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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Dov'è la Vittoria?

4 novembre 2018. Nel giorno della sua conclusione, considerazioni a ruota libera sul Centenario della Grande Guerra a Bassano: un anniversario di fatto dimenticato. Segno ineluttabile dei tempi o occasione mancata per la città?

Pubblicato il 04-11-2018
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Rinascimento in bianco e nero

Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma;
Ché schiava del guano

Foto Alessandro Tich

Iddio la creò.

Per quanto riguarda chi vi scrive, l'immagine-simbolo del reale interesse dimostrato in questi quattro anni dall'Amministrazione comunale di Bassano del Grappa nei confronti del Centenario della Grande Guerra, e più in generale delle tematiche di stampo “patriottico”, è la foto della bandiera che ho scattato questa mattina e che si vede pubblicata sopra queste righe. Già: proprio il tricolore che vedete nell'immagine, cosparso di guano (cacca) dei colombi e sovrastato da due piccioni, come sempre in agguato fisiologico. Si tratta della prima della fila, a partire dal lato di Angarano, delle bandiere italiane sventolanti sotto il tetto del Ponte Vecchio. O Ponte degli Alpini, se preferite chiamarlo così. È da mesi che quel tricolore (anzi quadricolore: verde, bianco, rosso e marrone) si trova in quelle condizioni, snobbato anche dall'“Operazione Ponte Pulito” che dopo altrettanti mesi di sporcizia all'aria aperta, un paio di settimane fa ha finalmente dato una ripassata di detersivo agli escrementi stratificati dei volatili, cosparsi sul pavimento provvisorio del manufatto palladiano. E siccome i cacatori alati non possono essere accusati di vilipendio alla bandiera (articolo 292 del Codice Penale, che punisce anche l'atto dell'imbrattamento della bandiera nazionale), non ci possiamo fare niente. Cussita a xe. Ma un'Amministrazione attenta ai simboli dell'unità nazionale non farebbe di certo in modo che questa vergogna rimanga visibile, nel luogo della città più frequentato dai turisti (quando è aperto), per così tanto tempo.
Ma tant'è. È solo un piccolo particolare, ma che la dice lunga su quel minimo sindacale di attenzione che i dettagli del decoro cittadino meriterebbero, a maggior ragione se di valore simbolico, e che invece in questa città sembra latitare.

Oggi è il 4 novembre 2018, data conclusiva delle celebrazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale in Italia, iniziato nel 2015. Esattamente cento anni fa entrava in vigore l'armistizio, firmato il giorno prima a Villa Giusti alle porte di Padova, che decretava la resa dell'Imperial Regio Esercito austro-ungarico, poche ore dopo la vittoriosa e definitiva entrata delle truppe liberatrici (italiane) oltre la linea del Piave a Vittorio Veneto. L'armistizio interruppe le ostilità anche sul Grappa, teatro di uno dei più grandi macelli della Grande Guerra sul fronte italo-austriaco, dove la IV Armata - in concomitanza con la grande battaglia offensiva sul Piave e dopo la precedente e sanguinosa Battaglia del Solstizio - continuava a combattere il nemico, riuscendo a irrompere il 3 novembre sulla linea Borgo tra la Valsugana e Fiera di Primiero in Val Cismon. Ponte Vecchio a parte (elemento più “simbolico” che realmente coinvolto negli eventi bellici del '15-'18, se non come via di passaggio delle truppe verso il Massiccio e verso l'Altopiano), Bassano del Grappa è ricca di memorie di quella tragica pagina di storia.
A cominciare dal suo stesso nome, cambiato nel 1928 dal governo fascista proprio in onore dei caduti sul Grappa: prima la città si chiamava Bassano Veneto. Al culmine di viale delle Fosse, sul belvedere che guarda sul Massiccio, si erige la caratteristica statua del generale Gaetano Giardino, che nel 1918 della IV Armata sul Grappa fu il comandante.
Al controverso e sempre più ridiscusso generale Luigi Cadorna - responsabile, tra le altre cose, della disfatta e della ritirata di Caporetto - è intitolato il trafficato piazzale che costituisce uno dei nodi centrali della viabilità cittadina e che sfocia nel viale che prende il nome di Armando Diaz, il generale che fortunatamente lo sostituì.
La Grande Guerra viene richiamata nello stesso Ponte della Vittoria, altresì detto Ponte Nuovo, costruito proprio negli anni del conflitto. A pochi passi di distanza, il Tempio Ossario raccoglie i resti di quasi 5500 caduti della Prima Guerra Mondiale.
Mentre il Parco Ragazzi del '99, il grande e piacevole polmone verde della città, è dedicato alla memoria di quei giovanissimi soldati, reclutati appena diciottenni nel 1917 e mandati a combattere per rimpolpare le gravissime perdite dell'esercito dopo la rotta di Caporetto, che ebbero l'unica ma fatale sfortuna di essere nati nell'anno sbagliato.
A Bassano siamo circondati dalla Grande Guerra: ma è un assedio di cui non ci rendiamo propriamente conto.

