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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

Dietro la facciata

Habemus Chiesa: la riconsegna alla città della facciata restaurata di San Giovanni dopo undici mesi di lavori. La mancata sponsorizzazione di Renzo Rosso e la ricerca dei 150mila euro che mancano all'appello per saldare i conti dell'intervento

Pubblicato il 08-03-2014
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Fa molto freddo dentro la Chiesa di San Giovanni.
Chi è arrivato in cappotto - nonostante la mite temperatura esterna - non se ne pente e anche il sindaco Cimatti, dopo aver concluso il suo discorso, indossa a scanso di raffreddori l'inseparabile giaccone della SIA.
Ma c'è qualcosa che riequilibra il termometro dell'evento: ed è il calore dei bassanesi nei confronti della loro Chiesa, restituita alla comunità dopo undici mesi di lavori di restauro sulla grande facciata bianca che si staglia su piazza Libertà.

Autorità e cittadini entrano nella riconsegnata Chiesa di San Giovanni dopo la benedizione dell'arciprete mons. Tomasi (foto Alessandro Tich)

In tanti rispondono all'appello della cerimonia di riconsegna alla città della facciata restaurata, che riapre i battenti dopo la benedizione dell'arciprete mons. Tomasi: non solo i “soliti noti” (autorità varie, consiglieri comunali, sindaci e assessori di altri Comuni, categorie economiche, associazioni, più qualche futuro candidato sparso qua e là) ma anche comuni cittadini, incuriositi dalla riapertura di quella porta rimasta sbarrata e cantierata per così tanto tempo.
Finito il Carnevale, anche San Giovanni si è tolto dunque ufficialmente la maschera: quella rete di impalcature che dopo la caduta libera di alcuni calcinacci e pezzetti di pietra aveva ricoperto la facciata “ammalata” per l'indispensabile opera di pronto soccorso e di conservazione degli intonaci e delle statue.
Un intervento - affidato alla ditta specializzata Restoring Art di Rossano Veneto - che ha ripulito, disinfestato e consolidato in ogni minimo dettaglio le strutture interessate da una minuziosa procedura di conservazione, preceduta da un'accurata mappatura e diagnosi degli intonaci e degli elementi lapidei e quindi realizzata in modo non invasivo.
“Noi addetti ai lavori abbiamo un pensiero stabile - conferma il progettista e direttore dei lavori ing. arch. Fabio Zecchin -. Per noi il restauro sarà riuscito quando i bassanesi e i turisti verranno in piazza e non si accorgeranno dell'intervento.”
Ora il lavoro è finalmente, e felicemente, concluso: non si è però conclusa la vicenda, mancando all'appello ancora una consistente parte dei finanziamenti, necessaria a saldare i conti dell'intervento.
Una carenza di risorse - già più volte segnalata dalla Parrocchia di Santa Maria in Colle nel corso dei lavori - che viene confermata anche in occasione della cerimonia di riconsegna. I numeri sono chiari, e l'aritmetica è semplice: 356.000 euro la stima preventivata del restauro; 210.000 euro la cifra raccolta per conto della Parrocchia dal Comitato cittadino per il restauro di San Giovanni, di cui 50.000 erogati dal Comune e 160.000 messi a disposizione dalla Fondazione Cariverona. Restano pertanto da raccogliere - per raggiungere la copertura totale del quadro economico - ancora circa 150.000 euro.
Cifra che - come rivela il presidente del Comitato cittadino ing. Stefano Ceccato - era arrivata ad un passo dall'essere coperta, dopo l'interessamento nei confronti del sacro edificio nientemeno che di Renzo Rosso, che due anni fa aveva concesso la propria immagine come testimonial della delegazione bassanese dei FAI (Fondo Ambiente Italiano) a sostegno della candidatura di San Giovanni al concorso nazionale del FAI “I Luoghi del Cuore”.
Sono seguiti contatti con la Fondazione della famiglia Rosso “Only The Brave” per ottenere una sponsorizzazione globale che permettesse di garantire il pareggio dei conti: ma la Fondazione OTB ha di seguito ritenuto di privilegiare “altre priorità” in campo sociale e non se ne è fatto più nulla.
Ceccato non di dà per vinto, e di fronte al pubblico in Chiesa lancia l'operazione “San Giovanni bond”: “Attualmente siamo fermi con le quattro frecce ai lati della strada. Ma al posto di unico sponsor da 150.000 euro cercheremo 150 sponsor da 1000 euro per la prima parte dei lavori, finanziariamente non ancora coperta.”
Avete letto bene: “prima parte dei lavori”. Perché il restauro conservativo della facciata - reso urgente e indifferibile dal distacco e dalla caduta degli intonaci - è solo il primo step di quello che dovrebbe essere un ulteriore e necessario intervento di restauro globale della Chiesa, assai malandata all'interno per l'usura del tempo e dell'umidità.
“Il restauro della facciata - conferma l'ing. Ceccato - non è il nostro obiettivo finale, ma l'obiettivo di partenza per il restauro totale di questo simbolo, bello fuori ma degradato di dentro, pur sapendo che Bassano ha altre necessità, Ponte di Bassano in primis.”
Non sarà un'impresa semplice ma neppure - a sentire il Comitato cittadino - una mission impossible. Che tuttavia non può che fare affidamento sul coinvolgimento della città. Come auspicato dal parroco e arciprete abate mons. Renato Tomasi e come ribadito dal sindaco Stefano Cimatti.
“Raccolgo l'appello lanciato a tutta la comunità - dichiara il sindaco -. C'è la necessità di un grande sforzo sia per San Giovanni che per il Ponte. Potremmo dire che piove sul bagnato, ma questa città saprà portare avanti questi restauri.”
Bassanesi in prima linea e a fianco delle istituzioni, quindi, per promuovere la conservazione dei beni storici e monumentali della città.
Anche perché le casse di Santa Maria in Colle - dopo i 214.000 euro già spesi tra il 2010 e 2011 per il rifacimento della copertura e per i primi lavori di messa in sicurezza della facciata di San Giovanni, e dopo le spese sostenute per il restauro di S. Francesco - non possono più permettersi di coprire i costi per gli interventi straordinari sulle cinque Chiese, di cui quattro monumentali, che la Parrocchia ancora custodisce nel suo patrimonio. Tenendo anche presente, nel computo totale dei problemi, la “congelata” situazione del Tempio Ossario.
E' un S.O.S. che per l'ennesima volta viene lanciato da mons. Tomasi: “La Parrocchia ha ereditato un patrimonio enorme di beni culturali e crediamo che i beni culturali esprimano il linguaggio dei valori umani ed evangelici. La Parrocchia sente di condividere la vita della città, e siamo arrivati al punto di una scelta importante. L'interno di San Giovanni deve essere restaurato e questa Chiesa ha bisogno di aiuto.”
La scritta “lavori in corso”, dunque, è ormai stabilmente segnata nell'agenda di Santa Maria in Colle. Ma per le limitate risorse economiche parrocchiali sono ormai altre le emergenze e le priorità da seguire. “Sono le nuove povertà a richiedere la nostra attenzione - afferma l'arciprete abate di Bassano -. Non è un risultato del buonismo religioso, ma è il Vangelo.”

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