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Avviso ai naviganti: articolo di pronunciato contenuto tecnico. Ma abbiate pietà, cercherò di farmi capire il più possibile.
Quella che vedete nella foto sopra, egregi lettori, è un'immagine che mi ha trasmesso il geom. Luca Conci, titolare della Inco Srl di Pergine Valsugana, impresa appaltatrice dei lavori di restauro del Ponte. E per chi non è ingegnere o architetto o comunque addetto ai lavori, è un'immagine che va spiegata, perché a prima vista si rischia di non capirci un'acca.
Si tratta della “sezione” della nuova trave di fondazione in acciaio inox che sarà collocata alla base del manufatto, messa in raffronto con la trave di fondazione che era stata invece progettata dal prof. ing. Claudio Modena.
Stiamo parlando, come ormai noto, di una variante di progetto proposta dalla Inco e accettata dall'Amministrazione comunale: quella che l'arch. Antonio Guglielmini, nel suo intervento pubblicato nel nostro cliccatissimo articolo “Sbatti il mostro in prima pagina”, ha definito la “trave monster”.
Ebbene: quella indicata in verde è la sezione della trave originaria del progetto Modena. Mentre quella indicata in rosso, e sovrapposta a quella in verde, è la sezione della variante progettuale, e cioè della trave di fondazione progettata dalla Inco. Vi faccio notare anche la linea orizzontale di colore azzurro, che indica il livello medio del fiume Brenta, corrispondente a 103,27 metri sul livello del mare, circa 1 metro e 30 cm. sopra il piano dell'alveo, indicato a 101,98 metri s.l.m. Poi capirete perché ve lo sottolineo.
In mezzo alla trave reticolare di fondazione, “alloggiata” in basso, vedete anche la sezione rettangolare di un pezzo di legno, sia nella versione verde che in quella rossa: si tratta della ormai celeberrima trave di soglia ottocentesca del Casarotti, ovvero di ciò che ne resta.
Anche all'occhio non esperto risulta evidente che la “conformazione” delle due soluzioni progettuali è differente. Cosa che - visto che quella che sta per essere messa in opera è una variante - è peraltro intuitiva. Ma è stato proprio il geom. Conci a contattarmi, dopo la pubblicazione dell'articolo-boom “Sbatti il mostro in prima pagina” e dell'editoriale “Progetto Modena un corno”, per esprimere alcune sue precisazioni sul fatto che, secondo quanto da lui riferito, la nuova maxi trave di fondazione non stravolge in alcun modo il progetto originario.
A cominciare dall'altezza della struttura reticolare in acciaio inox che, come si vede nell'immagine, raggiunge la “linea azzurra” del livello medio dell'acqua del Brenta.
“Per quanto riguarda le quote - dichiara Conci a Bassanonet -, non c'è stata nessuna modifica. Le quote sono rimaste quelle di progetto, dettate dalla briglia di valle che fissa l'altezza media del fiume rispetto al livello del mare a quota 103, 27 metri.” Inoltre, come puntualizza Conci, “viene mantenuta la sezione prevista dal progetto per l'inserimento della trave Casarotti”.
L'architetto Guglielmini ha inoltre segnalato che la nuova trave “non poserà più primariamente sulle 8 teste di palo esistenti per ogni stilata, come previsto dal progetto del prof. Modena, bensì in una unica campata su due nuovi plinti in calcestruzzo che sono appena stati eseguiti a monte e a valle delle stilate”. Controbatte Conci: “La trave non solo appoggerà sui plinti nuovi, ma è anche appoggiata sui pali esistenti tramite 4 cavazzali metallici. Gli appoggi sui pali esistenti ci sono comunque.”
Come mai, dunque, gli appoggi “aggiuntivi”?
“La reticolare appoggia anche su due nuovi plinti, uno a monte e uno a valle - spiega il titolare della Inco -, realizzati per inserire i pali inclinati necessari ad assorbire la spinta orizzontale.”
In sintesi conclusiva: la nuova maxi trave di fondazione non modifica le quote di progetto, consente l'alloggiamento della trave del Casarotti (“lasciando la stessa sezione che aveva il progetto Modena”) ed è appoggiata anche sulle otto teste di palo esistenti per ciascuna stilata. Chiedo pertanto al signor Inco se la trave di soglia del Casarotti, reliquia lignea del restauro del 1820, sarà effettivamente inserita all'interno della trave reticolare, come da progetto. “Non si sa ancora - replica l'appaltatore -. Non dipende da noi, siamo in attesa di un parere della Soprintendenza.”
Infine, in tema di “quote” e “altezze”, gli chiedo se ci sia concretamente il rischio, come paventato da Guglielmini, che nei periodi di magra del fiume (quando l'altezza dell'acqua rispetto all'alveo scende sotto il limite medio di 1 metro e 30) la struttura reticolare in acciaio inox affiori alla vista sui due lati scoperti.
“Se si asciuga tutta l'acqua qualcosa si vede - risponde Conci -. In casi estremi nei ponti si vedono anche i pali delle fondazioni quando non c'è più acqua.”
Grazie della pazienza e della cortese attenzione.
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