antibiotico stesso.
Da allora questi germi resistenti si sono diffusi rapidamente: in Europa sono stati segnalati per primi in Grecia e in seguito in tutto il continente europeo. Attualmente in vari ospedali italiani la Klebsiella Pneumoniae KPC come altri batteri multi resistenti agli antibiotici stanno causando infezioni importanti di difficile cura. Ad esempio nell’ospedale di Pisa dall’aprile 2010 al dicembre 2011 la Klebsiella Pneumoniae KPC è stata isolata in 167 pazienti.

NELLA NOSTRA AZIENDA

Anche nella nostra azienda, a partire dallo scorso anno, si sono avuti circa 30 casi di pazienti in cui si è riscontrata la presenza del germe negli esami microbiologici (principalmente materiale proveniente dall’intestino), la maggior parte senza evidenti segni di malattia (questa situazione viene definita colonizzazione)
; peraltro in alcuni pazienti si è verificata una infezione vera e propria con malattia grave e difficile da trattare anche con combinazione di più antibiotici.

LE MISURE ADOTTATE

Dato che questi germi non causano malattie infettive contagiose trasmissibili da malato a persona sana
(tra cui l’operatore sanitario) l'azienda ha da subito potenziato le già abituali procedure da sempre in atto per evitare che i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari possano trasportare il germe da un paziente all'altro durante l'assistenza al paziente nei vari momenti della sua giornata di degenza in ospedale.
Queste misure precauzionali - ad esempio tra le tante altre - comprendono il lavaggio o l'igienizzazione delle mani con appositi prodotti, l' uso di guanti e la loro sostituzione dopo il contatto con il paziente colonizzato o infetto, le precauzioni durante il trasporto per effettuare indagini diagnostiche, L’uso di dispositivi monouso o la disinfezione delle attrezzature, lo smaltimento dei rifiuti provenienti dalla stanza di degenza secondo procedure aziendali già previste e attuate da tempo e molte altre ancora.
Vanno aggiunte anche tutte le precauzioni riservate ai visitatori del paziente come indossare il sovra camice e i guanti da togliere subito appena usciti dalla stanza assieme all’igiene delle mani prima e dopo la visita al parente malato. In questo modo si riduce di fatto la circolazione del germe in ospedale e di conseguenza la possibilità che colpisca i malati più deboli durante la loro permanenza nei reparti di degenza.
All’atto della dimissione di pazienti che sono ancora portatori del germe senza segni di infezione, vengono fornite ai familiari tutte le informazioni necessarie alle precauzioni da adottare a domicilio tenendo presente che tale germe non causa malattie infettive trasmissibili da paziente a soggetto sano.
Purtroppo si prevede che in futuro i ceppi di batteri resistenti agli antibiotici (non solo la Klebsiella Pneumoniae) andranno aumentando di numero anche a causa di un impiego non sempre corretto degli antibiotici stessi, ad esempio per malattie come le virali in cui sono inutili o per il loro uso appropriato nelle indicazioni ma per una durata troppo breve: entrambi atteggiamenti terapeutici non corretti che possono favorire la comparsa di resistenze.

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