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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Europa, Marameo
A proposito dell'europarlamentare Mara Bizzotto, che dice “Stop all'Unione Sovietica Europea”
Pubblicato il 23-09-2018
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Ieri sono andato all'edicola e ho comprato il numero fresco di stampa del settimanale BassanoWeek. È stato più forte di me, dopo aver letto lo strillo sulla locandina: “ L'on. Bizzotto: "Stop all'Unione Sovietica Europea" ”. Se siete nostri assidui lettori, saprete bene che l'europarlamentare bassanese Mara Bizzotto è praticamente assente dalle nostre cronache. E questo perché la nostra dipendente a Bruxelles (nonché a Strasburgo) già da lunghi anni si guarda bene dal trasmettere comunicati stampa e dichiarazioni a Bassanonet, ma anche perché sulla sua attività, sotto il profilo degli impegni e dei risultati per il nostro territorio, in realtà non c'è nulla da scrivere.
Ora però faccio uno strappo alla regola, poiché quello che dichiara l'euroMara sul settimanale locale è degno, per una volta tanto, della mia e spero anche della vostra attenzione. E non lo dichiara a caso, dal momento che si tratta di un'anticipazione “sui temi caldi della prossima campagna elettorale” per le Europee del 2019 alle quali lei si ripresenterà. Dal punto di vista della carriera politica personale, la Bizzotto nel frattempo ha fatto strada. Oggi è la capogruppo della Lega al Parlamento Europeo, su nomina diretta del segretario federale Matteo Salvini, ed è la vicepresidente del gruppo parlamentare della destra nazionalista ENF (Gruppo Europa delle Nazioni e della Libertà) che oltre a quelli della Lega riunisce gli eurodeputati fortemente euroscettici dell'FPÖ (Partito della Libertà) austriaco, del Vlaams Belang (Interesse Fiammingo) belga, del Front National francese di Marine Le Pen, di Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania), del Partito per la Libertà olandese e del Congresso della Nuova Destra polacco.
Tutti insieme appassionatamente a rappresentare il fronte degli antieuropeisti in Europa. Che la deputata europea de noialtri sia una paladina del malpancismo nei confronti dell'Unione e della Commissione Europea, lo ha fatto capire e lo ha dichiarato più volte. Anche in occasione della sua nomina, lo scorso maggio, a capogruppo della delegazione leghista a Bruxelles quando ha ribadito di voler portare avanti le battaglie “contro questa Europa schiava delle banche e della finanza” e contro “l'Europa dell'austerity e degli immigrati, che vuole continuare ad imporre le sue folli politiche all'Italia”.
Fonte immagine: marabizzotto.it
Sempre in quel frangente aveva anche anticipato che in vista delle Elezioni Europee del maggio 2019 i due obiettivi sono “portare la Lega di Salvini ad essere il primo partito in Italia” e “fare in modo che il fronte identitario e sovranista, che si sta affermando in molti Paesi europei, diventi il secondo gruppo del Parlamento Europeo per numero di eletti”.
“Saremo i protagonisti - ha ancora detto, ipotecando il futuro - di una svolta epocale che cambierà radicalmente il volto dell’Europa e che spazzerà via il patetico ‘inciucione’ tra Popolari e Socialisti che da sempre governa la Ue.”
Nell'intervista rilasciata a BassanoWeek la Bizzotto esprime in pratica le stesse cose. Riferendosi ai “ciarlatani alla Macron” (parole sue) come il commissario europeo Moscovici o il ministro lussemburghese Asselborn, protagonista del recente battibecco sull'immigrazione con Salvini a Vienna, afferma che “a Bruxelles hanno capito che l'aria è cambiata e che l'Italia, con un ministro dell'Interno come Salvini, non si farà più mettere i piedi in testa da nessuno.” Sostiene che nel 2019 “i cittadini avranno la possibilità di cambiare veramente quella che è diventata una “Unione Sovietica Europea””, vale a dire - ripetendo il solito mantra - “questo tipo di Europa schiava delle banche d'affari e delle multinazionali, che vuole comandare a casa nostra senza nessuna legittimazione popolare”. L'alternativa leghista è quella di “una nuova Europa, fondata sui Popoli, sulle patrie, sulla libertà” per la quale si sta lavorando “alla creazione di un grande fronte identitario e sovranista” che metta insieme tutti i movimenti che vogliono cambiarla da cima a fondo.
