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			È di poche ore fa la notizia di un 15enne in motorino investito da un’auto nel Quartiere di Ca’ Baroncello; e anche quella di un anziano investito addirittura da una semplice bicicletta, in Viale delle Fosse.
In entrambi i recenti esempi, si potrebbe sicuramente discutere sulla maggiore percentuale di colpa tra le parti in causa, ma è chiaro che in in questa infrastruttura predomina la gerarchia (in questo caso chiamata salute) del più forte. Le ruote prevalgono sulle gambe; e il motore primeggia.
Certo, le regole non sono solo per le autovetture, ma anche per le biciclette, di certo non sempre al massimo del rispetto delle regole. Ma spesso costrette a infrangerle, visti gli handicap nei diritti di sicurezza e di salute. Un po’ come Zonin: costretto a infrangere qualche piccola regola, solo per poter sopravvivere. E in quel caso, si può immaginare che ci sia molta gente pronta a investire (su di) lui.
		
			
Corsie ciclabili e pedonali discontinue, in coabitazione con le fermate dei bus, o con la sola linea disegnata sull’asfalto a delimitare la sicurezza del ciclista dai motori, spesso al di sopra dei giri consentiti. Le quali caratteristiche non sono per forza errate in sé, ma forse solo economicamente accessibili, in ambienti che però non ne sono compatibili.
Non esistono certo algoritmi o verità assolute su come si debba affrontare una qualsiasi, casuale problematica. E non per forza si dovrebbe tornare a irrealizzabili proposte già viste in passato. Ma se i diversi livelli amministrativi considerassero con razionalità anche i soli danni economici (ormai unico ambito di interesse) non potrebbero magari scoprire che prevenire è più conveniente che curare? Prossimo passo: parlarsi?
Per quanto concerne il cittadino, forse converrebbe aggiungere un po’ di attenzione. Andando avanti così, con il crollo delle banche e l’impennata del tasso di incidentalità, al prelievo allo sportello sopraggiungerà quello all’ospedale.		
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