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Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
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La scuola in libreria

A Bassano con i libri e tra i libri si fa il punto su alcune tematiche importanti che riguardano la scuola italiana

Pubblicato il 25-11-2011
Visto 2.504 volte

Si parla della scuola italiana nelle librerie del bassanese. Questa sera, venerdì 25 novembre, alle ore 19 al Caffè dei Libri la ricercatrice Luciana Rossi apre una finestra inedita sulle aule scolastiche in un appuntamento dello Spritz con la scienza intitolato “Dall’altra parte della cattedra: gli insegnanti della scuola secondaria visti con gli occhi dei studenti”. Nel corso dell’incontro offrirà degli spunti di riflessione per cercare di comprendere meglio cosa pensano e cosa si aspettano i ragazzi guardando i propri docenti e cosa pensano i docenti specchiandosi negli occhi dei propri allievi.
Nella serata di ieri invece alla libreria Palazzo Roberti è stato presentato il libro Gli alunni con disabilità nella scuola italiana edito dalla Erickson (la casa editrice trentina ha appena promosso l’8^ edizione del Convegno internazionale sull’integrazione scolastica www.convegni.erickson.it/qualitaintegrazione/).
Rosario Drago, Ispettore della Provincia autonoma di Trento, Dario Ianes, Docente universitario ed editore e Fabio Comunello, psicologo e psicoterapeuta, hanno illustrato in libreria, dati statistici alla mano, lo stato odierno della politica dell’integrazione degli alunni disabili. Dell’aspetto si parla poco, se non per mettere mano agli organici, come se il balletto di numeri dei docenti, delle ore, degli alunni per classe, fosse l’unico asse su cui agire nell’ottica del miglioramento. E’ anche vero che esiste una difficoltà oggettiva a tirare le fila di una realtà così complessa affidata in sovrappiù alla guida poco coordinata di vari ministeri – di un organismo con tante teste e tanti stomaci che partorisce un welfare sempre più scadente –, che nella nostra società permane una certa “ignoranza opportunistica” riguardo alle dinamiche scolastiche e all’effettiva integrazione dei disabili “cresciuti”, come hanno ricordato i relatori, e che sono ancora in gran parte delegati alla famiglia i compiti della conduzione della situazione critica che vive, quando è quella della disabilità. L’Italia è stata tra i primi Paesi al mondo ad avviare e ad attuare l’integrazione degli alunni disabili nella scuola di tutti, il nostro Paese da trent’anni a questa parte ha dato vita a un modello di integrazione fortemente inclusiva riconosciuto e apprezzato a parole con unanimità sulla scena internazionale eppure non seguito, se non in parte, né a livello europeo né mondiale: la soluzione più applicata rimane ovunque quella delle classi “speciali”. A fronte di un investimento annuo di 4 miliardi di euro e di un impiego di 95 000 unità di personale docente, integrato dai 25 000 operatori degli altri Enti sanitari e sociali coinvolti, permangono nel nostro Paese, a distanza di tre decenni, molte problematiche che hanno fatto interrogare i ricercatori sull’how, non certo sul why del nostro modello di integrazione. “Per come è stato realizzato, il nostro modello è ancora poco intelligente”, dicono gli studiosi che si sono occupati della ricerca che ha fotografato l’attuale realtà nazionale. Il Rapporto di cui si parla nel libro è stato promosso dall’Associazione TreeLLLe, dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Giovanni Agnelli ed è stato realizzato da un gruppo di progetto che ha coinvolto alcuni tra i massimi esperti in materia. Il reportage sull’integrazione ha analizzato i nodi critici e i punti di debolezza che rischiano di pregiudicare la credibilità del nostro progetto educativo, e civile. L’indicazione fornita dai tre relatori è stata quella di cercare soluzioni all’interno di un nuovo e coraggioso indirizzo strategico che comporta un adeguamento della normativa e una profonda e innovativa riorganizzazione del sostegno didattico agli alunni con disabilità. La proposta è cioè quella di investire, non di disinvestire, in formazione, in interventi che possano avere continuità e in un’azione corale che miri a dare competenze ragionando per prospettive, consapevoli che quello della scuola è solo il primo gradino del processo dell’integrazione sociale.



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