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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Politica

Destra Brentana

Un anno di amministrazione Pavan: l'Associazione Culturale Destra Brenta, sostenitrice di coalizione, critica l'operato del sindaco e del governo cittadino

Pubblicato il 28-05-2020
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Si continuano a spegnere le candeline sul primo anno di amministrazione Pavan a Bassano del Grappa e questa volta a farlo è l'Associazione Culturale Destra Brenta.
Associazione che - per inciso - ha sostenuto la coalizione di centrodestra alle elezioni amministrative di un anno fa. Fin qui niente di strano, se non fosse per il fatto che il comunicato stampa trasmesso in redazione dal presidente di Destra Brenta Alessandro Galvanetti e dal vicepresidente Giovanni Boschieri esprime delle valutazioni non di certo lusinghiere nei confronti del governo cittadino. Una Destra Brentana di osservazioni critiche, concentrate in particolar modo sulla gestione della politica culturale in città, come da comunicato che riportiamo di seguito:

Foto Alessandro Tich - archivio Bassanonet

COMUNICATO

Vista la tendenza degli ultimi giorni a voler fare un bilancio del primo anno del mandato Pavan, abbiamo deciso anche noi di lasciarci andare.
In generale, delle cose lette in questi giorni, due sono gli aspetti che condividiamo: una declinazione del “si cambia” molto molto più lenta e meno incisiva di quanto si sperava in campagna elettorale, sicuramente colpa dell’inesperienza ma in parte anche dei “padrini” politici del territorio che avrebbero dovuto maggiormente seguire i primi passi della nuova amministrazione. La seconda è l’aggressività sia quella dell’opposizione (per carità fa parte del gioco, è solo il cdx che fa l’opposizione “gentile”) ma soprattutto quella della stampa e questa è una cosa a cui non si era abituati.
Per entrare nel particolare, affrontiamo il campo che più ci è congeniale: quello della cultura. Ahinoi.
Sin dall’inizio ci sono state delle perplessità su un sindaco che avrebbe dovuto fare anche l’assessore alla Cultura in un Comune delle dimensioni di Bassano. Di fronte ad un compito difficile la linea intrapresa ci sembra sia stata quella di affidarsi ad un “tecnico”, cioè alla direttrice Casarin.
Già su questo esprimiamo le nostre perplessità.
Perplessità di natura politica, in primis per il feeling che si era creato con l'attuale consulente che era stato espresso come direttore del Museo dalla precedente amministrazione. La cosa non è male in sé, ma lo diventa quando lo sbandierato cambiamento diventa mantenimento dello status quo.
Ad esempio nessun cambiamento nei Venerdì Storia: le solite conferenze culturali condizionate dall’Anpi (associazione gregaria di quel mondo della sinistra la cui manifestazione politica è il Pd), mentre noi invece continuiamo a reclamare meno ideologia, maggiore pluralità e maggiore rappresentatività di tutta la nostra storia.
A onor del vero, su questo campo, dobbiamo ringraziare il sindaco per il patrocinio che è stato concesso al nostro ciclo di conferenze (successivamente sospeso per l’emergenza sanitaria): una prima raffica di conferenze per movimentare l’intorpidito e conformista mondo culturale bassanese.
Perplessità di natura culturale: si è sempre detto - e lo condividiamo appieno - che dobbiamo valorizzare il genius loci, è una linea difficile ma che siamo convinti paghi sia in termini culturali che economici vedi in passato i Da Ponte o Ezzelino ma anche Dürer.
Crediamo che mostre come quelle di Valentina o Capa o la proposta Canova-Kentridge, ineccepibili dal punto di vista della realizzazione, vadano bene per altre realtà.
Il sostegno alla direttrice Casarin ha assunto nel corso del tempo dimensioni inimmaginabili come ad esempio il tentativo di creare una rete museale con il museo canoviano di Possagno con a capo la stessa Casarin (con tanto di bando ad hoc).
Poi il clamoroso dietrofront di un mese fa, arrivati all’apogeo tutto si è spento nell’arco di poche settimane, anzi si è concluso in maniera dolorosa con l’affaire Sant’Anna, un brutto commiato per l’ex-direttrice e una grossa superficialità della nostra amministrazione.
Per affrontare un’altra tematica che ci sta particolarmente a cuore: c’è stato il pasticcio della cittadinanza onoraria alla Hafner e qui, ci spiace dirlo, si è vista la completa improvvisazione su un argomento che reputiamo importante per la nostra storia recente. Per quanto ci riguarda è un argomento che abbiamo trattato sotto diversi punti di vista sia storico (fra cui l’allestimento di un “percorso storico-visivo” a palazzo Finco) che culturale (ricordiamo due diversi appuntamenti con un esule “locale” d’eccezione come il direttore Tich).
Oggi, è notizia freschissima, l’ennesima notizia poco positiva: li ritiro del contributo della Fondazione Cariverona per il Polo Museale Santa Chiara; notizia a cui l’amministrazione rilancia con un nuovo progetto di un nuovo Polo museale cosa che - visto l’impegno che comporta - ci lascia quantomeno perplessi.
Sembreremo scontati ma dopo un anno è veramente il tempo di cominciare a cambiare, è necessario rendersi conto delle forze in campo, rimodularle, fare scelte coraggiose e quindi contrattaccare.

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