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Diciamo grazie alla pioggia: le abbondanti precipitazioni dello scorso maggio hanno rappresentato il culmine di una primavera particolarmente avara sotto l'aspetto del bel tempo, ma adesso che l'estate sta facendo il suo mestiere, con giornate calde e soleggiate, i terreni agricoli almeno non ne soffrono. E ciò in conseguenza proprio delle condizioni meteorologiche dei mesi scorsi che hanno prodotto una riserva d'acqua necessaria e sufficiente all'irrigazione dei campi.
E' in corso infatti - ed è attualmente al massimo regime - l’adacquamento delle nostre campagne grazie al fiume Brenta ed al capillare sistema di canali di cui è fonte; impianti e manufatti basati sulle strutture idrauliche realizzate ai tempi della Serenissima Repubblica di Venezia, oggi in gestione al Consorzio di bonifica Brenta, in un’area compresa tra la fascia pedemontana e il Bacchiglione, tra Astico e Muson dei Sassi.
Sono coinvolti 54 Comuni, da Bassano del Grappa alle porte di Padova.
L’irrigazione si svolge su circa 30.000 ettari di territorio, a favore di oltre 20.000 aziende agricole.
Vista l’abbondanza idrica dell’annata, per ora le portate fluenti nel fiume Brenta sono più che sufficienti a garantire le derivazioni d’acqua nei canali consortili, ed anzi a valle del sistema irriguo rimangono flussi ben superiori al minimo vitale.
Per ora, quindi, non è stato necessario intaccare la riserva idrica accumulata nei bacini del Corlo e del Senaiga, ubicati nel bellunese sul torrente Cismon, principale affluente del Brenta, e metà dei cui volumi è a disposizione del Consorzio.
Tutto questo ha permesso di tenere finora alto i livelli di tali laghi, con beneficio anche per i rivieraschi e per le relative attività turistiche e sportive. Si ricordano anni altrettanto caldi di questo in cui i livelli del lago erano molto più bassi, comportando notevoli disagi alle comunità locali, e criticità per l’irrigazione dei campi in pianura; senza andare tanto lontano nel tempo, basti pensare al 2012!
Dei 30.000 ettari irrigati dal Consorzio, 21.000 ettari lo sono con i tradizionali metodi ad espansione superficiale e 9.000 ettari con i più moderni sistemi a pioggia. Questi ultimi impianti, realizzati progressivamente dal Consorzio a partire dagli anni Settanta, comportano consumi idrici nettamente inferiori rispetto agli impianti tradizionali.
In particolare, dall’anno scorso sono funzionanti le due nuove centrali di pompaggio realizzate dal Consorzio a Romano d’Ezzelino, una in zona Spin ed un’altra in zona Sacro Cuore, che sono a servizio di un’area di circa 1.400 ettari nella stessa Romano, oltre che a Cassola e a Mussolente; un altro lotto di circa 600 ettari è in corso di realizzazione con finanziamento del Ministero delle Politiche Agricole, mentre un’area limitrofa, tra Pove e Bassano, per circa 700 ettari, è in fase di appalto.
Mai come questi giorni si comprende l’importanza dell’irrigazione per le nostre campagne. Con questo caldo, la distribuzione dell’acqua attraverso un sistema organizzato è essenziale non solo per salvare i raccolti, ma anche per farli maturare nelle condizioni migliori, in qualità e qualità, il che vuol dire reddito per l’agricoltura e il suo indotto. In altre parole, economia e posti di lavoro, in uno dei pochi settori che sono stati risparmiati dalla grave crisi del Paese.
“La nostra fortuna è avere in dotazione una serie di opere e manufatti i cui nuclei erano già storicamente presenti e che siamo riusciti a potenziare e valorizzare in tanti anni di attività - afferma il presidente del Consorzio, Danilo Cuman -. Dopo le intraprese dell’epoca veneziana, il Novecento ha portato grandi progressi e non so come potremmo fare oggi senza gli impianti a pioggia o senza il lago del Corlo, anche se per ora nel 2013 non è stato ancora utilizzato; ma molto probabilmente esso sarà prezioso anche quest’anno: l’estate è ancora lunga.”
“Parlare oggi di dighe o bacini è molto difficile - continua il presidente Cuman -, ma se i nostri padri non li avessero realizzati, non so dove saremmo. Per questo non abbandoniamo l’idea del serbatoio del Vanoi, che sarebbe molto utile, non solo per l’aspetto irriguo, ma soprattutto per la prevenzione delle alluvioni. Con tutta l’acqua che è venuta quest’anno, è un vero peccato non averla potuta accumulare in maggior misura, ma ancora più grave sarebbe se dopo questo grande caldo si passasse in pochi mesi all’altro estremo e dovessimo di nuovo piangere, come nel novembre 2010, perché un’opera come il Vanoi non la si affronta.”
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