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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Special report

Attualità

Restauro alla Carbonara

Visita “conoscitiva” al cantiere del Ponte dell'Ordine degli Architetti, col referente per la parte storico-architettonica prof. Giovanni Carbonara, affiancato dal progettista strutturale ing. Claudio Modena e dal soprintendente Fabrizio Magani

Pubblicato il 24-07-2017
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Brassaï. L’occhio di Parigi

La notizia del giorno è che sul restauro del Ponte di Bassano non c'è una vera e propria notizia. Nessuna novità eclatante, nessun ripensamento progettuale, nessun dietro-front operativo, nessuna diatriba di cantiere: ovvero tutte quelle cose che piacciono tanto ai giornalisti. Ma quello che succede oggi è comunque un'occasione importante per capire ulteriori e importanti aspetti dell'intervento di ripristino e consolidamento statico del monumentale manufatto.
L'opportunità viene offerta dalla prima “visita didattica” al cantiere del Ponte organizzata dall'Amministrazione comunale e rivolta ai componenti del consiglio direttivo dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Vicenza. Con un cicerone di eccezione: il prof. arch. Giovanni Carbonara, docente di Restauro Architettonico della “Sapienza” Università di Roma e tra i massimi esperti in Italia sul restauro dei beni storici, referente della progettazione dell'intervento sotto l'aspetto architettonico e storico-critico.
Assieme a lui intervengono anche il prof. ing. Claudio Modena, docente del Dipartimento di Ingegneria Civile Edile ed Ambientale dell'Università di Padova e titolare dello studio S.M. Ingegneria Srl di Padova e Verona, responsabile per la parte strutturale del progetto esecutivo e il dott. Fabrizio Magani, soprintendente all'Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza.

Da sin.: il soprintendente Fabrizio Magani, il sindaco Riccardo Poletto, il vicesindaco Roberto Campagnolo, il prof. Giovanni Carbonara, il prof. Claudio Modena (foto Alessandro Tich)


Prima della pioggia

Appuntamento per il sopralluogo alle 11.30 all'entrata di via Pusterla del cantiere, col vicesindaco Roberto Campagnolo a fare gli onori di casa e un'azione di volantinaggio effettuata all'ingresso dai rappresentanti del gruppo di cittadini che nei giorni scorsi ha presentato l'esposto sull'intervento di restauro. Un'azione pacata e civile, senza disturbi o incidenti di sorta: anche qui, per gli affilati denti dei cronisti, non c'è proprio pane.
Alle 12.45, secondo giro di valzer con l'arrivo dei rappresentanti dei media, forniti dalla Vardanega di provvidenziali caschetto e giubbino ad alta visibilità, ai quali si aggiunge anche il sindaco Riccardo Poletto.
Tutti insieme appassionatamente per capire e carpire le informazioni relative alla visita, riparati dalla stessa copertura del Ponte, tra la prima e la seconda stilata, mentre cadono sul cantiere le prime gocce di pioggia. Ci penserà poi un clamoroso acquazzone ad accelerare la fuga verso la Loggia del Municipio, sede di un piccolo buffet che precede un incontro a porte chiuse in sala consiliare - ancora fra sindaco e vicesindaco, i progettisti e gli architetti invitati - nel primo pomeriggio.
Il sopralluogo odierno, sostanzialmente, consente ai professionisti presenti di constatare con i propri occhi l'attuale stato di degrado delle fondazioni del Ponte e di essere aggiornati sulle soluzioni progettuali previste per la sistemazione del problema.
Osservata speciale, dal punto di vista storico-architettonico, è sempre e ancora lei: la famosa “trave del Casarotti”, ovvero quello che ne resta. Elemento fondante (in tutti i sensi) della ricostruzione del Ponte effettuata da Angelo Casarotti nel 1820, è la cosiddetta “trave di soglia” collocata a pelo d'acqua sul basamento delle stilate.
Una struttura di appoggio da cui partono, di sotto, le palificazioni infisse nel greto del fiume e, di sopra, le colonne che sostengono l'impianto stradale. Dopo aver svolto egregiamente il suo ruolo per quasi due secoli, la “trave del Casarotti” è però fortemente degradata, nei materiali e conseguentemente nell'impianto statico.
Il prosciugamento dell'area circostante alle prime due stilate (lato Bassano centro storico) ne ha confermato e evidenziato il cedimento, alla base dell'abbassamento del Ponte proprio tra la prima e la seconda stilata.
Ma per il progetto di restauro la storica trave di fondazione deteriorata e “spezzata” non va riparata, bensì conservata nel suo stato attuale. E questo perché - secondo le indicazioni del prof. Carbonara rielaborate ingegneristicamente dal prof. Modena nel progetto esecutivo - il manufatto del Casarotti non sarà più funzionale al sostegno del Ponte restaurato. Funzione che sarà invece svolta da una nuova trave reticolare di fondazione in acciaio, che si prenderà sul groppone tutto il peso sovrastante del Ponte e che il prof. Carbonara, per farsi capire dai non addetti ai lavori, chiama “protesi”.
Ma a questo punto, non trattandosi dell'unica trave reticolare “moderna” prevista dal progetto per stabilizzare le funzioni statiche del Ponte Vecchio ma anche per sostenerlo provvisoriamente durante lo stesso restauro, è meglio fare un po' di chiarezza sull'argomento.

