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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
L'Illustre Compromesso
È uscito l'atteso numero dell'Illustre Bassanese sul restauro del Ponte. Gli autori insistono sulla necessità di recuperare il progetto del Palladio. Ma un intervento del sindaco e un estratto del prof. Carbonara ristabiliscono la “par condicio"
Pubblicato il 22-05-2018
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La sua uscita era molto attesa in città e oggi, finalmente, è uscito.
Si tratta del numero speciale del bimestrale monografico di cultura L'Illustre Bassanese, pubblicato e distribuito gratuitamente da ben 29 anni dall'Editrice Artistica Bassano, dedicato al restauro del nostro Ponte Vecchio. Il realtà il periodico è intitolato in copertina “Attualità di Andrea Palladio”: il che la dice già lunga sull'impostazione dei suoi contenuti.
È il frutto di un travagliato parto editoriale, essendo dedicato al principale nervo scoperto della città, che tuttavia non inficia la qualità del prodotto: 56 pagine patinate, arricchite dai contributi di autorevoli esperti e da una pregiata iconografia grafica e fotografica passata e presente.
Foto Alessandro Tich
Come scrive l'editore e direttore della rivista Andrea Minchio nella prefazione intitolata “Palladio, la Città, il Ponte”, l'edizione speciale del bimestrale vuole proporre “un excursus culturale” e “un contributo scientifico”. Un'operazione che attraverso i saggi pubblicati intende dare, con riferimento al Palladio, “l'occasione di comprendere la bontà del progetto del grande architetto e, soprattutto, la geniale attualità delle soluzioni adottate oltre quattrocento anni fa”. È dunque l'effettivo lancio “di una possibile proposta progettuale, fra le tante, elaborata sulla scorta delle considerevoli competenze degli autori e, a detta di alcuni esperti del settore, compatibile con quanto sta avvenendo oggi”.
Il filo conduttore della monografia è pertanto l'attualità del concetto architettonico di Andrea Palladio nei confronti di quel “ripristino e consolidamento” di cui il nostro Ponte, dopo quattro anni di “nulla effettivo”, purtroppo ancora necessita.
E l'acclarata “modernità” del sommo architetto del '500 viene raccontata lungo un percorso che dopo gli interventi del presidente nazionale di Italia Nostra Oreste Rutigliano e degli esponenti della sezione di Bassano del Grappa di Italia Nostra (Carmine Abate, Mario Baruchello e Adalgiso Bonin) si avvale di un cappello introduttivo della curatrice del numero architetto Natasha F. Pulitzer, di un prologo del giornalista Giandomenico Cortese e infine dei tre saggi scientifici della monografia affidati a Sergio Los, professore di Composizione Architettonica all'Università IUAV di Venezia e a Francesco Zaupa, professore associato di Scienza delle Costruzioni del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale dell'Università di Padova.
“Va in scena Andrea Palladio”, sottolinea Natasha Pulitzer quasi a evidenziare la “riscoperta” di un nome tanto celebrato nel mondo quanto poco noto ai bassanesi che pure a lui devono l'icona originaria del monumento grazie al quale Bassano è conosciuta anche oltre Marostica. Proiettare Palladio al ruolo che gli spetta nella storia della città e conservarne la forma del Ponte “lievemente arcuata, solida e forte” che “non ci è concesso violare” è questione di “orgoglio e pregiudizio”, come scrive Giandomenico Cortese.
E riconsiderarne l'attualità ma anche il linguaggio delle intuizioni progettuali porta Sergio Los, nel suo primo e centrale saggio della monografia (“Palladio a Bassano”), a sviscerare la “grammatica” dell'architettura palladiana in armonia con la composizione delle architetture della città del '500. Quindi, in un secondo contributo scientifico provocatoriamente intitolato “Basta Palladio...!”, ancora Los immagina una conversazione tra bassanesi nella quale emergono le varie problematiche del restauro e le possibili soluzioni.
Infine Francesco Zaupa (autore del saggio “Il Ponte di Bassano di Andrea Palladio”) spiega perché il Ponte palladiano è “un caso esemplare di sapienza costruttiva da riproporre nella versione autentica”. Vale a dire un esempio eccelso del “ragionare per figure” nel quale, come rileva del contributo di Zaupa l'arch. Pulitzer, “pesi e forme, non solo modelli numerici, sono ancora una volta il linguaggio usato per risolvere problemi anche squisitamente strutturali”. “Chi scrive (...) - rimarca tra le tante altre cose il prof. Zaupa nel suo saggio - è convinto che il progetto compilato dal prof. Carbonara e dal prof. Modena, approvato dall'Amministrazione comunale di Bassano nel 2015, possa essere convertito dai medesimi progettisti in un nuovo progetto coerente con quello palladiano, senza particolari problemi di ordine tecnico ed economico-amministrativo.”
Un invito a rivedere le carte progettuali, fino ad oggi strenuamente difese dall'Amministrazione Poletto al punto da conferire all'attuale progetto esecutivo quasi il dogma dell'intoccabilità, che vuole “spiegare almeno in parte la ricchezza e l'attualità della concezione progettuale del ponte sul Brenta a Bassano, di Andrea Palladio” e “richiamare l'attenzione, in particolare dei cittadini e degli amministratori di Bassano, affinché si rendano maggiormente consapevoli dell'enorme importanza culturale e promozionale dell'occasione di portata storica, che sono ancora in tempo di non lasciarsi sfuggire”.
