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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Cronaca

Cold Case

La rivelazione di Gilda Milani al programma “Chi l'ha visto - Le storie” su Rai Tre: sua figlia Milena Bianchi, scomparsa in Tunisia 20 anni fa e ritrovata morta nel 1997, “è stata fatta rapire per il fratello del presidente tunisino Ben Ali"

Pubblicato il 28-08-2015
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Che il rapitore ed uccisore di sua figlia Milena sia stato il giovane Mounir Taib Ben Salem - quasi coetaneo della ragazza e reo confesso, e per questo finito in carcere in Tunisia - è una versione a cui non ha mai creduto, e da tempi non sospetti.
Ora la madre Gilda Milani rende pubblica la “sua” verità sul rapimento che ha portato alla morte di Milena Bianchi, la studentessa 21enne bassanese scomparsa il 23 novembre 1995 a Nabeul, in Tunisia, dove si trovava per ragioni di studio e i cui resti vennero rinvenuti il 27 marzo 1997 sepolti sotto il letto di un torrente asciutto nei sobborghi della città.
Sin dalla scomparsa della ragazza, proprio vent'anni fa, e soprattutto dopo la macabra scoperta del cadavere della figlia, la storia di Gilda Milani Bianchi, assieme al marito Bertillo, è stata quella di una madre-coraggio alla continua e disperata ricerca della verità, tra le maglie del muro di gomma che ha da sempre avvolto un tragico fatto di cronaca che oggi - nonostante la “confessione” di Mounir - rimane ancora, di fatto, un caso irrisolto.

La studentessa bassanese Milena Bianchi con l'amico tunisino Mounir, reo confesso dell'omicidio della ragazza

Col tempo, dopo infiniti viaggi in Tunisia, contatti con ambasciate e autorità consolari, estenuanti ricerche sul posto e anche incontri con la famiglia del presunto assassino, Gilda Milani si è trasformata - con una forza interiore che soltanto una madre può tirar fuori dall'anima - in investigatrice per conto proprio.
Ma anche per conto terzi, visto che da qualche anno è anche presidente dell'Associazione Penelope Veneto, che fornisce sostegno legale e psicologico alle famiglie delle persone scomparse, segnalando alle autorità competenti i casi di “missing” di cui viene a conoscenza e aiutando le Forze dell'ordine nelle ricerche.
Adesso però la battagliera Gilda ritorna ad occuparsi del caso della figlia.
Ne fa fede la puntata dell'altro ieri, mercoledì 26 agosto, di “Chi l'ha visto - Le storie”, programma di approfondimento estivo delle celebre trasmissione di Rai Tre di cui la madre-coraggio bassanese, peraltro, è stata più volte ospite.
Intervistata dal conduttore Giuseppe Rinaldi, Gilda Milani ha reso infatti nota una rilevazione inedita: sua figlia, come da lei stessa dichiarato, “è stata fatta rapire per il fratello del presidente Ben Ali”. “Ma è stato insabbiato tutto - ha affermato la madre - e solo ora che è caduto il suo regime lo posso raccontare.”
L'intervistata ha ripercorso i momenti salienti della drammatica vicenda e soprattutto le numerose incongruenze che la riguardano, non ultima la frase pronunciata dal reo confesso Mounir a sua madre, e che la stessa ha riferito a Gilda Milani quando andò ad incontrarla a casa a Nabeul: “Mi hanno costretto, hanno minacciato la famiglia”. In sostanza il giovane tunisino, che era un amico di Milena e che quindi poteva essere un assassino “credibile”, sarebbe stato obbligato ad addossarsi colpe altrui.
Sempre secondo la versione ufficiale, Milena sarebbe stata uccisa per mano di Mounir, nel garage della casa del ragazzo, il giorno stesso della sua scomparsa e questo per un raptus del giovane, forse respinto in una avance amorosa. Quindi, la sera, il presunto omicida avrebbe trasportato il corpo della sua vittima, a bordo di un Vespino, fino al letto del torrente dove l'avrebbe seppellita.
Ma la madre della ragazza non ha mai dato credito a questa ricostruzione dei fatti. E c'è anche la testimonianza di un tedesco, che viveva nella casa a fianco e che quel giorno non aveva visto nessuno entrare nel garage.
Quindi la rilevazione di mamma Gilda: “Fonti attendibili mi hanno detto che Milena è stata venduta a una certa persona, il fratello dell'allora presidente Ben Ali.” “Questo fratello - ha ancora detto l'intervistata - era la pecora nera della famiglia, un poco di buono, addirittura ricercato in Francia per violenze e droga, alla ricerca sempre di ragazze straniere. Era una cosa risaputa.”
Una clamorosa “verità” sulla quale tuttavia non sussistono prove certe, ma “diversi elementi”.
Altre testimonianze parlano di un pullmino e di una macchina nera che giravano di continuo nella via dove Milena abitava, e c'è chi ha riferito che Milena, dopo essere stata sequestrata, sia stata portata e tenuta prigioniera in una villa con piscina alla periferia di Nabeul. Ma la luce in fondo al tunnel - se mai questa rivelazione troverà conforto investigativo - è ancora lontana dall'accendersi.
Le tre domande fondamentali - e cioè se e per quanto tempo Milena Bianchi sia rimasta segregata nella sua prigione, come e perché alla fine sia stata uccisa e chi sia stato l'assassino - permangono al momento senza risposta. Del fratello dell'ex presidente Ben Ali non c'è più traccia, forse morto o forse fatto opportunamente “sparire”. E anche se il regime di Ben Ali è caduto, è un'accusa che va comunque a toccare i massimi sistemi.
Ma Gilda Milani continua imperterrita per la sua strada alla ricerca della verità definitiva, ovvero finché la sparizione e la morte di sua figlia, soprattutto in cuor suo, non avranno più l'etichetta di Cold Case.

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