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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Tribunale Magnagati

Considerazioni conclusive sul caso della mozione del consiglio comunale di Vicenza contro il Tribunale della Pedemontana, che ha fatto scoppiare un nuovo dissidio tra Bassano e Vicenza

Pubblicato il 01-12-2023
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Rinascimento in bianco e nero

Altro che guerra di campanili.
Qui a svettare sono ormai le torri di guardia di due eserciti in assetto di combattimento per rinfocolare le già aperte ostilità.
Vicenza contro le aspirazioni autonomistiche del Tribunalino de Bassan. Bassano contro le pretese egemoniche del Tribunale Magnagati.

Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari con il sindaco Elena Pavan all’ingresso della Cittadella della Giustizia di Bassano, lo scorso 6 febbraio (archivio Bassanonet)

Dopo il nostro resoconto del consiglio comunale di Vicenza che ha approvato senza alcun voto contrario la mozione contro il Tribunale della Pedemontana Veneta, dopo le reazioni politiche da Bassano e la contro-reazione del Comitato per una Giustizia di Qualità a Vicenza, è giunto ora il momento di intrecciare i fili per alcune considerazioni conclusive su questa convulsa puntata di “Forum” di casa nostra.
La quale è stata tutto, fuorché un episodio passeggero.
Perché l’iniziativa e il conseguente voto del consiglio berico hanno inaugurato la via del non ritorno di un’avversione del sistema vicentino al progetto pedemontano che già a seguito della prima visita a Bassano del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari dello scorso febbraio si è palesata in tutta la sua astiosità.

In consiglio a Vicenza il leitmotiv dell’opposizione all’istituzione del Tribunale della Pedemontana Veneta è stato sempre quello, già ripetuto come un disco rotto dagli Ordini degli Avvocati di Vicenza, di Padova e di Treviso.
E cioè che la nascita a Bassano del Grappa dell’ottavo Tribunale del Veneto - che, ricordiamo, servirebbe i comprensori di Bassano, Asiago, Castelfranco, Cittadella e Thiene - toglierebbe personale, sia togato che amministrativo, e risorse economiche al Tribunale di Vicenza.
Con una contraddizione in termini: prima lo chiamano “Tribunalino” e poi sostengono che questo Tribunalino dissanguerà le risorse del Grande Tribunale di Vicenza.
A nulla sono valse le rassicurazioni del sottosegretario Ostellari e poi anche del ministro Nordio, che attestano esattamente il contrario.
Vale a dire, per spiegarlo in parole povere, che il Tribunale della Pedemontana non toglierà neanche un euro e neppure un usciere al palazzone di Giustizia di Borgo Berga.
Il Governo non è fatto da dilettanti allo sbaraglio. La revisione della Riforma della Geografia Giudiziaria, quella del taglio dei Tribunali nelle città non capoluogo di Provincia nel 2012, è infatti collegata al Bilancio come già indicato nel DEF, il Documento di Economia e Finanza del Governo stesso.
Non potranno quindi essere ripristinati Tribunali già soppressi senza le relative risorse economiche che verranno attinte ad hoc dal Bilancio dello Stato e non a sacrificio degli organici e delle risorse altrui.
Una proposta di emendamento alla mozione vicentina, presentata dal consigliere della Lega Jacopo Maltauro, evidenziava che il Ministro Nordio aveva assicurato che il Tribunale della Pedemontana non toglierà risorse e personale al Tribunale di Vicenza.
Ma è stata cassata, perché - come da “spiffero” arrivato da Palazzo Trissino - “non gradita all’Ordine degli Avvocati di Vicenza”.
Il consiglio comunale di Vicenza ha confermato inequivocabilmente il vecchio proverbio: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Neanche se a Palazzo Trissino venisse scaricata un’intera fornitura di apparecchi acustici dell’Amplifon.

Al di là di questo mantra ripetuto all’infinito, da diversi interventi in consiglio comunale a Vicenza è emerso comunque il mai sopito livore del capoluogo nei confronti di Bassano, minimizzata dal pensiero berico - diversamente da noi bassanesi, che ci consideriamo il centro del mondo - come l’ultima periferia dell’Impero.
Favore restituito, dal momento che per il pensiero bassanese Vicenza altro non è che un’espressione geografica.
Differenze storiche, di relazioni e di mentalità ci separano, in maniera radicata e pertanto insanabile.
È lungo il Brenta che scorre il 38º parallelo, visto che già da Marostica e dintorni questa anti-vicentinità non si avverte.
Ritornando a una metafora molto citata in questi giorni su Bassanonet per altre cose, la mozione di Vicenza è stata la punta di un iceberg sotto la quale galleggiano decenni di dissidi tra le due città.
Nella città del Palladio (che era padovano) disturba profondamente il fatto che Bassano possa diventare la città di riferimento di una nuova “Provincia Giudiziaria” di area vasta che toglierebbe ampie fette di giurisdizione agli attuali assetti saldamente concentrati nei palazzi di Giustizia del Triangolo dei Capoluoghi che possiamo denominare PaTreVi: Padova, Treviso e Vicenza.
I giuristi sanno bene che cosa vuol dire tutto questo: si tratta del reato di lesa maestà.

