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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Via Convento

Ho visto cose che noi laici non potremmo immaginare: visita guidata per la stampa nel Convento dei Frati Cappuccini al Margnan, a pochi giorni dal Capitolo che ne deciderà le sorti

Pubblicato il 18-02-2023
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Rinascimento in bianco e nero

Rieccolo qua: Fra Lanfranco Dalla Rizza, Padre Guardiano del Convento dei Frati Cappuccini di Bassano al Margnan.
Non lo vedevo di persona dal settembre del 2017, quando assieme a mia moglie ho accompagnato in giro per il Convento l’anchorman della Tv nazionale croata Robert Knjaz che qui ha registrato una puntata della sua trasmissione “I grandi della Croazia”, dedicata a San Leopoldo Mandić.
Il “piccolo grande santo” originario di Herceg-Novi o Castelnuovo di Cattaro e venerato da migliaia di fedeli nel suo santuario di Padova, presso i Cappuccini del Margnan svolse il noviziato e vestì l’abito francescano, nella chiesetta all’angolo del grande giardino del Convento che ricorda ai posteri quello storico momento.

Foto Alessandro Tich

Quella volta Fra Lanfranco fu uno splendido “padrone di casa”, accompagnando passo per passo il conduttore del programma e raccontandogli, intervistato, aneddoti e curiosità.
Questa volta invece - e lo capisco dai primi attimi del nostro incontro - la sua voglia di aprirsi ai media è pari a zero. Più tardi scioglierà le riserve per ritornare il Fra Lanfranco di sempre, ma evidentemente l’ultimo dei suoi pensieri, in questi giorni decisivi per il futuro dei frati a Bassano, è quello di incontrare i giornalisti. Eppure siamo qui proprio per questo.
È infatti in programma, in questo grigio sabato mattina di febbraio, una visita guidata per la stampa al convento dei frati di Bassano.
A organizzarla è stata la coppia di promotori della mobilitazione “Salviamo i Frati a Bassano”: l’assessore regionale Elena Donazzan e il novello Fratel Venzo, all’anagrafe Sandro Venzo, presidente di raggruppamento di Confartigianato Bassano.
Lo scopo e l’auspicio dell’incursione cronistica nel sacro complesso è indicato nello stesso invito alla stampa. E cioè che “la miglior conoscenza del Convento stesso, di ciò che ha rappresentato nella storia dei Frati Minori del Veneto e per il territorio, possa essere di grande impatto per chi continuerà a scrivere ed in generale per chi ha preso a cuore questa battaglia”.

Siamo dunque qui, tutti insieme appassionatamente, per addentrarci nel luogo di cui tanto scriviamo in queste settimane, ma del quale non abbiamo ancora oltrepassato la soglia del sagrato davanti alla chiesa.
Il tour conoscitivo della piccola comitiva non parte comunque con i migliori auspici.
Il collega di TvA Vicenza chiede al Padre Guardiano se può microfonarlo in modo da registrare con la telecamera le sue parole durante la visita guidata.
“Io non parlo”, gli risponde Fra Lanfranco. La prova sul campo, se mai ce ne fosse bisogno, della riservatezza di un Ordine, come quello dei Frati Minori Cappuccini, a cui l’arrivo di un gruppo di giornalisti può provocare effetti indesiderati: se non l’orticaria, perlomeno un comprensibile atteggiamento di chiusura a riccio. Soprattutto in un momento come questo, a pochi giorni dalla riunione del Capitolo Provinciale dell’Ordine che deciderà sulla chiusura o meno del Convento di Bassano, quando dietro l’angolo può esserci in agguato la domanda di un cronista troppo curioso.
Ma niente paura. La premiata Donazzan & Venzo’s Organization ha pensato a tutto.
Abbiamo infatti un cicerone, tutto per noi, pronto a svelarci la storia delle segrete stanze del Convento. È Paolo Nosadini, funzionario del Comune di Bassano e già consigliere comunale, che qui ha trascorso anni come studioso e archivista, impegnato in particolare nella catalogazione dei volumi della biblioteca.
È lui che ci presenta e ci racconta i vari angoli del complesso del Margnan, con dovizia di particolari, mentre Fra Lanfranco cerca di stringere i tempi della dissertazione per continuare velocemente nel percorso. È uno scontro fra titani: Nosadini che illustra i contenuti dei diversi ambienti del Convento con competenza e passione, il Padre Guardiano che taglia corto e invita a proseguire.
La visita si affretta pertanto in brevi e rapide folate tra un locale e l’altro del complesso religioso. Via Convento.