Oggi anche nella nostra città, come un po' ovunque in Italia, è stato celebrato il centesimo anniversario della Vittoria. Ci mancherebbe altro.
C'è stata la “classica” commemorazione del 4 novembre, col consueto corteo e la deposizione di corone d'alloro, e in più si è tenuta la manifestazione “Una fiaccola per la pace”: una staffetta partita al Sacrario di Cima Grappa e conclusasi in Parco Ragazzi del '99, organizzata dal Lions Club Jacopo da Ponte, che ha visto protagonisti i ragazzi del '99 di oggi, diciannovenni chiamati a riflettere sul destino dei loro coetanei di un secolo fa. Un'iniziativa davvero lodevole, ma che appare come una ciliegina su una torta che non è stata mai cucinata. Nei quattro anni del Centenario che si concludono oggi, e che corrispondono praticamente al mandato sin qui svolto dall'Amministrazione Poletto, tutto ciò che è stato organizzato a ricordo di quel quadriennio bellico ha avuto infatti il sapore dell'evento occasionale. A parte un paio di eventi significativi (la sfilata della bandiera italiana più lunga del mondo il 29 maggio 2016 e un pezzetto della rievocazione della Battaglia del Solstizio, tenutasi anche in altri Comuni, il 23 giugno 2018), una sola mostra al Museo Civico (“Frammenti”) e fatta eccezione per qualche spettacolo a tema allestito da Operaestate Festival, l'anniversario storico, in riva al Brenta, è stato di fatto dimenticato. Non è mai stato percepito come un tema rilevante della vita pubblica, non è entrato nella “linfa” della città.
C'è comunque stato chi ha tenuto costantemente accesa la fiamma della ricorrenza, ma sempre e comunque in ambito extra-istituzionale.
È il caso del Museo Hemingway e della Grande Guerra, gestito dalla Fondazione Luca e ubicato in quella villa Ca' Erizzo Luca che fu base logistica degli Arditi del Grappa e sede della Croce Rossa Americana, dove nel 1918 un altro ragazzo del '99, che si chiamava Ernest Hemingway, approdò come autista volontario delle ambulanze e visse un'esperienza giovanile che anche da celebrato scrittore non avrebbe mai più dimenticato. Tra mostre, rassegne e conferenze varie (è attualmente in corso, fino al 31 marzo, l'esposizione “La Sanità nella Grande Guerra”), in questi quattro anni l'istituzione privata di lungobrenta Hemingway non ha mai cessato di stare sul pezzo.
Idem dicasi per il Comitato Celebrazioni Storiche nel nome del Grappa 1918-2018, che ha fatto realizzare le gigantografie fotografiche installate attorno al Tempio Ossario e ha organizzato in città e nel comprensorio, tra le altre cose, l'evento commemorativo dello scorso giugno per il Centenario della Battaglia del Solstizio.
Tuttavia, non è questo il cuore della questione.

In questo giorno di chiusura del Centenario della Prima Guerra Mondiale non è infatti il caso di prendere il pallottoliere per contare quante e quali manifestazioni si siano svolte in città, bensì di porci la questione se e quanto questa occasione rievocativa sia stata utilizzata dal Comune di Bassano del Grappa, e dalla stessa comunità cittadina, per la tanto sbandierata “promozione del territorio”.
Ricordo ancora la visita in città, nella campagna elettorale per le amministrative del 2014, dell'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle commemorazioni del Centenario della Grande Guerra Luca Lotti, amico personale e braccio destro del premier Renzi, giunto a Bassano per sostenere il candidato sindaco Riccardo Poletto nel momento del massimo fulgore del renzismo. Ricordo Lotti affermare che per il Tempio Ossario “si possono trovare i fondi necessari” e augurarsi di “tagliare il nastro del completamento del restauro con chi mi auguro sia il prossimo sindaco di Bassano”.
E ricordo Poletto dichiarare che Bassano “deve avere un ruolo di primo piano nella partecipazione alle celebrazioni” e che “noi vogliamo giocare questa carta con lo sviluppo del territorio, uscire dai libri e andare sui luoghi, rivolgendoci a scuole e turisti con un marketing territoriale sul piano storico”.
L'avete mai più visto questo marketing territoriale della Grande Guerra?
Del completamento del restauro del Tempio Ossario, in mano alla Struttura di Missione del governo per gli Anniversari di interesse nazionale, avete più notizie? C'è mai stato un piano generale “strategico” per trasformare il Centenario in una occasione non solo di promozione territoriale, ma anche di coinvolgimento globale della comunità cittadina, come ha saputo fare ad esempio il Comune di Vittorio Veneto?
Le opportunità che potevano essere colte (e anche finanziate dalla Regione e dallo Stato) per celebrare degnamente i quattro anni di anniversario si sono sgranellate come un pugno di sabbia rinchiuso in una mano. Segno ineluttabile dei tempi di oggi - che percepiscono quella che Papa Benedetto XV definì “l'inutile strage” come un evento ormai troppo lontano di un passato troppo remoto - o occasione mancata per la città?
Probabilmente, sia l'una che l'altra cosa. Per cui concludo parafrasando il titolo di una celebre canzone di Raf: a Bassano cosa resterà di questi anni '15-'18?
A mio modo di vedere, poco o nulla. Qualche sporadica fiaccolata, un generale disinteresse (e non solo dell'Amministrazione comunale), alcuni eventi-spot che hanno saltuariamente rinfrescato la memoria del conflitto e una potenzialità di immagine della città del Grappa mortificata in questi quattro anni dalle condizioni e dai lavori mai in corso del Ponte Vecchio, dove ancora oggi sventola un tricolore imbrattato di guano sopra il semaforo rosso all'ingresso di Angarano.

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