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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Sconcerto grosso

La variante urbanistica dell'Area Pengo e la concertazione mancata col Comune. Confcommercio Bassano ripercorre la sequenza degli atti che ne giustifica la contrarietà al nuovo insediamento commerciale

Pubblicato il 13-02-2018
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Les jeux sont faits. Rien ne va plus? Staremo a vedere.
Giovedì prossimo si riunisce il consiglio comunale di Bassano del Grappa per discutere e votare l'approvazione definitiva dell'accordo urbanistico della cosiddetta Area Pengo, ovvero del recepimento dell'atto di accordo Pubblico/Privato per la “Ristrutturazione e rigenerazione urbana del complesso commerciale di via Capitelvecchio” nell'area di proprietà della Finpengo Spa, adottato dal consiglio comunale con delibera del 31 luglio 2017. Secondo i segnali di fumo già lanciati in commissione consiliare Territorio, l'accordo già adottato è destinato ad essere approvato senza che si profilino all'orizzonte clamorosi dietrofront. Ma la roulette della politica - per quanto coesa possa apparire l'attuale maggioranza consiliare - non sempre fa girare la pallina nella direzione annunciata, lasciando spazio alla possibilità di ripensamenti. Questo è almeno quanto auspicano i vertici di Confcommercio Bassano che al consiglio di giovedì “faranno sentire la loro presenza”. “Chiediamo una decisione politica di alto profilo - afferma il presidente mandamentale dell'associazione di categoria Paolo Lunardi - che ci permetta di concertare e studiare un eventuale nuovo progetto. E lo possono fare.”
L'occasione per fare chiarezza sulla propria posizione è una conferenza stampa convocata dalla stessa Confcommercio a seguito dell'oramai famosa seduta di commissione in cui alla fine ai commercianti non è stata concessa la parola e soprattutto nell'imminenza della seduta consiliare. “Concertare” e “concertazione” sono le parole che riecheggiano maggiormente nell'incontro con i media, riferite a quella che secondo l'Ascom mandamentale è stata l'assoluta mancanza di dialogo dell'Amministrazione sullo specifico argomento nei confronti dell'associazione categoriale, contravvenendo a quanto dispone - come vedremo - una apposita delibera della giunta comunale. E più che di concerto, la vicenda lascia spazio ad espressioni di sconcerto.

Da sin.: Romano Zanon, Riccardo Celleghin, Paolo Lunardi e Alberto Borriero (foto Alessandro Tich)

Il presidente Lunardi parte da quello che è il penultimo atto di tutta la storia: “Giovedì scorso nella parte finale della commissione non ci è stata data la parola - ricorda -. È una questione di eleganza. Molto spesso in commissione si è lasciato parlare l'interlocutore interessato alla questione di cui si discute.”
Quello che tuttavia i vertici di Confcommercio intendono sottolineare è che sulla variante al P.I. (Piano degli Interventi) di via Capitelvecchio il loro non è interessamento “da ultimo momento”, ma è il frutto di un percorso iniziato prima ancora che l'atto urbanistico venisse definito. “L'operazione è iniziata più di un anno fa - conferma il presidente della delegazione di Bassano del Grappa dell'Ascom Alberto Borriero -. Negli ultimi dodici mesi ci sono stati alcuni passaggi chiave per l'autorizzazione dell'opera che sarà discussa nell'ultimo capitolo di giovedì prossimo. Non vorremmo che venissero dimenticate alcune situazioni per noi ambigue, che ci fanno bollare come quelli che “danno contro”. Noi abbiamo preso in mano la situazione ancora prima che l'iter prendesse cammino.”

C'è dunque tutta una sequenzialità di fatti, di atti e anche di “non risposte” da parte del Comune che viene snocciolata - carte alla mano - da quell'archivio vivente di dati e documenti che risponde al nome di Riccardo Celleghin, direttore dell'Ascom mandamentale, coadiuvato “alla lavagna” dal vicepresidente dei commercianti di Bassano Romano Zanon che traccia indicazioni e date a beneficio dei cronisti, altrimenti a rischio di perdersi nel mare magnum delle informazioni rese.
In principio fu la legge 50/2012 della Regione Veneto in materia di sviluppo del sistema commerciale. “La legge - spiega Celleghin - chiedeva ai Comuni la ricognizione delle aree degradate da riqualificare. Da allora le Grandi Strutture di Vendita vengono svincolate dalle procedure che si usavano prima, l'unico strumento che le limita è quello urbanistico.” Ne sono seguiti alcuni contatti tra Confcommercio e Comune a partire già dal 2014, quando i vertici categoriali dell'epoca avevano richiesto un processo di confronto con l'ente pubblico proprio in materia di ricognizione delle aree degradate.
“Il 2 marzo 2015 - prosegue il direttore - abbiamo avuto un incontro con l'assessore Linda Munari e con l'allora assessore alle Attività economiche Giovanni Cunico nel quale l'Ascom ha presentato un documento. In sostanza chiedevamo di aprire un processo concertativo per valutare assieme quali aree riqualificare, e non solo come aree commerciali.”
Il 30 aprile 2015 il consiglio comunale approvava la ricognizione delle aree. Ne erano state individuate cinque: le aree Pengo, Elba, ex Enel nord, ex Enel sud e Garage Nardini.
Per il “brano di città” di via Capitelvecchio, in particolare, non si faceva ancora menzione di un possibile insediamento di Grandi Strutture di Vendita. “Per l'Area Pengo - ricorda Celleghin - si davano degli indirizzi di riqualificazione con interventi per il contenimento dell'inquinamento acustico e dell'aria e di rigenerazione urbanistico-ambientale, come la piantumazione di alberi e la creazione di spazi pubblici per favorire l'incontro e lo scambio sociale dei cittadini.” Da allora, però, il confronto sul destino urbanistico dell'area “è rimasto lettera morta”. E si fa un salto temporale di quasi due anni quando - con delibera di giunta comunale n. 40 del 14 febbraio 2017 - il Comune dà il via libera all'iter di autorizzazione del nuovo insediamento commerciale dichiarando “di rilevante interesse pubblico” la proposta Pubblico/Privato per la ristrutturazione e rigenerazione dell'area in questione tramite l'insediamento “di una grande struttura di vendita”. Altro che piantumazione di alberi e spazi per lo scambio sociale dei cittadini, rimarcano i commercianti che aggiungono: “L'accordo è stato sottoscritto senza concertazione.”
Quella delibera di giunta era ormai un fatto compiuto, che demandava l'approvazione dello schema di accordo al consiglio comunale.
E qui entra in gioco l'atto deliberativo dell'Amministrazione comunale che per l'associazione di categoria è stato totalmente disatteso. Si tratta di un'altra delibera di giunta, la n. 16 del 24 gennaio 2017, riguardante la sottoscrizione dell'“Approvazione accordo per la rigenerazione urbana 2017 con Confcommercio Imprese per l'Italia Mandamento di Bassano del Grappa”.