Superato il chiostro entriamo nel primo Sancta Sanctorum di San Sebastiano: la biblioteca.
Qui sono raccolti oltre 30.000 volumi a tema religioso, frutto esclusivo di donazioni, oggi collocati in moderni scaffali aggiunti in anni recenti. Era il luogo di studio dei giovani seminaristi e dei novizi, poi concesso anche alla consultazione degli studiosi che in questa biblioteca trovavano volumi rari, non rintracciabili altrove.
Un’altra sala conserva i libri più antichi, dentro i vecchi armadi originali di quella che fu la farmacia del Convento, e una cassettiera con preziose stampe dell’epoca.
Nella sala adiacente ci sono anche le “cinquecentine”, libri di preghiere del ‘500.
Ma la porta è chiusa e la chiave non si trova: non potrò raccontare ai miei nipoti, che non ho ancora, di averle viste.
Ma altri luoghi segreti si aprono poi ai nostri occhi. Il refettorio, con i sorprendenti affreschi del ‘400, di autore anonimo, venuti alla luce durante i lavori di rifacimento della sala.
E ancora, ritornando all’esterno, il belvedere che si affaccia sul Brenta. Il grande giardino del Convento, adibito anche a orto, che si estende fino a Casa San Francesco.
La “casupola” dove andava a pregare il futuro San Leopoldo Mandić e detta anche, come ci rivela Fra Lanfranco, “il luogo delle mormorazioni”. Qui i frati anticamente si riunivano e il Superiore, avvicinandosi, diceva loro: “cambiate discorso che sto arrivando”.
Per proseguire con la chiesetta di San Leopoldo, dove il buon Bogdan Mandić vestì il saio il 2 maggio 1884 e si impegnò a vivere la Regola di San Francesco il 3 maggio 1885.
Lo ricordano due bassorilievi in terracotta collocati ai lati dell’altare.

È l’anteprima della sorpresa finale: il Museo del Convento, che soprattutto nella sala al piano superiore lascia a bocca aperta.
Qui i tempi ristretti della visita, per restare in tema religioso, vanno a farsi benedire.
Ci soffermiamo tutti prolungatamente davanti alle teche dell’esposizione, tante sono le cose da vedere. Fra Lanfranco si arrende, anche perché ha un altro impegno subito dopo, ci saluta e ci lascia nelle mani fidate di un suo collaboratore terziario.
Il Museo è uno scrigno delle meraviglie. C’è di tutto e anche di più: arredi e oggetti sacri, reliquie, messali, pissidi, collezioni di crocifissi, statue, ceramiche, arazzi, oggetti di uso quotidiano dei frati come i portacandele o le tabacchiere e quant’altro.
Per la serie: ho visto cose che noi laici non potremmo immaginare.
Sono tutte donazioni concesse ai frati nei decenni dai fedeli, ma anche da altri Conventi più piccoli che non avevano più spazio dove tenere i loro beni.
Alcune teche conservano le dotazioni originali della farmacia del Convento: vasi in vetro e in maiolica novese, mortai, bilancini.
Tra i pezzi più rilevanti c’è il grande salterio, libro degli inni e dei salmi, originariamente collocato nel coro della chiesa. Sopra il salterio, l’insegna con la scritta “Silentium”.
Quasi il simbolo del religioso riserbo che contraddistingue i fratelli di saio.
Ed è proprio nella chiesa di San Sebastiano che concludiamo il giro, sempre accompagnati dalle spiegazioni dal nostro esperto del Margnan Nosadini.
Ancora qualche minuto per ammirare il grande e spettacolare affresco del soffitto, con le colonne in doppia prospettiva riscoperte dopo il restauro di fine anni ’90 e per un’ultima sosta nel coro retrostante all’altare, ricco di posti a sedere in origine riservati ai frati, retaggio delle vocazioni religiose del tempo che fu.

Terminata la visita Elena Donazzan, assieme a Venzo, aggiorna i cronisti sugli sviluppi della situazione.
Ormai manca poco alla decisiva seduta del Capitolo Provinciale dei Frati Minori Cappuccini che delibererà sui destini del Convento di Bassano. I religiosi si riuniranno alla fine di questo mese, per tre giorni, e come appreso in precedenza da Fra Lanfranco la decisione sarà formalizzata sicuramente entro il 4 marzo.
La raccolta delle firme “Salviamo i Frati a Bassano” ha superato le 8000 adesioni.
Proprio in queste ore si sta costituendo una Onlus su iniziativa degli imprenditori che hanno a cuore la causa, Carlo Fantinato, Giuseppe Aquila e Adriano Mengotti in primis.
Scopo della Onlus, il sostegno economico ai frati per far fronte alle spese di gestione e alle bollette e la messa a disposizione di risorse per un progetto di ristrutturazione e rigenerazione del Convento.
Sono gli importanti “bonus” del mondo laico con cui il Convento del Margnan si presenterà all’assemblea che dovrà sentenziare sul suo futuro. “Nel nostro incontro a Mestre il Padre superiore provinciale dei Cappuccini Fra Tadiello è stato gentilissimo - riferisce Elena Donazzan -. Ma mi ha fatto capire che cosa significa la frase “avere voce in capitolo”.”
A decidere, cioè, saranno solo ed esclusivamente i religiosi.
Presto il Capitolo Provinciale deciderà quindi le sorti dei frati Cappuccini di Bassano e a questo punto, con la speranza che resta sempre l’ultima a morire, possono scorrere i titoli di coda di questa edizione speciale di Via Convento.
Dopotutto, domani è un altro giorno.

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