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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

Società dei consumi

Il Centro Romano Carotti interviene sul tema del consumo di suolo a seguito del voto in consiglio comunale. “Qui viene il dubbio su un ruolo completamente assente dell’amministrazione comunale nel cercare una proposta alternativa”

Pubblicato il 01-08-2023
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Là dove c’era l’erba ora c’è una città. Nel senso di una città che si confronta sull’erba “salvata” che nell’area Pengo in zona Rambolina a San Lazzaro rimarrà intatta, a beneficio dell’integrità ambientale di quell’area, a fronte tuttavia di un oneroso contrappeso sociale costituito dalle incognite sul futuro dei dipendenti di Baxi Spa.
Non c’è solo la politica a fomentare la discussione sull’esito del voto nell’ultimo consiglio comunale che ha decretato lo stop alle richieste, così come formulate nello schema di protocollo d’intesa proposto all’amministrazione comunale, della ditta Baxi e della ditta Pengo.
C’è anche la società civile, con il contributo al dibattito di associazioni, di quartieri e di singoli cittadini.

Veduta parziale dell’area Pengo a San Lazzaro (foto Alessandro Tich)

È il caso del centro politico-culturale Romano Carotti, che tramite un comunicato stampa trasmesso in redazione propone una riflessione sulle problematiche emerse dal voto consiliare con particolare riferimento al consumo di suolo.

COMUNICATO DEL CENTRO ROMANO CAROTTI

L’esito inaspettato del voto consiliare sul piano Baxi Pengo ha rimesso in discussione quello che sembrava ormai segnato. Accuse di irresponsabilità sono piovute immediate sui consiglieri comunali che hanno votato contro.
Sembra che soggetti istituzionali come ad esempio Confindustria o le forze politiche di maggioranza, quasi neghino che ci sia un problema enorme alla base della decisione, problema che ha messo a dura prova la coscienza di tutti, a partire dai consiglieri comunali.
Evidentemente opporsi al continuo consumo di suolo e a una cementificazione che stravolge le città, come si dichiara a qualsiasi livello (nazionale, regionale e comunale) vale solo se si resta alle parole, quando nel concreto si deve operare si torna alla pratica distruttiva del “non si può rinunciare ad un’opportunità”.
Anche a costo di sorvolare che la necessità di Baxi non riguarda l’edificazione a San Lazzaro, ma su di un’area già edificata contigua al suo stabilimento.
A rigor di logica quindi l’irresponsabilità coinvolge quantomeno anche la ditta Pengo che ha messo la condizione irrinunciabile di uno scambio pro domo sua.
Qui viene il dubbio su un ruolo completamente assente dell’Amministrazione Comunale nel cercare una proposta alternativa. E forse spiega l’assenza di un coinvolgimento delle parti che poteva e potrebbe superare il prendere o lasciare che con una certa arroganza viene posto. Non si possono negare le esigenze di una realtà produttiva importante, vitale per centinaia di persone, ma allo stesso tempo non si trovano soluzioni con gli aut aut.
Il tutto ci sembra una rinuncia a pensare il futuro della città, cosa faremo una volta sature tutte le aree disponibili? Metteremo la parola fine, con buona pace di Confindustria, all’idea di sviluppo poiché non c’è più suolo da utilizzare?
Non è forse questa un’occasione per ridefinire questo concetto, ragionare a livello comprensoriale in termini architettonici, urbanistici, economici per una strada che cambi la direzione tenuta fino ad oggi?
Sbaglieremmo se pensassimo che si tratti di una questione circoscritta e contingente, questa è una questione generale che si deve affrontare con un grande impegno culturale di prospettiva.

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