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Maltempo e fiumi: “Opere idrauliche ormai indispensabili”

Dopo il nuovo allarme di domenica, il Consorzio di Bonifica interviene sul rischio esondazione dei corsi d'acqua. Ribadita la necessità del serbatoio del Vanoi e del completamento delle opere anti-piene per il bacino del Bacchiglione

Pubblicato il 13-11-2012
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Maltempo e rischio alluvione: riguardo alla nuova emergenza idrogeologica verificatasi sabato e domenica scorsi nel Veneto, il Consorzio di Bonifica Brenta ha trasmesso in redazione un comunicato, che riportiamo integralmente di seguito:

Consorzio di Bonifica Brenta - Eventi del 10-12 novembre 2012

Il Brenta all'altezza del Ponte Nuovo a Bassano domenica scorsa (foto Alessandro Tich)


A soli due anni di distanza dai disastrosi fenomeni alluvionali del 2010, un altro evento ha messo a dura prova il territorio.
Nell’occasione il sistema della bonifica è stato fortemente cimentato ma ha sostanzialmente retto, con alcune spiacevoli conseguenze ma senza toccare punte di particolare gravità; visto anche che le precipitazioni meteoriche all’interno del comprensorio, pur abbondanti e prolungate, non hanno toccato punte estreme, a parte la fascia pedecollinare, in cui hanno raggiunto i 105 millimetri in 12 ore.
Si è dimostrata inoltre la validità di una numerosissima serie di interventi realizzati dal Consorzio negli ultimi anni (rifacimento di ponti, scolmatori, casse di espansione, ecc.), che hanno funzionato molto bene: evitando situazioni critiche che si erano precedentemente verificate a seguito della massiccia urbanizzazione del territorio.
Una situazione di elevato allarme ha riguardato i grandi fiumi, che, contornando il comprensorio di bonifica, ne costituiscono il recapito.
Il fiume Brenta (il cui bacino non è stato investito da piogge particolarmente gravose) ha raggiunto una portata massima di circa 805 metri cubi al secondo misurata a Barzizza di Bassano del Grappa alle ore 18 dell’11 novembre 2012.
La piena del suo principale affluente, il torrente Cismon, è stata trattenuta nel bacino del Corlo, che in poche ore si è riempito completamente.
In questo modo anche la portata del Brenta è risultata contenuta, pur avvicinandosi ai livelli di guardia (soglia di rischio pari a circa 1000 metri cubi al secondo per alcune zone come Valstagna, a nord di Bassano del Grappa, e per il corso di bassa pianura; si ricorda che la piena del 1966 ha superato i 2000 metri cubi al secondo).
Questo non fa che ribadire la necessità di realizzare il serbatoio del Vanoi, già previsto dalla Commissione De Marchi e la cui importanza è stata più volte sottolineata dal Consorzio di Bonifica Brenta, per ora inascoltato.
Per il fiume Bacchiglione la situazione è stata ancora più critica, sia per le elevate piogge che hanno colpito il suo bacino idrografico, sia per il rapido scioglimento delle nevi, sia per il copioso contributo dei suoi affluenti (ad esempio l’Astico-Tesina, privo di sistemi di laminazione), sia perché i terreni erano già saturi per le piogge precedenti.
Nota la situazione in centro a Vicenza e precaria lungo tutto il percorso del Bacchiglione da Longare a Montegalda nel Vicentino, fino a Veggiano, Selvazzano e la stessa città di Padova.
Anche nel caso del bacino del Bacchiglione, da anni sono previste opere idrauliche promosse dai Consorzi di bonifica per trattenere le piene: il serbatoio di Meda e le casse d’espansione a Sandrigo per l’Astico-Tesina, ed altre iniziative di trattenuta temporanea delle acque. C’è voluta la piena del 2010 per dare un primo impulso a queste opere idrauliche ormai indispensabili, mentre prima gli appelli erano rimasti inascoltati; tuttavia rimane ancora molto da fare, e si spera che la politica abbia compreso l’importanza delle opere di prevenzione, che costano molto meno dei danni che si verificano!
Il Consorzio di Bonifica Brenta ha 5 impianti idrovori che scaricano nel sistema del Bacchiglione e affluenti (canale Brentella, fiume Tesina Padovano, rio Ceresone). Essi sono stati attivati durante il fine settimana; poi, esaurite le piene dei canali e in previsione dell’incremento dei livelli nei fiumi recipienti, essi sono stati progressivamente spenti.
Il Consorzio, oltre a presidiare canali, argini e idrovore per tutta la durata degli eventi, con circa 40 dipendenti che hanno lavorato giorno e notte, ha fornito tutta la collaborazione possibile agli Enti locali, in particolare ai Comuni, anche in sinergia con la Protezione Civile.
“Gli aspetti principali che si desumono - riferisce il presidente del Consorzio Danilo Cuman - è che nella zona a nord il compluvio (dove non ci sono i Consorzi di bonifica), viste le elevate pendenze, ha veicolato grosse portate d’acqua attraverso i torrenti nelle zone più a valle, e qui si sono manifestati alcuni problemi.
A fronte di alcune criticità che sono emerse, bisogna però ricordare che grazie ai numerosi lavori fatti dal Consorzio negli ultimi anni si sono evitati problemi molto maggiori che in passato si verificavano; basti citare a Romano in via Spin, le due casse d’espansione realizzate a Mussolente, il risezionamento del torrente Longhella a Marostica, la cassa d’espansione a Villaraspa, ed altri.
Bisogna inoltre sottolineare che i canali consortili erano in buono stato di manutenzione visto che da mesi abbiamo proceduto a diserbi ed espurghi proprio in previsione dei fenomeni autunnali che ormai si ripetono quasi ogni anno; le carenze che rimangono sono di tipo strutturale, ed hanno carattere straordinario, certamente non ricadenti nella possibilità gestionale del Consorzio, che per legge si deve limitare alla gestione e manutenzione delle opere esistenti.
Questo non significa che non si debba tentare di proporre interventi e cercare di ottenere finanziamenti pubblici per attuarli, come peraltro abbiamo già positivamente fatto in varie situazioni, anche se negli ultimi tempi la situazioni di crisi che attanaglia lo Stato e la Regione non ha consentito di ottenere tutto quanto necessario. Al proposito è molto importante la collaborazione coi sindaci, che invito a fare squadra con noi per portare a casa i risultati auspicati, anche in termini di finanziamenti. Molti sindaci lo hanno fatto e si sono così concretizzate importanti opere idrauliche a favore della collettività.”

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