Insomma: Europa, Marameo. Che cosa si intenda per “nuova Europa fondata sui Popoli, sulle patrie” al momento non é dato sapere. Certamente “questa” Unione Europea - allargatasi fin troppo, disomogenea sul fronte economico e monetario e sofferente per le reazioni agli antichi complessi di inferiorità dei Paesi dell'Est, a cui si aggiungono gli attuali sentimenti di rivalsa del governo italiano - non funziona bene e va comunque ripensata al suo interno. Il problema è capire come farlo e quanto siamo ancora convinti di volerne fare parte. Restarne dentro significa il rispetto delle regole, qualunque esse siano, e uscirne provocherebbe oggi la tempesta perfetta, come dimostrano i timori che pervadono la Gran Bretagna per le conseguenze della Brexit. Non sarà assolutamente facile, per il fronte populista e “sovranista”, quand'anche fosse destinato a diventare il secondo gruppo al Parlamento Europeo, perseguire una politica che si ponga quale obiettivo la rivoluzione del sistema e la revisione dei trattati.
Ma probabilmente si tratta di una prospettiva che nemmeno interessa gli elettori.
Perché l'asso nella manica della proposta leghista per le Europee 2019 è un altro.
O, se preferite, è sempre il solito: l'“emergenza immigrazione”.
“L'emergenza immigrazione - afferma Mara Bizzotto sul settimanale bassanese - è e sarà il tema dominante della politica europea e internazionale per i prossimi anni.”
Per la timoniera pedemontana dell'ex Carroccio “i cittadini sono stanchi di subire un'immigrazione selvaggia e senza regole, che ha creato disordine sociale e grande insicurezza nelle nostre città”. Da qui il proposito di “difendere le nostre frontiere” e “respingere gli immigrati clandestini che sono illegalmente in Italia”.
Il messaggio, quindi, è chiaro. Non passa lo straniero. Davvero un monito e un grido di allarme su cui la futura euro-ricandidata bassanese pone particolarmente, e ripetutamente, l'accento. Ma valle a spiegare che (dati ufficiali del Viminale, e cioè del ministero di Salvini) nei primi sei mesi del 2018 i migranti sbarcati sulle coste italiane sono stati 16.935, con una riduzione dell'80% (oltre 68mila in meno) rispetto allo stesso periodo del 2017. Con un drastico calo degli arrivi dalla Libia, che sono i più numerosi, grazie all'accordo sui migranti sottoscritto nel gennaio 2017 dall'allora ministro dell'Interno Marco Minniti col governo di Tripoli. Valle a ricordare che degli oltre 16mila migranti arrivati nel primo semestre 2018 in Italia, ben 12.725 sono stati ricollocati in altri Paesi europei. E valle soprattutto a sottolineare che quasi un terzo dei “nuovi arrivati”, e cioè 5.439 immigrati, sono stati accolti dalla Germania della odiata Angelona Merkel. Significativamente, nessun migrante sbarcato in Italia è stato invece accolto dai Paesi del Gruppo di Visegrád, con l'Ungheria del premier Orbán in testa, con cui la Lega vorrebbe allearsi in Europa.
Dunque il fenomeno dei nuovi flussi migratori rappresenta oggi per l'Italia ancora un problema, come per il resto dell'Europa disposta all'accoglienza, ma non è più e non è sicuramente un'“emergenza”. Certo la guardia va sempre mantenuta alta, ma non al punto da presentarlo come la questione da cui dipendono gli equilibri dei destini e della sicurezza del Paese. Ma così è, se vi pare: per la Lega la lotta all'immigrazione rimane un tema “sensibile”, richiesto e gradito dall'elettorato di riferimento, che sovrasta e sbiadisce tutte le altre tematiche portanti. Prova ne sia il fatto che il contrasto agli sbarchi è l'unico motivo per il quale, fino a questo momento, il ministro dell'Interno Matteo Salvini merita di essere ricordato.
L'euronorevole Mara Bizzotto, intanto, affila le armi per combattere e stravolgere nella prossima legislatura l'”Unione Sovietica Europea”, nella quale, all'interno del suo gulag di oppositrice al sistema, siede sul seggio già da due mandati.
Con l'auspicio che nei confronti dei poteri forti di Bruxelles provi segretamente almeno un minimo di gratitudine: se non esistesse l'Unione Europea, non esisterebbe neppure lei.
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