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Alessandro TichAlessandro Tich
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L’Arca di Giustino

Consorzio Brenta e cassa di espansione Riale: le osservazioni di Giustino Mezzalira al commissario De Lucchi. “Quanto segnalato è uno stimolo perché anche il Consorzio adotti l’approccio della “manutenzione gentile” nella gestione del patrimonio”

Pubblicato il 12-07-2025
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Gli elementi ci sono tutti.
C’è la cassa di espansione sul torrente Riale, realizzata dal Consorzio di Bonifica Brenta, che come tutte le casse di espansione e bacini di laminazione ha lo scopo di contenere le acque in piena del torrente in caso di diluvio. E poi c’è Giustino Mezzalira, leader della lista consorziale “Acqua Agricoltura Ambiente”, che vuole invece salvaguardare la fauna selvatica che all’interno della cassa di espansione ha trovato il proprio habitat, lamentando l’opera del Consorzio che a fine giugno ha sfalciato la vegetazione nel fondo della cassa. Un intervento che - ipse dixit - “ha gravemente compromesso il valore naturalistico dell’area e presumibilmente ha provocato la morte di molti animali selvatici”.
Diluvio da una parte e animali dall’altra. Ed ecco che sulle rive del Riale, al confine tra i Comuni di Breganze e Colceresa, compare idealmente una nuova biblica visione: l’Arca di Giustino.

Giustino Mezzalira (archivio Bassanonet)

Ma dalla cima del monte Ararat è emersa l’altrettanto biblica figura del commissario straordinario del Consorzio di Bonifica Brenta, Luigi De Lucchi, il quale - come dal mio precedente articolo “Cassa di risonanza” - ha rispedito al mittente le accuse di Mezzalira, dichiarando tra le altre cose che “la cassa di espansione in argomento non è stata prevista, né autorizzata, né finanziata, con funzioni di oasi naturalistica, ma esclusivamente con l’obiettivo di garantire la sicurezza idraulica di un territorio particolarmente fragile”.
Sottolineando che “gli interventi manutentivi su questo tipo di opere di difesa idraulica non possono essere mai trascurati”, il dott. De Lucchi ha rimarcato inoltre l’attenzione “ambientale” del Consorzio a fronte di “numerosi e qualificati interventi a riqualificazione di risorgive, ricariche delle falde, valorizzazione di specchi acquei, produzione di energia da fonte pulita e rinnovabile” eccetera.
Ma come dice il saggio, non c’è replica senza adeguata controreplica.
E in data odierna Giustino Mezzalira ha trasmesso in redazione un suo articolato intervento di “osservazioni” alla nota del Consorzio di Bonifica Brenta, nel quale chiarisce e specifica i principali aspetti della questione, come dal testo che segue.

Osservazioni alla nota del Consorzio Brenta sulle manutenzioni della cassa di espansione di Colceresa.

A seguito della precisazione del Commissario Straordinario del Consorzio di Bonifica Brenta, dott. Luigi De Lucchi, relativamente alla cassa di espansione sul torrente Riale in comune di Colceresa mi pare utile fare alcune osservazioni.

Le casse di espansione sono opere idrauliche ed hanno una fondamentale funzione di regimazione delle piene a salvaguardia dei territori che stanno a valle dei manufatti. Nel caso specifico si tratta in particolare della superstrada Pedemontana Veneta. In molti casi (vedi le grandi casse di espansione, come quella sul torrente Timonchio, a difesa della città di Vicenza) il fondo della cassa resta agricolo e di proprietà privata e quindi l’interno della cassa continua ad essere un territorio agricolo, intensamente coltivato.

Nel caso della piccola cassa di Colceresa il terreno è stato espropriato e la funzione agricola è stata cancellata. Questo fatto crea un’interessante opportunità di creare degli habitat divenuti rari in pianura, in un territorio intensamente coltivato ed abitato: piccole zone umide, prati aridi, habitat utilizzati da flore e faune particolari e di grandissimo pregio.

Senza volerlo (non era nel progetto), nel caso di Colceresa la “natura” si è arrangiata: nelle aree più depresse si sono creati dei piccoli stagni, nelle zone più asciutte dei prati aridi. In entrambi i casi la vegetazione che li ricopre è di tipo erbaceo e viene scelta come sito di riproduzione da parte di una fauna ricchissima. Questo nel caso della cassa di Colceresa è stato testimoniato dalle osservazioni di molti naturalisti che hanno accertato la presenza e la riproduzione anche di specie di grande pregio, quali, tra gli uccelli, il Cavaliere d’Italia e la Pavoncella, oltre a numerose specie di animali legati alle zone umide.

Va notato che in alcun modo questa vegetazione può creare la minima interferenza con la funzionalità della cassa. Se così fosse allora anche le colture agricole ammesse nelle grandi casse di espansione dovrebbero creare dei problemi: si pensi ad esempio a che dimensioni raggiunge il mais.

Per mantenere la cassa in perfetta efficienza è sufficiente un solo intervento di trinciatura dell’erba all’anno, meglio se alla fine del ciclo vegetativo (autunno), evitando in ogni caso gli interventi in pieno periodo riproduttivo (come purtroppo si è fatto nel caso specifico). In questo modo il valore naturalistico (non cercato ma esistente) viene salvaguardato senza minimamente compromettere la fondamentale funzione idraulica. A ciò si aggiungano altri “servizi ecosistemici”, quali ad esempio le opportunità create per chi ama osservare la natura od anche andare a caccia (nel caso della cassa sul Riale si era insediata una ricca popolazione di lepri).

Si tratta solo di avere un po’ di attenzione per una cosa che sembra marginale (la conservazione della biodiversità) che invece oggi va cercata in ogni ambito (vedi quanto sta avvenendo in tutta Europa anche nella gestione del verde urbano).
Va altresì ricordato che la conservazione della biodiversità è obiettivo fondamentale per tutti i Paesi europei (esiste una precisa Strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030).
L’Italia, coerentemente con questa Strategia, con i fondi del PNRR ha fatto nascere il più grande centro europeo per la conservazione della biodiversità, il “Centro Nazionale per la Biodiversità” che promuove lo sviluppo di soluzioni per monitorare, preservare e ripristinare la biodiversità, al fine di contrastare l'impatto antropico, gli effetti dei cambiamenti climatici e di supportare i servizi ecosistemici.

La Regione del Veneto, assieme ad ANBI Veneto (l’associazione che raggruppa i dieci Consorzi di Bonifica del Veneto) ha posto da tempo in evidenza come la gestione idraulica (di fiumi, canali, golene, casse di espansione) possa e debba cercare sempre la massima compatibilità con la conservazione degli aspetti naturalistici, paesaggistici e fruitivi dei corpi idrici (tale approccio viene definito “manutenzione gentile”).
Ne è testimonianza il “Manuale per la gestione ambientale dei corsi d’acqua”, coordinato da Veneto Agricoltura (Agenzia della Regione che si occupa di attività agricole e forestali) assieme ad ANBI Veneto, scaricabile on line: www.anbiveneto.it/ wp-content/uploads/2021/06/Manuale.pdf).

Quanto segnalato nel caso della cassa sul torrente Riale vuole dunque essere uno stimolo perché anche il Consorzio Brenta finalmente adotti in modo sistematico l’approccio della “manutenzione gentile” nelle sue attività di gestione del patrimonio che gli è dato in custodia dalla Regione.

Giustino Mezzalira, dottore in scienze forestali, già direttore della Direzione Ricerca e Gestioni Agroforestali di Veneto Agricoltura.

Bressanvido, 12 luglio 2025.

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