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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Asilo di quartiere

Da giovedì i 34 profughi richiedenti asilo ospitati a Bassano, gestiti dall'associazione Casa a Colori, saranno impegnati a rotazione in lavori di manutenzione e pulizia nei quartieri cittadini. Si incomincia da Quartiere Firenze

Pubblicato il 11-08-2015
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Sono in tutto 34, hanno un'età media tra i 18 e i 25 anni, come migliaia di altri disperati dall'Africa sono sbarcati a Lampedusa e non sono qui da ieri mattina. Tra di loro c'è infatti chi è stato accolto a Bassano del Grappa da almeno sei mesi, altri addirittura già da un anno.
Sono i componenti del gruppo dei “richiedenti asilo” che si trova ospitato nella nostra città, direttamente gestito dall'associazione Casa a Colori. Per quanto ci resteranno, non è dato sapere. Dipende dalle pratiche per il riconoscimento del loro status di rifugiati. Il quale, visti i tempi biblici della burocrazia dello Stato italiano, per il momento è ancora lungi a venire.
Non si tratta, però, di misteriosi fantasmi. Sono persone in carne e ossa che, grazie ai buoni uffici dell'associazione che li gestisce, hanno già compiuto dei lavori socialmente utili nei quartieri bassanesi. Costruendo in questo modo una piccola rete di relazioni. “La gente li conosce, sono stati anche invitati a matrimoni e feste - sottolinea l'assessore comunale al Sociale Erica Bertoncello -. Nella quotidianità, l'integrazione c'è già.”

La conferenza stampa nella sede di Quartiere Firenze a Bassano (foto Alessandro Tich)

Ora, però, il contributo dei migranti alla causa comune della buona convivenza assume una forma istituzionale. Da adesso, infatti, i profughi saranno stabilmente impegnati - in piccoli gruppi, e a rotazione - in lavori di manutenzione e pulizia dei quartieri di Bassano. Lo prevede un accordo tra l'Amministrazione comunale e alcuni comitati di quartiere.
A rompere il ghiaccio è Quartiere Firenze, dove giovedì mattina interverrà la prima squadra di “migranti volontari” per svolgere tutte le operazioni che saranno ritenute necessarie: dalla pulizia dei marciapiedi (costantemente cosparsi di aghi dei pini) alla manutenzione del parco e del parco giochi, e così via. E non a caso l'annuncio del progetto viene lanciato in una conferenza stampa nella sede del consiglio di Quartiere Firenze: con l'intervento del sindaco Riccardo Poletto, degli assessori Erica Bertoncello e Giovanni Cunico, del presidente di Casa a Colori Enrico Parolin e della presidente del consiglio di quartiere Ketty Marin.
Via via i profughi “operativi” daranno una mano anche in altre frazioni e rioni della città: in primis Campese e Rondò Brenta, e a seguire Ca' Baroncello e altri quartieri. “Nei nostri incontri coi quartieri abbiamo rilevato una grande disponibilità nei confronti del progetto - dichiara l'assessore Giovanni Cunico -. E non mi riferisco solo ai presidenti di quartiere, ma anche e soprattutto ai tanti volontari “invisibili” che già svolgono nei loro rispettivi quartieri opere di manutenzione.”
“Per quanto riguarda i richiedenti asilo, abbiamo sempre optato per un modello di accoglienza diffusa, con piccoli numeri per unità distinte - spiega il sindaco Poletto -. Con Casa a Colori è emersa la volontà di far interagire la comunità con queste persone, che già ci sono.”
Ancora Poletto - sempre molto attento ai rapporti diplomatici coi territori contermini - riferisce di avere partecipato ieri a Santorso a un incontro della Conferenza dei Sindaci dell'Ulss 4, allargato ai presidenti delle altre Conferenze dei Sindaci della provincia, con il prefetto ed altre autorità.
“E' stata espressa la volontà - aggiunge al riguardo il sindaco - di firmare un protocollo con la Prefettura per la gestione dei richiedenti asilo proprio sul modello dell'accoglienza diffusa, in base al rapporto di uno ogni mille abitanti, che i Comuni ritengono non debba essere superato.”
Ebbene sì: le accese polemiche di queste ore tra la Cei e la Lega Nord in materia di accoglienza ai migranti, da queste parti sembrano lontane anni luce.
“E' un'esperienza importante, basata sul puro volontariato - rimarca Enrico Parolin di Casa a Calori in merito al progetto del lavoro nei quartieri -. I ragazzi sono d'accordo, hanno espresso loro stessi il desiderio di essere operativi e già stanno aiutando il territorio. E' un'esperienza importante di integrazione e di cittadinanza attiva. Sono persone, e come tali devono essere trattate.”

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