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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
È Spavento
Controlli antidroga della Polizia in Centro Studi. Il consiglio direttivo di è il Momento: “Sì alla sicurezza, no alla repressione. I giovani non sono dei cuccioli in estinzione da proteggere, sulla sicurezza vanno per prima cosa ascoltati”
Pubblicato il 08-03-2025
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La notizia di cronaca, già apparsa sulla stampa locale, riguarda un fatto avvenuto nella mattinata di giovedì scorso 6 marzo.
Agenti della Polizia di Stato e della Polizia Locale, con l’ausilio del cane antidroga, hanno effettuato un’operazione congiunta di controllo nella zona del Centro Studi di Bassano del Grappa, su disposizione del questore di Vicenza, per accertare che in mezzo alla popolazione studentesca non si trovassero individui malintenzionati con l’intento di spacciare sostanze stupefacenti.
I controlli sono stati effettuati alla fermata dei bus, all’esterno degli edifici scolastici, nei parcheggi e in quattro bar della zona.

Via San Tommaso D’Aquino, cuore del Centro Studi di Bassano (archivio Bassanonet)
40 studenti, a cui stato richiesto di esibire un documento per accertare la loro provenienza, sono stati identificati. Non è emersa alcuna irregolarità e pertanto non è stato preso nessun provvedimento.
Solo tre giorni prima, lunedì 3 marzo, un’altra operazione antidroga - questa volta dei Carabinieri di Bassano, affiancati dal Nucleo Cinofili di Torreglia - si era nuovamente concentrata in Centro Studi, con analogo controllo degli studenti in uscita dagli autobus.
In quella occasione i militari dell’Arma hanno rinvenuto e sequestrato due involucri di cellophane contenenti ciascuno un grammo di hashish e anche uno “spinello”, abbandonati da qualcuno - evidentemente alla vista dei CC che attendevano al varco gli studenti - all’interno di due autobus di linea.
Come riporta il quotidiano locale, i rafforzati controlli nell’area degli istituti scolastici di Santa Croce sono conseguenti ad “un appello dei presidi delle scuole superiori per una maggiore sorveglianza del Centro Studi”.
L’ultimo episodio di cronaca dell’operazione congiunta di Polizia di Stato e Polizia Locale è lo spunto di una riflessione, affidata ad un comunicato stampa trasmesso oggi in redazione, del consiglio direttivo dell’associazione è il Momento, collegata all’omonima lista civica di minoranza in consiglio comunale, per il tramite del suo presidente Enrico Bordignon.
COMUNICATO
Quando il rischio è confondere la sicurezza con la repressione.
Le cronache locali ci raccontano di un’ampia operazione di controllo effettuata dalle forze dell’ordine in zona Centro Studi, anche su sollecitazione - pare di capire - dei Presidi delle Scuole superiori della zona.
L’operazione sembra essere stata finalizzata soprattutto a verificare la presenza di soggetti, diversi dagli studenti, che mescolandosi a questi si dedicavano alla cessione di sostanze stupefacenti.
Ogni tentativo di “protezione” nei confronti della cittadinanza va salutato senz’altro con favore, e questa è la premessa indispensabile di ogni ragionamento.
Ma questa è, appunto, solo una premessa e non l’approdo di un serio ragionamento sulla difficile e scivolosa tematica della sicurezza, che altrimenti finisce per essere semplicemente identificata con la punizione - repressione.
Non è soltanto intensificando e inasprendo i controlli che si può affrontare la “sicurezza” dei giovani e, in generale, della città.
Fuori da ogni ipocrisia: da un lato, anche se decidessimo di controllare ogni mattina il Centro Studi con i cani anti-droga, forse libereremo quella zona dal traffico degli stupefacenti, che però non sparirebbe miracolosamente, spostandosi verosimilmente altrove (come sempre accade); dall’altro, l’unico effetto diretto di questi controlli è avviare qualche procedimento penale per spaccio di piccolo cabotaggio, senza alcun effetto diretto o indiretto sul vero traffico di stupefacenti (che peraltro interessa anche categorie ben diverse dai soliti “ragazzi”).
Ci piacerebbe immaginare un approccio più ampio alla tematica della sicurezza, che veda in questo caso coinvolti in prima persona quegli stessi ragazzi che vorremmo difendere: i giovani non sono come dei cuccioli di una specie animale in via di estinzione che vanno protetti all’interno di un’area priva di pericoli.
Vanno per prima cosa ascoltati: gli va chiesto cosa manca, cosa desiderano, cosa vorrebbero dalla città, cosa la città di Bassano potrebbe fare per loro. Quali siano i pericoli che realmente percepiscono e quale sia la loro idea di sicurezza.
Se non si ascoltano loro per primi, il rischio è quello di imporre un’idea di sicurezza che viene percepita soltanto come repressione (e che, soprattutto nel caso dei giovani, non assicura alcun risultato in termini rieducativi).
Un approccio più ampio alla tematica della sicurezza significa - spingendo il nostro ragionare oltre i confini del Centro Studi - anche e prima ancora ripensare gli spazi pubblici del vivere cittadino: non è mettendo qualche telecamera in più o facendo passare qualche volante della polizia che si rende sicuro (appunto) uno spazio; per rendere sicuri i nostri parchi, i nostri quartieri, le nostre piazze, occorre ripopolarli di persone, di iniziative, di occasioni di vita comunitaria.
Sicurezza, nella nostra idea di vocabolario politico-amministrativo, non è un sinonimo di espulsione o rifiuto, e neppure di controllo - e quindi una risposta a sentimenti negativi.
Per noi sicurezza deve avere una connotazione positiva: dev’essere una parola che richiama inclusione, coinvolgimento, stare assieme.
È una declinazione dello “stare bene”, che dovrebbe essere uno degli obiettivi primari di ogni seria politica amministrativa.
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