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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Special report

Politica

Sul Ponte di Bassano

Lavori sul Ponte: il consiglio comunale boccia le istanze delle opposizioni che chiedevano l'istituzione di una Commissione di garanzia e trasparenza e la testa del vicesindaco Campagnolo. Poletto: “Un condizionamento politico a metà mandato”

Pubblicato il 05-11-2016
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Brassaï. L’occhio di Parigi

“Cari consiglieri, caro assessore, caro Roberto, che ci tocca sentire questa sera.”
Sono circa le 23.30 e dopo tre ore filate di discussione va in scena il momento clou del consiglio comunale di Bassano del Grappa: la replica del sindaco Riccardo Poletto ai pesanti attacchi lanciati dai banchi di opposizione.
È un momento importante, perché non si sta dibattendo di un argomento qualsiasi, ma di una controffensiva che riguarda gli stessi assetti istituzionali ed equilibri politici del governo cittadino. Il tutto concentrato nell'elemento scatenante del J'accuse delle minoranze consiliari: i 14 mesi di ritardo - tra affidamenti e riaffidamenti dell'appalto, lavori di somma urgenza di messa in sicurezza e ricorsi incrociati al TAR e al Consiglio di Stato - dell'avvio dell'intervento di restauro e consolidamento statico del Ponte di Bassano.

Diradate le nebbie sul Ponte degli Alpini? (fonte immagine: panoramio.com)

Le bordate delle opposizioni sono contenute in due distinti documenti, che vengono tuttavia discussi congiuntamente in quanto entrambi collegati con la gestione del continuamente procrastinato intervento sul Ponte Vecchio: è il “piatto forte” di una serata che richiama in sala consiliare un pubblico insolitamente folto.
Il primo è una mozione (firmata dai consiglieri Roberto Marin, Maria Federica Finco e Stefano Monegato di Impegno per Bassano; Alessio Savona e Mariano Scotton di Forza Italia; Tamara Bizzotto della Lega Nord; Andrea Zonta di Bassano ConGiunta e Annamaria Conte del Movimento 5 Stelle) che chiede l'istituzione di una Commissione di garanzia e trasparenza relativa agli atti del procedimento del restauro e alla conseguente informazione ai cittadini. Commissione che, secondo la mozione, verrebbe integrata “con la partecipazione di esperti esterni” per “una analisi progettuale, economico-finanziaria, degli interventi preliminari e del cronoprogramma” per garantire “una gestione in completa trasparenza”.
Il secondo, presentato dagli stessi otto consiglieri, è invece un ordine del giorno con oggetto: “Formale censura in merito all’operato del Vice-sindaco ed assessore con deleghe alla Cura urbana, Mobilità sostenibile, Servizi d’area e Protezione civile Campagnolo Roberto ed impegno del sindaco a compiere ricognizione circa la composizione della Giunta e l’adeguatezza (o meno) della distribuzione delle deleghe agli assessori in base alle competenze e capacità finora dimostrate dagli stessi e dai risultati conseguiti”.
Un giro di parole infinito, ma che significa in realtà una sola e ben precisa cosa: la richiesta al sindaco di sfiduciare il suo vicesindaco. Il quale, secondo le minoranze, sarebbe responsabile non solo della mala gestio della tempistica dei fin troppo attesi lavori sul Ponte ma anche e più in generale, come puntualizza Roberto Marin, “della pessima conduzione dell'Area 4° Lavori Pubblici” con “evidente responsabilità politico-amministrativa di insufficiente direzione, coordinamento e controllo”. E se Federica Finco accusa l'Amministrazione di “comportamento superficiale” rispetto “ai cittadini che chiedono di essere informati” sullo stato delle cose riguardante il restauro del simbolo della città, Stefano Monegato si dice “preoccupato per questo totale e completo fallimento politico, amministrativo e d'immagine”.
Andrea Zonta rincara la dose, si dice “sfiduciato”, sottolinea “la mancata chiarezza sulla gara di appalto” e punta il dito su uno dei principali oggetti del contendere: “Perché dare i lavori a Inco senza il pronunciamento del TAR.”
Perché - gira e rigira - è stato questo il grande errore, secondo i firmatari dei due documenti, all'origine delle estenuanti complicazioni che hanno trascinato fino ad oggi l'avvio del cantiere sull'aspirante Monumento Nazionale in un nulla di fatto.

