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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

La città dei sospiri

Considerazioni a ruota libera sul destino sospirato dei principali progetti pubblici di Bassano

Pubblicato il 23-03-2018
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Rinascimento in bianco e nero

“Via libera al sospirato completamento dell'intervento di trasformazione dell'ex chiesa di San Bonaventura. Si tratta del secondo stralcio del progetto di recupero dell'edificio.”
Così scriveva Raffaella Forin sul “Corriere del Veneto”, alcune settimane fa, in merito alla riqualificazione del tempio sconsacrato del complesso dell'ex Ospedale di viale delle Fosse a Bassano. Un cantiere che è rimasto in stand-by dopo la conclusione del primo stralcio e per il quale - come riferito dall'articolo del quotidiano locale - l'assessore Roberto Campagnolo ha assicurato che il Comune “sta individuando il progettista per la fase conclusiva”, augurandosi “che entro primavera si possa bandire la gara”.
Non c'è che dire: la collega ha pienamente ragione. Perché si tratta di un intervento davvero “sospirato”. Ed è solo uno dei diversi progetti pubblici di questa città - alcuni di competenza dell'Amministrazione comunale, altri a carico di enti esterni - ai quali l'aggettivo “sospirato” si associa quasi automaticamente, come testimoniato anche da molti articoli di questo portale. Lasciamo stare in questa sede, per carità di Dio, il restauro del Ponte degli Alpini: quello fa storia a sé e i sospiri, a forza di attendere un'effettiva partenza dei lavori, si sono ormai prosciugati all'interno della tura.

Foto Alessandro Tich

Ma ci sono altri importanti temi della città costantemente in sospeso che coniugano il verbo “sospirare” in maniera continuativa. Rischio di ripetermi, perché gli argomenti sono sempre quelli e lo ho già evidenziati più volte, tuttavia è necessario fare un minimo di mente locale. Innanzitutto la rinomata categoria “sospiri e canzoni” comprende i progetti pubblici annunciati e in anticipo decantati, talvolta anche in pompa magna, e a tutt'oggi non più confortati da un concreto sviluppo degli eventi.
È il caso, ad esempio, del Bassano Stadium: le ultime notizie certe sul progetto di ristrutturazione del Mercante promosso dalla proprietà del Bassano Virtus con B Futura - e accolto con immediato entusiasmo dall'Amministrazione Poletto - risalgono ai primi di luglio dello scorso anno. Allora B Futura, società per lo sviluppo infrastrutturale della Lega Nazionale Professionisti B, aveva presentato al Comune gli esiti dello studio di pre-fattibilità dell'ambizioso intervento. Secondo l'analisi degli esperti il nuovo stadio sullo stesso posto di quello vecchio è realizzabile, ma con due criticità che vanno risolte.
E cioè la questione dei parcheggi carenti e il problema della pista del velodromo che, per il progetto, altro non rappresenta che un'ingombrante anticaglia.
E sempre da allora il Bassano Virtus sta attendendo la risposta dell'Amministrazione circa le soluzioni ai due nodi da scogliere, prima di decidere se passare alla fase della progettazione definitiva e costruzione dell'impianto. Se il buongiorno si vede dal mattino, rischiamo di scrivere con elementi più concreti del possibile nuovo stadio di calcio in città la prossima volta che l'Italia sarà qualificata ai Mondiali.
Lo stesso dicasi per l'ulteriore riqualificazione (anzi, pardon: restyling) del brolo di Palazzo Bonaguro, nella quale c'entra ancora la famiglia Rosso che ha proposto al Comune di trasformarlo - con spese a carico del proponente privato - in una sorta di Diesel Park ovvero un “parco attrezzato per le famiglie” con un campo di calcio a cinque, un campo di basket, un'area fitness e un anfiteatro per spettacoli estivi.
La proposta targata Renzo Rosso and family risale ancora al 2016 e il sindaco Riccardo Poletto aveva dato il grande annuncio dell'intervento promosso dal mecenate del casual nel corso della cerimonia di San Bassiano del 19 gennaio 2017. Dichiarando nell'occasione che il brolo in destra Brenta, già oggetto di una prima riqualificazione ad opera della passata Amministrazione Cimatti, “con questo ulteriore intervento potrà sviluppare pienamente le sue potenzialità di aggregazione, di svago, di intrattenimento culturale, sia per i bassanesi sia per i turisti, data la prossimità della sua posizione rispetto ai principali monumenti, luoghi e percorsi di visita.” Parole che esprimevano di fatto la certezza che il nuovo parco “socializzante” avrebbe preso forma e vita a stretto giro di jeans.
Cosa che invece non è ancora accaduta: e la tanto decantata - e come sempre “sospirata” - sinergia pubblico/privato in materia di Successful Living su un'area di proprietà comunale per il momento è solo un brolo riscaldato.
Nel computo del corrente mandato comunale ci sono poi i sospiri più strettamente collegati, invece, a progetti strombazzati e successivamente messi in sordina (Teatro) e a interventi prima liquidati dal programma amministrativo e poi affannosamente rimessi in carreggiata (ripartenza del cantiere del Polo Museale Santa Chiara).
Ma anche i gemiti conseguenti alla perenne attesa di decisioni che dipendono da altri, e cioè dallo Stato, e che in quanto tali saranno prese - se mai saranno prese - il più tardi possibile. Due su tutte: la chimera del Tribunale della Pedemontana e il tira-e-molla del restauro definitivo del Tempio Ossario, appena uscito da una verifica antisismica di biblica durata neanche fossimo a San Francisco e per il quale l'Unità di missione del governo avrebbe annunciato che il prossimo autunno saranno affidati i lavori.
Il che, tuttavia, non equivale esattamente a dire che il prossimo autunno partiranno i lavori: pregasi sospirare ancora un po'.
Ma il Premio Oscar per il ruolo di protagonista in “Suspiria” non può che essere assegnato, all'unanimità, al manufatto che tutti ci invidiano: il nuovo ponticello per i pedoni (ma non per i pedoni disabili) sopra la ferrovia tra le zone di via Gramsci e via IV Armata, altresì noto come ponticello di San Vito. Per rivederlo al suo posto, dopo che Rfi aveva ordinato lo smantellamento del ponticello precedente, ci sono voluti più di tre anni.
Con un inverosimile mix di pastoie progettuali, normative, procedurali, burocratiche e di rimbalzi di competenze che ha tramutato la semplice ricollocazione di un ordinario sovrappasso in metallo in un'impresa titanica. E ora che il ponticello finalmente è stato montato, a vederlo dal parallelo cavalcaferrovia di viale Venezia sembra quasi rievocare l'immagine di una specie di Ponte dei Sospiri dei poveri.
Ma non siamo a Venezia e qui non c'è l'acqua alta: e visto come è messo il cantiere del Ponte degli Alpini, è questa la nostra fortuna più grande.

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