La tempistica dell'uscita di questo attesissimo numero dell'Illustre Bassanese, non sappiamo se per scelta volontaria o casuale coincidenza, è perfetta.
Entra a gamba tesa, infatti, nel momento di maggiore tensione della corda del restauro senza fine e del cantiere senza inizio, generata dalla forzata e a quanto pare molto lunga sospensione dei lavori sul Ponte conseguente alla risoluzione in danno del contratto decisa dal Comune nei confronti dell'appaltatore Vardanega.
Un nervo scoperto, per l'appunto, tale da far assumere a qualsiasi contributo - anche scientifico e quindi tutto, fuorché ideologico - non in linea con i dettami dell'Amministrazione comunale sulle questioni irrisolte del restauro del Ponte un'aura di dissenso sicuramente sgradita alle stanze del Palazzo.
Pensate solo a cosa significhi per il Comune un eventuale recupero dei “fondamentali” del progetto di Palladio che equivarrebbe a una sconfessione, anche parziale, del progetto Carbonara-Modena: vorrebbe dire rinnegare, anche nella prospettiva di controversie giudiziarie, un progetto esecutivo sulla cui ancora presunta “non fattibilità” si basa l'intero impianto delle contestazioni dell'ex appaltatore.
La provocazione culturale dell'Editrice Artistica Bassano va quindi presa per quella che è: una “possibile proposta progettuale” che assai difficilmente, per usare un eufemismo, sarà presa in considerazione dal Comune e da chi attualmente lo amministra.
E certamente, dal punto di vista di chi ha scritto i contenuti scientifici del periodico, si tratta di un'operazione culturale del cui coraggio e della cui coerenza intellettuale non possiamo che prendere atto.
Peccato che il numero speciale monografico sulla “Attualità di Andrea Palladio” per la ricostruzione fisica - e a questo punto anche morale - del Ponte di Bassano, tanto monografico in realtà non lo sia. Prima di tutti gli interventi a sostegno della tesi della riscoperta palladiana per la storia e per il restauro del Ponte Vecchio, il lettore viene infatti invitato a riscoprire, per così dire, “l'attualità del professor Carbonara”.
I contenuti della rivista iniziano con due pagine, slegate da tutto il resto, che riportano un estratto della “Sintesi Propositiva” contenuta nella “Relazione Illustrativa del progetto preliminare” a firma del progettista dell'attuale restauro per la parte di conservazione storica prof. Giovanni Carbonara (anche se nell'introduzione al testo è chiamato “Giuseppe"). Con tanto di fotografia dei “magnifici cinque” (sindaco Riccardo Poletto, vicesindaco Roberto Campagnolo, sovrintendente Fabrizio Magani, progettista storico Giovanni Carbonara e progettista strutturale Claudio Modena) immortalati nel sopralluogo di cantiere sotto le campate del Ponte del 24 luglio 2017 effettuato col direttivo dell'Ordine degli Architetti di Vicenza.
Prima ancora, e subito dopo la prefazione dell'editore, compare un intervento del sindaco Riccardo Poletto che riguardo ad una libera iniziativa di proposta editoriale e culturale sulla natura architettonica del Ponte e sulle possibili soluzioni di restauro ad essa connesse appare quasi come un imprimatur dell'Amministrazione comunale.
“L'importante restauro del Ponte - scrive il sindaco - è momento propizio per riscoprire le tracce palladiane e arricchire un dibattito nel quale trovano spazio visioni tra loro legittimamente differenti.” “Lungi dal presentare - aggiunge uno stizzito primo cittadino - mere posizioni soggettive, figlie dell'italica abitudine di sostituirsi ai vari ruoli pubblici (da “tutti Presidente del Consiglio” a “tutti allenatori della Nazionale”), questo numero assicura una lettura che invita a “volare alto”.”
Poletto quindi vola a quota stabile nel ribadire gli aspetti positivi del progetto “come spiegano in modo chiaro e sintetico i punti riassuntivi della relazione del prof. Giovanni Carbonara”. “A me quindi il compito - conclude Riccardo Poletto - non certo di dire (non ne avrei le competenze), quanto piuttosto di “far dire” a una delle rinomate firme del progetto, quella appunto del prof. Carbonara, il senso e gli obiettivi dello stesso.”
Siamo dunque di fronte ad un Illustre Compromesso: il numero speciale esprime in senso critico un'analisi propositiva delle ragioni della validità del progetto di Andrea Palladio per il restauro del Ponte di Bassano, ma l'estratto di sintesi della relazione del prof. Carbonara e l'introduzione del sindaco che la imbecca dichiaratamente nella pagina precedente ristabiliscono la “par condicio”.
Che peccato: senza questa stonata “concessione” alle ragioni del Palazzo, che al lettore esterno sembra quasi più imposta che dovuta, sarebbe stato un numero dell'Illustre Bassanese da antologia.
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