Nel documento citato sopra, il governo cittadino sanciva nero su bianco che “si intende proseguire con la collaborazione avviata negli anni scorsi con il mandamento bassanese di Confcommercio in tema di valorizzazione del territorio comunale e delle attività economiche locali, attuazione di politiche di rivitalizzazione dei sistemi commerciali, riqualificazione e rigenerazione urbana con lo scopo di implementare una strategia comune (...)”. La delibera riconosceva pertanto nel Laboratorio di Progettazione Partecipata - istituito con Confcommercio Bassano e altri attori della vita pubblica cittadina ancora nel 2013 - uno “strumento strategico per l'Amministrazione comunale”, con l'obiettivo principale di “farlo coincidere con il Tavolo di Coordinamento previsto nell'Accordo per la Rigenerazione Urbana 2017”.
Dunque una “cabina di regia permanente” soprattutto “dal punto di vista dei processi partecipativi relativi al centro storico” ma “dandone operatività concreta contestualizzandola all'intero territorio del Comune di Bassano del Grappa”.
Un giro di parole incredibile, che può essere così riassunto: se di rigenerazione urbana dobbiamo parlare, gli atti deliberativi dell'Amministrazione vanno elaborati dopo un processo di concertazione col Laboratorio di Progettazione Partecipata.
Cosa che, come lamenta Confcommercio, per la variante urbanistica dell'Area Pengo è stata disattesa. “Se ne doveva discutere con noi - incalza Borriero -. Questo non è accaduto, alla faccia della concertazione. Nell'Accordo per la Rigenerazione Urbana erano coinvolti anche l'Urban Center i quartieri, ora come ora il documento è totalmente inutile. È carta straccia.”
Il resto è la cronaca recente di un dialogo inesistente. Il 28 aprile 2017 il consiglio comunale ha recepito la convenzione urbanistica e il 31 luglio la ha adottata.
Nel frattempo i referenti di Concommercio hanno diffuso comunicati stampa, richiesto ancora (inutilmente) di essere ascoltati e di riprendere la concertazione, finché in ottobre hanno presentato le proprie osservazioni alla variante in oggetto, al centro della riunione della commissione Territorio di giovedì scorso conclusasi con “The Sound of Silence” di Simon & Reginato, presidente di commissione.
“Abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti del verbale della commissione - dichiara il presidente mandamentale Lunardi -. Sull'Area Pengo non ci siamo mossi in ritardo, l'abbiamo seguita step by step. In alcuni punti dell'iter è stato pigiato l'acceleratore, ci rammarica che non ci sia stato un minimo di concertazione.”
“Qui stiamo parlando del futuro del territorio in senso più mandamentale - aggiunge -. La nostra categoria ha ormai perso per strada il vecchio commercio obsoleto, molti associati hanno investito per rinnovarsi con un commercio più snello e al passo coi tempi. Un'opera di questo genere vuole dire bastonare di più quelli che si sono messi in discussione e rinnovati.”

Il monito dell'associazione è pertanto comprensoriale: l'arrivo di una nuova Grande Struttura di Vendita in città - oltre ai due centri commerciali già presenti a Bassano, al Parco Commerciale del Tosano e all'ulteriore shopping center in costruzione a Cassola - rappresenta una minaccia non solo per le attività del centro storico ma anche per i negozi di vicinato dei Comuni del territorio.
Tutto, intanto, è rinviato al consiglio comunale di giovedì prossimo.
Se per caso l'assemblea civica ribalterà la situazione (cosa non probabile ma comunque fattibile) la storia dell'accordo con Finpengo andrà riscritta da zero, con l'auspicio dell'Ascom “di concertare un eventuale nuovo progetto” ma anche col timore, espresso dal consigliere di opposizione Roberto Marin, di possibili contenziosi con la proprietà dell'area. Se invece, secondo le scritture, la variante sarà approvata definitivamente, la telenovela promette nuove puntate.
“Se passa la variante - rilevano i vertici dell'Ascom - passa l'idea, con cambio di destinazione urbanistica. Un vero e proprio progetto dell'insediamento commerciale non c'è ancora. L'area sarà rivalutata e teoricamente la proprietà potrebbe anche rivenderla. Non siamo contro l'iniziativa privata, anzi, ma ci stanno a cuore gli equilibri economici e l'impatto viabilistico della città. Faremo le pulci su tutto.”
Sconcerto grosso per Orchestra e Piano. Piano degli Interventi, si intende.

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