Riassunto-sprint degli antefatti

Riassunto-sprint degli antefatti: il 16 dicembre 2015 la commissione di gara del Comune dichiara vincitrice della gara a procedura negoziata e aggiudicataria provvisoria dell'appalto la Nico Vardanega Costruzioni Srl di Possagno.
Ma il 25 febbraio 2016 la estromette, a seguito di presunte irregolarità successivamente riscontrate nel rapporto di avvalimento con il Consorzio Stabile Al.Ma. di Aversa in provincia di Caserta. Contestualmente viene dichiarata aggiudicataria definitiva dei lavori sul Ponte la Inco Srl di Pergine Valsugana, seconda in graduatoria.
Il 17 marzo viene notificato al Comune di Bassano il ricorso al TAR della Vardanega per l'annullamento del provvedimento di esclusione dal cantiere.
Il 7 aprile il TAR respinge la “sospensione cautelare” dei lavori - e cioè il blocco immediato del cantiere in attesa della sentenza - richiesta dalla Vardanega, fissando al 6 luglio l’udienza pubblica per la trattazione del merito del ricorso.
L'11 aprile la Vardanega impugna l'ordinanza del TAR - che impone di non fermare cautelativamente i lavori - al Consiglio di Stato. Nello stesso giorno il Comune firma il contratto di appalto con la Inco di Pergine Valsugana.
Il 2 maggio, con le istanze al TAR e al Consiglio di Stato ancora pendenti, il Comune affida il cantiere alla Inco, con tanto di cerimonia ufficiale a Palazzo Sturm.
Il 12 maggio il primo clamoroso colpo di scena: il Consiglio di Stato rovescia l'ordinanza del TAR e accoglie la richiesta di sospensiva presentata dalla Vardanega. Il cantiere, affidato alla Inco da appena dieci giorni, deve fermarsi.
Tutto bloccato fino al 6 luglio, data dell'udienza di merito del TAR sul ricorso di Vardanega contro il provvedimento di esclusione dai lavori.
Il 6 luglio si riunisce finalmente in udienza il Tribunale Amministrativo Regionale. Ma non si muove foglia finché non viene resa pubblica la sentenza.
Con la pausa estiva di mezzo, bisogna aspettare quasi altri tre mesi.
Il 30 settembre la sentenza viene finalmente pubblicata, ed è il secondo epocale colpo di scena: il TAR dà ragione alla Vardanega, a cui viene riconosciuta la titolarità ad eseguire i lavori. Il Comune di Bassano viene obbligato a recedere dal contratto con la Inco Srl e alla stipula del contratto con la Nico Vardanega Costruzioni Srl di Possagno.
È questa la sintesi dell'incredibile avvicendamento di eventi che hanno portato alla situazione di oggi. L'avvio effettivo del restauro del Ponte è ulteriormente rinviato alla prima “finestra utile” per poter operare in alveo, una volta terminata la stagione delle possibili e per niente augurabili Brentane.
Mentre in tutto questo tempo il Comune non ha potuto fare altro che provvedere ai “lavori di somma urgenza” per la messa in sicurezza del manufatto, che secondo i calcoli (contestati dall'Amministrazione comunale) del “Gruppo di lavoro Ponte Vecchio”, composto da alcuni professionisti bassanesi, hanno già comportato un costo per le casse comunali - tra soldi spesi e soldi impegnati - superiore a 1 milione e 268mila euro.
Con l'ultima Spada di Damocle che pende ancora sui destini del sospirato cantiere. E cioè la contromossa di Inco Srl, che si è vista consegnare dal Comune le chiavi del Ponte per poi vedersele strappare via dalla sentenza del TAR. La decisione della ditta trentina deve arrivare proprio in questi giorni.
E le opzioni sono tre: o impugnare a sua volta al Consiglio di Stato la sentenza del TAR, con ulteriore estenuante strascico giudiziario della vicenda; oppure intentare istanza di risarcimento al Comune di Bassano per le spese e gli investimenti per i lavori già avviati, oppure - per la pace nel mondo - non fare nulla.

