Connessioni contemporanee
Un dialogo col presente
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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Pubblicato il 29-04-2025
Visto 11.210 volte
Tanto pulp ma anche un po’ noir, un po’ poliziottesco all’italiana (tipo “Milano calibro 9” e compagnia bella), un po’ western padano e un po’ Anonima Magnagati, per dirlo alla vicentina, anche se nel film il dialetto è quello padovano.
È il mix di elementi che si evince dalle recensioni sulla stampa di “Brenta Connection”, film che ripercorre a modo suo, e con taglio volutamente grottesco e ironico, una oscura vicenda del Veneto profondo, anzi profondissimo.
L’opera cinematografica “very local” e “very dark” è firmata dal regista Cristian Tomassini, con una lunga esperienza nel settore audiovisivo, che ha già diretto numerosi cortometraggi vincendo premi in festival nazionali ed internazionali, unendo la sua passione per il cinema underground alla volontà di raccontare storie autentiche e radicate nel territorio.
Alcuni fotogrammi del film
Ne scrivo qui su Bassanonet perché mercoledì 8 maggio alle ore 20 il film sarà proiettato ai Metropolis Cinemas di Bassano del Grappa e per l’occasione saranno presenti in sala il regista, l’attore Massimo Barco e una rappresentanza del cast e della troupe che saluteranno il pubblico.
“Brenta Connection” - produzione completamente autoprodotta dalla Anima Film di Carmignano di Brenta, di cui Tomassini è il fondatore assieme al socio Marco Businaro - è fondamentalmente una “commedia Pulp di provincia”, come la definisce il regista.
Segni particolari: è recitata per l’80% in dialetto veneto, e per il resto con alcune parti in inglese e in italiano, per raccontare una storiaccia di paese mescolando lingue e generi.
Il tutto, come anticipano le note di regia nel pressbook del film, tra “colpi di scena grotteschi, fucili da caccia, bicchieri di vino e tante parolacce nostrane”.
Per la serie: venite pure al cinema, ma lasciate i bambini a casa coi nonni.
Il film è stato girato interamente a Carmignano di Brenta, di notte, lungo le strade ed alcuni edifici del paese.
Ma prende ispirazione da un fatto realmente accaduto nel giugno 2022 nel Vicentino, quando in un ecocentro una fotocopiatrice era stata macinata con all’interno circa 1 milione di euro in contanti, finiti triturati assieme ai rifiuti.
“Brenta Connection”, come riassume la sinossi, è quindi la storia di “un tesoro che in una tranquilla notte d’estate scompare da un ufficio e cade nelle mani sbagliate”.
“L’intero paese è coinvolto - continua il testo -, da due cacciatori alcolizzati ad un imprenditore e suo figlio; da due porno influencer ad un factotum della città.”
Il resto non lo dico, per non spoilerare il finale: ma già dai personaggi delineati dalla sinossi si capisce in che razza di Veneto veniamo catapultati.
Con abile mossa strategica, il film vanta comunque un asso nella manica che gli garantisce una buona fetta di pubblico e di seguito, a prescindere.
Uno degli attori del cast, che come ho già scritto sarà presente ai Metropolis, è infatti l’influencer veneto Massimo Barco, da Rustega (un nome che è già tutto un programma) di Camposampiero, che ha conquistato una marea di seguaci con i suoi video in dialetto veneto: 183mila followers su Instagram e 204mila su TikTok.
Al suo primo ruolo cinematografico, Barco è un “influencer comedy” - in altre parole, è un influencer divertente - affermato ormai da qualche anno e riconosciuto dalla Regione come membro del team Veneto Creators.
Va da sé che l’uscita di “Brenta Connection”, supportata anche da una campagna promozionale molto partecipata, abbia già registrato un lusinghiero successo nelle sue prime proiezioni: 440 biglietti venduti al Cinema Porto Astra di Padova (due serate), 800 biglietti venduti al Cinema Palladio di Fontaniva (due serate) e 600 biglietti venduti al Cinema Busnelli di Dueville.
È insomma un “film di provincia” perché, come scrive sempre Tomassini nelle note di regia, “ci sembrava un’occasione sprecata non raccontare i luoghi, le persone e le mentalità del posto che conosciamo così bene”.
Ed è una “commedia” perché “inevitabilmente, conoscendo i nostri personaggi e la realtà di paese, non potevamo non accorgerci del grottesco che ci circonda e raccontare anche quello”.
Ed è anche un “pulp”, almeno nelle intenzioni, di tarantiniana memoria.
“Più che pulp - afferma ancora il regista - è marmellata, una marmellata di ciliegie della provincia di Vicenza.”
Una marmellata composta da vari e non propriamente digeribili ingredienti: un Veneto tanto ruspante quanto tenebroso che gira come sempre attorno ai schei e una periferia di provincia in modalità selvaggio West de noialtri, incattivita e sperduta tra fucili da caccia e bicchieri di vino.
Eh già: tra fucili e pistole da una parte e alcool dall’altra, siamo davvero messi bene.
Del resto, “Quando n’omo coa pistoea incontra n’omo con lo s-ciopo, queo coa pistoea xe n’omo morto”, direbbe il grande attore veneto-americano Clinto Eastwood, anello di congiunzione tra Clint Eastwood e il vin Clinto.