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Alessandro TichAlessandro Tich
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L’Italia balsamica

Unexpected Italy: ristoratori, albergatori, artigiani e produttori di tutta Italia, tra cui alcuni nomi noti del territorio bassanese, selezionati dal progetto per il turismo responsabile che ora propone il “Manifesto dell’Ospitalità Etica”

Pubblicato il 19-08-2025
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Elena Pavan

C’è anche l’acetaia La Cà dal Nôn (“La Casa del Nonno” in dialetto modenese) di Vignola (MO), produttrice dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, tra i tantissimi nomi che hanno aderito fino ad oggi all’iniziativa di respiro nazionale di cui ci occupiamo in questo articolo.
Ma è tutta un’Italia balsamica, pura e salubre nei suoi princìpi e nei suoi valori, quella che emerge dal novero delle adesioni ad Unexpected Italy, la nuova start up “travel tech” italiana contro l’overtourism.
Traduco in italiano ed amplio il concetto: Unexpected Italy (“L’Italia inaspettata”), l’impresa italiana da poco avviata, che applica la tecnologia al settore dei viaggi e del turismo e che lancia una proposta alternativa contro gli eccessi del sovra-turismo ovvero del sovraffollamento turistico nel nostro Bel Paese.

L’acetaia La Cà dal Nôn di Vignola (Modena)

La start up (sorry, ogni tanto gli inglesismi mi tocca metterli) di cui all'oggetto, nata a Londra ma “con il cuore in Italia”, è stata fondata dalla vicentina Elisabetta Faggiana e dal barlettano Savio Losito ed è stata recentemente premiata nientemeno che alle Nazioni Unite per il suo approccio etico e innovativo al turismo.
La sua proposta consiste essenzialmente in un’App nella quale l’utente, in base ai suoi interessi da turista, può consultare una mappa di punti “selezionati e garantiti” (ristoranti, hotel, botteghe artigiane, mercati, negozi) in grado di offrire un’esperienza che faccia sentire “locali”, e non semplici foresti in visita, i viaggiatori.
Presentata l’anno scorso nel Regno Unito, l’App è stata lodata dal The Guardian come “una bussola per viaggiatori consapevoli”.
L’iniziativa si è sviluppata dalla constatazione che l’Italia turistica non è tutta uguale.
Nell’estate 2025, mentre alcune spiagge registrano cali drammatici di presenze e alcune vette più “instagrammate” (come le Tre Cime di Lavaredo) faticano invece a contenere gli afflussi, una fetta sempre più ampia del nostro Paese resta ai margini: bella, autentica, sconosciuta.
In questo scenario polarizzato, fatto di lidi svuotati e di sentieri montani intasati, Unexpected Italy lancia quindi la sfida che riguarda proprio l’Italia autentica e sconosciuta: “proporre un turismo fondato sulla conoscenza profonda dei luoghi, sull’etica dell’ospitalità sincera, sulla scelta ragionata e su una mappa altamente affidabile”.

Quella che sembra la narrazione di una favola è invece un impegno concreto, fatto di scelte quotidiane, per un turismo responsabile e consapevole.
Tra i nomi più recenti entrati in Unexpected Italy si segnalano Il Casale al Colle sui Colli Euganei, Trattoria dell’Acciughetta a Genova, Palazzo Grillo a Genova, Fratelli Levaggi a Camogli, Ca’ Apollonio Heritage a Romano D’Ezzelino, l’Hotel Hassler a Roma, solo per citarne alcuni.
Una selezione che scaturisce da una mappatura meticolosa dell’Italia, Provincia per Provincia (ad oggi sono 13 le Province mappate e a breve molte altre), con una scelta accurata “di realtà che lavorano con passione, competenza e rispetto, garantendo un'offerta proporzionata al prezzo e all’esperienza”.
Come sottolineano gli ideatori del progetto, “è così che nasce una mappa selettiva ma inclusiva: fatta di ristoratori autentici, artigiani resistenti, osti che ancora raccontano storie e produttori che non hanno mai ceduto alla logica del guadagno facile”. E questo perché “la risposta alla crisi dell’offerta turistica sta proprio nella rigida selezione di luoghi che aderiscono a determinati canoni e parametri di etica e qualità”.
“Lo sappiamo che suona impopolare - spiega Elisabetta Faggiana, CEO e co-fondatrice della start up -. Ma oggi l’eccesso di accesso ha appiattito tutto. Le destinazioni si omologano, l’esperienza si svuota, la qualità si perde. Bisogna tornare a distinguere. La chiave diventa quindi selezionare chi lavora con etica, passione e qualità e connetterli a viaggiatori che sono alla ricerca di autenticità vera, non del posto instagrammabile o turistico.”
“Autenticità vera” che viene garantita da una piattaforma basata su un sistema di raccomandazioni locali:
“Ci affidiamo a esperti e abitanti del posto accuratamente scelti, custodi di un sapere locale inestimabile, capaci di consigliare i luoghi con competenza e autenticità e di garantirne la costanza.”
E visto che noi siamo Bassanonet.it, la domanda è inevitabile: quali sono le realtà del territorio bassanese selezionate nell’App dell’”Italia inaspettata”?