L'anatema polettiano

Su tutto questo tourbillon di avventure sul Brenta e sulla contestata mancanza di informazione ai cittadini la maggioranza in consiglio comunale non sembra scomporsi più di tanto.
Bruno Bernardi (Più Bassano) afferma che “la trasparenza sull'iter c'è sempre stata nel lavoro delle commissioni”, che le preoccupazioni dei professionisti bassanesi sono motivate dal fatto “che si sono visti sottrarre un'opportunità” e aggiunge: “Non credo che la Corte dei Conti troverà da ridire sul nostro operato.”
Annamaria Conte (M5S), una che parla poco ma parla chiaro, ribatte: “Trasparenza è comprensibilità dell'azione. Qui non c'è stata. Il controllo e il potere sono del popolo e i cittadini non riescono a capire cosa succede sul Ponte.”
Giovanni Reginato (PD) ribadisce: “La Commissione di garanzia e trasparenza è una richiesta non motivata. Le commissioni consiliari sono sede di dialogo.”
Renzo Masolo (Bassano per tutti) fa le pulci alle singole dichiarazioni dei consiglieri del fronte opposto (“La 'peggiore Amministrazione della storia di Bassano?' Questo lo ricorderò per sempre”) e ammonisce: “La gente vuole sapere? O si limita a leggere i giornali o a guardare le Tv, oppure partecipa alle commissioni. Altra gente vuole creare confusione e screditarci.”
Il vicesindaco Roberto Campagnolo - chiamato direttamente in causa dall'ordine del giorno che ne chiede la testa - in quanto a “trasparenza” elenca i “127 atti pubblici” relativi al Ponte: 86 determinazioni dirigenziali, 14 delibere di giunta, 3 delibere di consiglio comunale, 5 verbali di commissioni consiliari, 6 interpellanze e 13 ordinanze. Senza contare - tra le altre cose - “i 315 articoli di stampa nel 2015 e i 230 nel 2016”, 3 assemblee pubbliche, 2 comunicazioni al notiziario comunale e 21 accessi agli atti.
Ergo: “È il progetto più analizzato e discusso nella storia di questa città.”
Poi The Vice ribatte punto per punto alle contestazioni che lo riguardano e alla fine sbotta: “Non può essere che si scambia il rapporto tra maggioranza e opposizione con l'opposizione che deve decidere l'attività dell'Amministrazione.”
Ma il momento clou, come già detto, arriva con l'intervento del sindaco a difesa del suo assessore e vice e in risposta agli attacchi sull'iter del Ponte e ai contenuti dell'ordine del giorno, definiti da Poletto “toni perentori fuori luogo e fuori epoca”.
C'è intanto spazio per un chiarimento sull'affidamento del cantiere alla Inco: “Si volevano fare i lavori prima possibile, a sostegno anche della tesi difensiva al Consiglio di Stato”. Lo stesso TAR, inoltre, nel riaffidare i lavori alla Vardanega, “riconosce la correttezza dell’operato della stazione appaltante del Comune di Bassano del Grappa, che aveva attivato azioni di verifica sull’aggiudicazione provvisoria alla ditta stessa”.
Poi arriva l'anatema polettiano: “Questa discussione è un condizionamento politico a metà mandato amministrativo, con un quasi totale assembramento contro questa Amministrazione. C'è chi studia da sindaco e chi sgomita per ottenere visibilità.”
E il sindaco non manca di rimarcare la presenza, tra il pubblico in sala, di diversi candidati non eletti del centrodestra e dell'assessore regionale Elena Donazzan, rimasta ad assistere al consiglio fino a poco prima.
Levata di scudi delle opposizioni. Marin: “Io non studio da sindaco, ma esercito il mio ruolo di controllo.” Conte: “Il Movimento 5 Stelle non è in assembramento o in coalizione con nessuno. Siete voi che ci fate mettere d'accordo.”
E poi dicono che i consigli comunali sono noiosi.

L'ultima rivelazione

Ma c'è ancora tempo, quando meno te lo aspetti, per un'ultima rivelazione.
A tirarla fuori è Tamara Bizzotto della Lega Nord, che a seguito di informazioni avute circa il tempo a disposizione di Inco Srl per decidere cosa fare dopo la sentenza del TAR ha chiesto lumi all'Amministrazione e ha ricevuto via email una lettera - su carta intestata che riporta i loghi del Comune di Bassano e di Inco - poi consegnata in copia anche ai giornalisti presenti.
La lettera reca una “dichiarazione congiunta” del Comune, in persona del dirigente dell'Area 4° Lavori Pubblici ing. Walter Stocco, e di Inco Srl, rappresentata dall'amministratore geom. Luca Conci. E a giudicare dal suo contenuto, è antecedente all'udienza del TAR del 6 luglio 2016.
Nel foglio le due parti “prendono atto” della decisione del Consiglio di Stato del 12 maggio che impone la sospensione dei lavori e dichiarano “che la sospensione disposta per il provvedimento giurisdizionale non comporta né può comportare alcun danno né per l'Impresa né per il Comune, poiché il tempo contrattuale non può essere conteggiato in presenza di ordinanza di sospensione dell'efficacia del contratto.”
In altre parole, Inco Srl non può chiedere risarcimento al Comune, avendo convenuto col Comune stesso che danno non c'è stato.
Ma c'è una grossa anomalia, come sottolineato dalla consigliera leghista: la lettera in questione non ha una data ed è priva di firme.
Un fatto che la stessa Bizzotto, come Mariano Scotton di Forza Italia, considerano “molto grave”.
Ma su questa e su alcune altre questioni poste dagli esponenti delle opposizioni, le risposte non arrivano. Ormai la discussione è incanalata su un binario ben determinato, e sul taccuino del vostro paziente cronista resta l'ultima citazione citabile, pronunciata dal serafico consigliere di Portiamo Bassano al Centro ed ex assessore ai Lavori Pubblici Dario Bernardi: “Meno male che il Ponte c'è. Perché se non ci fosse non sapremmo di cosa parlare nella vita politico-amministrativa a Bassano.”
Al termine del prolungato dibattito, si passa finalmente ai voti.
La mozione sulla Commissione di garanzia e trasparenza viene bocciata con 14 voti contrari e 9 favorevoli e l'ordine del giorno sul vicesindaco Campagnolo respinto con 14 voti contrari, 8 favorevoli e 1 astenuto (Dario Bernardi).
Tutto secondo pronostico: l'iter dei lavori sul Ponte prosegue senza controlli aggiuntivi e la testa del vice è salva.
Sono quasi le 24 e gli stoici consiglieri comunali proseguono con il successivo punto all'ordine del giorno, ovvero della notte. E il piatto forte della serata, bollito in tutte le salse, è ormai stracotto.

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