In questi giorni un nostro affezionato lettore mi ha riportato una chiave di lettura di una terza persona, che riporto a mia volta in questa sede perché foriera di riflessioni.
E la tesi è la seguente: da sempre Vicenza ha soffocato le mire di crescita territoriale di Bassano (e il caso del progetto della Provincia di Bassano del Grappa ne rappresenta l’esempio più evidente), ma lo ha sempre fatto nelle “segrete stanze”, al riparo da occhi indiscreti, dietro il paravento dei confessionali della politica e del sistema di potere categoriale e territoriale che vi ruota attorno.
Questa volta, però, la nomenklatura berica è rimasta spiazzata perché non tiene in mano le redini della questione.
Chi comanda il gioco è infatti il Governo e nella fattispecie il Ministero della Giustizia, che per voce del ministro Carlo Nordio e soprattutto del sottosegretario Andrea Ostellari ha più volte confermato la volontà di provvedere alla revisione della Riforma della Geografia Giudiziaria del 2012, col Tribunale della Pedemontana in pole-position tra i possibili Tribunali ripristinati che vedranno la luce.
E allora - secondo questa chiave di lettura -, non potendo ordire nell’ombra per tarpare le ali a Bassano, a Vicenza non è rimasto altro che uscire allo scoperto, in sede ufficiale e istituzionale, portando il consiglio comunale a generare e ad approvare una mozione su un argomento che non è di sua competenza.
In questo modo, impegnando il sindaco Possamai a portare l’istanza agli incontri col Governo, con la Regione e con la Provincia, il consiglio berico ha dato il via a un’azione di “moral suasion” a carte scoperte, nei confronti in primis di Roma.
Una sorta, per dirlo con altre parole, di mossa della disperazione.
Si tratta solo di un’ipotesi, riferita da altra persona.
Tuttavia, come diceva l’uomo più potente della Prima Repubblica, a pensare male degli altri si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca.

Permettetemi, infine, una considerazione conclusiva.
Poco dopo la pubblicazione del mio articolo “Teatro Olimpico”, che ha riportato il comunicato stampa del Comitato per una Giustizia di qualità a Vicenza, e cioè degli antagonisti del Tribunale della Pedemontana, qualcuno mi ha scritto di non dare più corda in futuro a queste persone.
E così scrivendo, mi spinge proprio a fare il contrario.
Faccio infatti notare a questo qualcuno che lui non è il mio editore e che io scrivo quello che liberamente ritengo di scrivere.
Bassanonet.it è una testata giornalistica indipendente: non è il portavoce dell’amministrazione comunale e non è l’ufficio stampa del Comitato per l’Istituzione del Tribunale della Pedemontana Veneta.
Una cosa è seguire cronisticamente, anche con una certa partecipazione, il “work in progress” per la nascita nella nostra città dell’ottavo Tribunale del Veneto, a servizio di tutti i comprensori contermini e a soluzione del problema epocale della Cittadella della Giustizia che il Ministero della Giustizia ha voluto realizzare e, nel 2012, ha svuotato delle sue funzioni.
Ne fanno fede tutti i nostri articoli già scritti al riguardo e che scriveremo ancora.
Tutt’altra cosa, invece, è pretendere che un giornalista e la testata che dirige fungano da acritico megafono di quello che si vuole che venga scritto.
Non vedo perché, dunque, nel momento in cui c’è la notizia, io non debba dare spazio (e non “dare corda”) anche a chi si discosta dal pensiero mainstream che scorre in riva al Brenta, sul 38º parallelo.
Riportare anche le voce della controparte non solo è un mio dovere professionale per la completezza dell’informazione: è anche un modo - se vogliamo metterla così, nel caso dei “Tribunali contro”- per conoscere meglio il “nemico”, il suo pensiero e la sua strategia, con informazioni dirette e attendibili.
Firmato: Comitato per un Giornalismo di qualità a Bassano.

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