Per trovare la risposta, basta andare sul sito di Unexpected Italy, sezione “I nostri Host”, e sullo spazio “Destinazione” cliccare “Bassano del Grappa”.
Compaiono - oltre ad un paio di B&B e al laboratorio erboristico Inedito Lab - alcuni nomi noti del nostro territorio che si distinguono da anni per la passione e anche per la “storia scritta” nel rispettivo campo di attività.
Cominciando dalla città di Bassano, c’è innanzitutto la Carteria Tassotti, “carteria storica, punto vendita, sede del museo del Remondini (ahi ahi ahi, qui bisogna scrivere meglio NdR), con una vista mozzafiato al primo piano sul ponte di Bassano”.
C’è poi la Costenaro Assicurazioni (anche se la sua sede è ubicata in Comune di Cassola), “un’agenzia assicurativa che nasconde, all’ultimo piano, un museo della ceramica della zona, finemente organizzato e narrato”.
E ancora il Palazzo delle Misture, “cocktail bar con oltre 100 drink, un museo della mixologia e dell’assenzio”.
Non manca tra i selezionati la Capovilla Distillati di Rosà, “distilleria artigianale di uno dei maestri distillatori italiani, aperta a visite solo su richiesta”.
Fa parte dei “prescelti” anche l’Antica Trattoria Da Doro di Solagna, “trattoria storica che unisce tradizione e innovazione, perfetta per chi ama la cucina locale rivisitata, i sapori autentici e una buona carta dei vini, con un’attenzione particolare ai vini naturali”.
E infine (per il momento), la già citata Ca’ Apollonio Heritage di Romano d’Ezzelino, “una destinazione olistica che combina un’eccezionale offerta gastronomica, sistemazioni di lusso, un centro benessere e la produzione di vino PIWI”.
Come concludere questo paragrafo molto “local” e molto bassanese?
Con un classico ed immancabile: “Veni, Vidi, Piwi”.

Non contenta di aver già mosso le acque dell’offerta turistica responsabile, Unexpected Italy alza adesso l’asticella chiedendo a tutti i propri aderenti di sottoscrivere il “Manifesto dell’Ospitalità Etica” per diffondere la propria visione.
Firmato ormai da quasi 500 aderenti al progetto “che ogni giorno scelgono l’etica alla scorciatoia, la qualità al compromesso, la responsabilità alle mode passeggere”, si tratta di un patto che unisce ristoratori, albergatori, artigiani e produttori della rete costituitasi grazie all’App, “custodi della vera autenticità italiana”.
“Sottoscrivere il Manifesto - afferma Elisabetta Faggiana - è il primo passo per abbracciare un impegno condiviso e una prospettiva autentica.”
Il documento, o se preferite il decalogo, comprende dieci “impegni” da perseguire, di cui riporto solamente gli incipit:
“Ci impegniamo a garantire un giusto rapporto tra qualità e prezzo; Siamo portavoce dell’identità dei nostri territori; Promuoviamo un’ospitalità professionale e consapevole; Privilegiamo la qualità rispetto alla quantità, senza alcun compromesso; Rispettiamo il pianeta; Le persone al centro (“il benessere del personale si traduce in un servizio migliore e nel conseguente benessere dell’ospite”); Ospitalità lenta (“un gesto di rispetto verso chi ci sceglie, verso chi lavora con noi e verso il territorio che raccontiamo); Facciamo rete per contare di più; Rendiamo l’esperienza accessibile, nei limiti del possibile; Innovazione consapevole, identità intatta.
Meraviglioso. Fantastico. Soprattutto se pensiamo all’idea che tali nobili princìpi di accoglienza consapevole e di ospitalità lenta possano essere applicati in senso più ampio e più condiviso nel nostro territorio.
Ma con un Marchio d’Area in eterna lista d’attesa per diventare tale e tra un “BDG” e un “È tutto qui”, questa sì che rischia di essere la narrazione di una favola.

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