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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Special report
Il cavallo nascosto
Lo scandalo delle carni equine non dichiarate in etichetta: controlli straordinari in tutta Italia disposti dal Ministero. Parla il dr. Maurizio Maragno, responsabile del Servizio Igiene Alimenti di Origine Animale dei Servizi Veterinari dell'Ulss 3
Pubblicato il 27-02-2013
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Tra le ultime, in ordine di tempo, ci sono le polpette dell'Ikea, ritirate per precauzione dalla multinazionale svedese in 24 Paesi di tutto il mondo.
Altri quattro prodotti a base di carne della marca Hilcona sono stati ritirati dalla catena di supermercati Coop. Su tutti - per impatto mediatico - è emerso il ritiro dai banconi di vendita di vari Paesi europei, ad opera della Nestlè, dei “Ravioli di brasato” e dei “Tortellini di carne” Buitoni. Non si salva neppure la Findus, che ha dovuto ritirare le sue lasagne surgelate da Gran Bretagna, Francia, Svezia e Hong Kong.
Ma sono ormai decine, per restare solamente in Europa, i casi riconducibii allo scandalo internazionale “Horsegate”: la maxi-frode delle carni equine presenti all'interno di prodotti a base di carne bovina e non dichiarate in etichetta.

Il “passaporto” di un cavallo destinato alla produzione alimentare (DPA), archiviato dopo la macellazione dalle Autorità Veterinarie dell'Ulss 3 col microchip dell'animale (foto Alessandro Tich)
Notizie che, inevitabilmente, creano sconcerto e confusione tra i consumatori. Mentre lo scandalo si sta allargando a macchia d'olio, le Autorità Sanitarie locali stanno vigilando attentamente sul problema.
Dandoci anche - sulla vicenda del cavallo “nascosto”, ma anche sulle misure di controllo della filiera delle carni equine - alcune importanti ed utili informazioni.
Cavalli da carne e cavalli sportivi
“In Gran Bretagna tra dicembre e gennaio è stata riscontrata la presenza di carni di suino e di equino in prodotti che, in base all'etichetta, avrebbero dovuto contenere solo carne bovina - ci spiega il dr. Maurizio Maragno, responsabile del Servizio Igiene Alimenti di Origine Animale dei Servizi Veterinari dell'Ulss n.3 -. La scoperta, che ha indignato la comunità musulmana ma anche il resto della popolazione inglese in quanto le carni equine non sono consumate in tale Paese, ha portato ad un intensificarsi dei controlli in tutta Europa, con la scoperta di nuovi casi.
La normativa in materia prevede che le carni utilizzate come ingrediente di un prodotto alimentare siano indicate in etichetta con il nome della specie animale di provenienza, senza alcuna eccezione. Finora sono circa una sessantina i tipi di prodotto ritirati dalle varie aziende alimentari coinvolte, mentre dovrebbero essere una ventina i Paesi europei, tra cui l'Italia, in cui è stata commercializzata in modo fraudolento la carne di cavallo.”
“La vicenda - afferma ancora il dr. Maragno - è complicata sia per la sua natura di frode apparentemente incomprensibile (le carni equine dovrebbero avere sul mercato un valore equivalente se non superiore a quelle bovine), sia per le numerose triangolazioni commerciali, sia infine perché si sono sovrapposti, seppur in modo per ora molto limitato, anche aspetti di sicurezza alimentare. Infatti, in alcuni campioni analizzati - ma non su quelli finora esaminati in Italia - sono state rilevate tracce di farmaci (in particolare di un antinfiammatorio, il fenilbutazone) il cui uso è consentito solo nei cavalli sportivi non destinati alla macellazione. E' quindi ipotizzabile che le carni di animali che per il loro status non avrebbero dovuto essere macellati siano entrate nel circuito alimentare.”
“Si ricorda - prosegue il referente dei Servizi Sanitari dell'Ulss - che tutti gli equidi sono attualmente identificati mediante microchip, inserito sotto la pelle del collo, il cui codice viene trascritto in Banca Dati Nazionale degli Equidi unitamente ai dati del proprietario. Inoltre ad ogni equino così “anagrafato” viene rilasciato un documento di identificazione, denominato passaporto. Su tale documento viene annotato lo “status” di animale destinato alla produzione alimentare (DPA) o di soggetto tassativamente escluso da tale produzione (NON DPA). In base a tale condizione, che è irreversibile, è vietata o consentita la somministrazione di determinati farmaci. Il fenilbutazone è uno di questi.”
