Connessioni contemporanee
Un dialogo col presente
4-11-18 Settembre 2025
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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Pubblicato il 28-01-2016
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Mangiare un boccone parlando di ciclismo. E' stato questo l’obiettivo della cena organizzata ieri da Mozart Bistrò a Bassano, in collaborazione con i Ciclisti Storici Bassanesi e Gran Corsa Retrò Cycling Events.
Una serata conviviale nella quale è stata raccontata la vita di Alfredo Dinale, “ciclista d'altri tempi” fino a qualche tempo fa dimenticato, ma che grazie un intreccio di ricerche condotto da Loris Giuriatti e da Luca Maria Chenet è risorto all'attenzione della memoria contemporanea.
Nato a Vallonara l'11 marzo 1900, Dinale ebbe la “fissa” del ciclismo sin da piccolo. A soli 8 anni, costretto ad abbandonare la scuola per andare a fare il panettiere a Lusiana, si recava al lavoro salendo e scendendo le strade dell'Altipiano con una vecchia bicicletta. Una dimestichezza coi pedali, unita alla passione e dedizione per le due ruote, che lo portarono ad essere notato nell’ambiente, prima come dilettante e dal 1924 come professionista dopo aver vinto medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi, sempre del 1924, nell’inseguimento a squadre assieme ad Angelo De Martino e Aurelio Menegazzi e Francesco Zucchetti. Fu compagno di squadra di Alfredo Binda, per il quale tirava il “treno” per le volate, in particolare nel giro del 1929. La sua grande specialità era la pista, dove ebbe modo di vincere molte “6 giorni” in tutta Europa.
Alfredo Dinale morì nel 1976, dimenticato. Ne hanno raccontato la vita l’avv. Bortolo Brogliato di Vicenza e Loris Giuriatti, con due diversi libri: “Alfredo Dinale campione degli anni ‘30” e “La Perla del Brenta”.
La memoria di questo uomo, definito “eccezionale” dall’avv. Brogliato, non poteva andare dimenticata, tanto che l’Amministrazione comunale di Marostica per il prossimo 10 marzo ha deciso di dedicargli la pista ciclabile che collega proprio Marostica a Vallonara.
La serata - dal titolo “Storie di ciclismo a cena” - è stata un mix di storia, biciclette, territorio e chiacchiere tutti ben dosati, che hanno creato una sorta di passeggiata nella storia, non solo parlando di ciclismo ma anche gustando piatti tipici dei primi del ‘900.