Dopo lo scoppio dello scandalo a livello nazionale e internazionale, le Autorità Sanitarie italiane hanno quindi disposto un giro di vite nei controlli sulla filiera di produzione della carne equina, e sull'eventuale presenza di carni equine non dichiarate in prodotti alimentari a base di carne bovina.
“Le aziende alimentari operanti nel nostro territorio finora non sono state interessate da ritiri di prodotti dal commercio - dichiara il dr. Maragno -. I Servizi Veterinari dell'Ulss n.3 verranno coinvolti, a partire dai prossimi giorni, in attività di campionamento secondo le linee operative diramate dal Ministero della Salute e dalla Regione sulla base della Raccomandazione della Commissione Europea del 19 febbraio scorso.”
Controlli ordinari e controlli straordinari
“Nella nostra Azienda Ulss vengono macellati mediamente duecento equidi l'anno - specifica il dirigente veterinario -. Ogni impianto di macellazione è sottoposto a controllo ufficiale permanente durante l'abbattimento degli animali. I controlli riguardano anche, preliminarmente, la verifica dell'identità degli equini presentati alla macellazione attraverso la rilevazione del microchip, con un apposito strumento di lettura, ed il confronto con quanto riportato sul passaporto dell'animale relativamente al codice e all'idoneità alla produzione di alimenti (DPA). In caso di irregolarità, la macellazione non può aver luogo. Al termine della macellazione si provvede a recuperare il microchip dalla carcassa e ad archiviare tutta la documentazione: passaporto e attestazioni sanitarie di scorta. Negli altri stabilimenti in cui le carni vengono lavorate e trasformate i controlli, seppur meno frequenti, sono comunque assidui. Da quanto ci risulta le carni equine non vengono utilizzate negli stabilimenti alimentari del nostro territorio.”
Controlli ordinari a parte, si passa adesso alla fase delle verifiche mirate a seguito dello scandalo.
“Il piano di controllo straordinario, da concludersi entro il 31 marzo, è articolato in due azioni distinte - annuncia il dr. Maragno -. La prima è l'individuazione della presenza non dichiarata di carni equine in prodotti a base di carne bovina: sono previsti test in tutta Italia da eseguirsi su campioni di carni macinate, hamburger, sughi con carni, carne in scatola, paste con ripieno di carne (tortellini, cannelloni, lasagne ecc.) e parallelamente l'intensificazione dei controlli sulla tracciabilità della materia prima presso gli stabilimenti che lavorano o commercializzano tali prodotti. La seconda azione è la ricerca del fenilbutazone nelle carni degli equidi macellati: per gli animali di provenienza nazionale, oltre al fenilbutazone si effettuerà anche la ricerca dei cortisonici. I controlli al macello prevedono anche la messa sotto vincolo della carcassa fino ad acquisizione dell'esito favorevole. Per gli equidi da macello, nonché per le carni equine provenienti dai Paesi UE ed extra UE, è analogamente previsto un certo numero di controlli analitici.”
Riassumendo e rassicurando: il caso delle carni equine non dichiarate in etichetta è una frode di natura commerciale; gli aspetti sanitari sono al momento marginali; i controlli ci sono e il criterio della rintracciabilità delle carni esiste.
“I controlli ci sono, vengono eseguiti con sistematicità e fanno emergere gli eventuali problemi, come la vicenda in corso sta a dimostrare - conferma e conclude il responsabile del Servizio Igiene Alimenti di Origine Animale dell'Ulss 3 -. Non è pensabile poter azzerare i comportamenti fraudolenti, in questo settore come in altri: si pensi al settore ittico, ad esempio con la sostituzione di specie, soprattutto se sfilettate, con altre di valore commerciale minore. Vanno tuttavia potenziati i meccanismi “difensivi”: la tracciabilità delle carni equine, e quindi la trasparenza commerciale, andrebbero potenziate sulla base di quanto già si fa per le carni bovine.”
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