Questione di travi

È da più di un anno che, scrivendo del restauro del Ponte, continuiamo a parlare di “travi reticolari”. Ovvero delle strutture “contemporanee” che saranno innestate nel monumento ligneo, volute e sostenute dai progettisti e contestate da altri professionisti del settore, nonché dallo stesso recente esposto del gruppo di cittadini che - a riguardo delle “protesi” previste dal progetto - hanno coniato l'espressione “Ponte Frankenstein”.
Prima tuttavia di creare nuovi mostri, cerchiamo di capire di che cosa stiamo parlando.

1) Trave reticolare di fondazione

Il progetto esecutivo prevede di affiancare alle strutture lignee di fondazione esistenti una nuova struttura reticolare in acciaio inox che trasferirà i carichi di peso verticali del Ponte direttamente sulle teste delle quattro coppie di pali in cemento armato conficcate nel greto del fiume e realizzate nel restauro del 1990 in corrispondenza di ciascuna stilata. Tali coppie di pali sono in grado di assorbire completamente l'intero carico trasmesso dagli otto pilastri lignei che reggono l'impalcato.
In questo modo la funzione di sostegno della trave di soglia degradata del Casarotti sarà “bypassata” dalla nuova trave in acciaio. “Consentendo al contempo - come si legge nel progetto esecutivo - di salvare, seppur sgravati dalla loro funzione statica, ormai comunque gravemente compromessa dal degrado, la trave di soglia e i sottostanti pali lignei di fondazione, unica vera traccia originale della ricostruzione del Ponte.”

2) Trave reticolare dell'impalcato

Sempre secondo il progetto esecutivo, un'altra trave reticolare sarà collocata nell'impalcato, ovvero nello strato sottostante al piano stradale del Ponte.
In questo modo il notevole spessore dell'attuale impalcato, già liberato dalla vecchia massicciata, “sarà sfruttato per realizzare una struttura reticolare in legno lamellare con tiranti in acciaio inox”. Tale struttura “è in grado di assorbire la spinta idraulica, migliorando allo stesso tempo il comportamento della struttura rispetto all'azione sismica”. Sarà inoltre a “completa scomparsa”, e cioè non visibile, posizionata sopra il tavolato strutturale e al di sotto della pavimentazione finale del Ponte.

3) Trave reticolare provvisoria di sostegno

Il progetto esecutivo prevede la realizzazione delle opere provvisorie di puntellazione, per il sostegno del Ponte durante i lavori, evitando il più possibile di sostenerlo “dal basso” e cioè in alveo. La soluzione suggerita dal prof. Modena è un sistema di puntellazione “dall'alto”, con la messa in opera di una singola travatura mobile reticolare in acciaio (altresì detta “ponte Bailey”), posata al di sopra dell'impalcato e da spostare per le fasi successive di cantiere “in avanzamento”. Una sorta di “gabbia” che regge da sopra, e non puntella quindi da sotto, la stilata su cui si sta lavorando. Ma si tratta anche di una soluzione che, come vedremo, non corrisponde all'attuale organizzazione del cantiere.

Il vecchio e il nuovo

“Il degrado dei legni strutturali della trave di soglia è peggiore di quanto avessi immaginato - ci dice il prof. Giovanni Carbonara -. La presenza fitta di questi pali deteriorati mi conferma la bontà della scelta del traliccio metallico, la “protesi” di fondazione che sosterrà la trave di soglia senza andare a toccare l'esistente.”
“Lasciamo in questo modo - continua il prof. Carbonara - una testimonianza materiale di civiltà, la grande trave orizzontale spezzata che sarà raddrizzata e sostenuta dalla trave reticolare “moderna”. Si rispetta in questo modo la trave del Casarotti, inventando un sistema che consentirà di risparmiare sulla manutenzione corrente, potendo intervenire da sopra senza più dover prosciugare l'alveo.”
“Ogni intervento sul Ponte - aggiunge il docente - è migliorativo per i suoi tempi. Sia Palladio che Ferracina che Casarotti lo hanno ottimizzato. Palladio nelle geometrie, Ferracina nella tecnica costruttiva e Casarotti negli aspetti strutturali. Quella del prof. Modena è una “protesi” moderna, pensata per non danneggiare le strutture antiche. Un restauro deve conservare le testimonianze storiche e fare solo quello che serve per far durare l'oggetto.” E chi contesta l'intervento? “È solo incomprensione o pregiudizio”, è la risposta.
“I lavori stanno procedendo abbastanza bene, dopo le note prime sofferenze - commenta il soprintendente Fabrizio Magani -. Premo personalmente affinché ciò avvenga, rappresentando il Ministero che ha contribuito all'intervento di restauro con 3 milioni di euro.”
“L'impressione di questo momento è critica, la sofferenza del Ponte è notevole - afferma l'arch. Matteo Campana, consigliere dell'Ordine provinciale degli Architetti -. Il fatto di creare un rapporto fiduciario con il nostro Ordine e di essere presenti a supporto dell'Amministrazione è un modo anche per mediare l'equilibrio tra le diverse posizioni, per il bene comune di tutti.”
Tutti d'amore, tutti d'accordo? In questa piovosa giornata di incontro tecnico, pare proprio di sì. Ma resta sospesa, tra le righe, una delle più dibattute questioni del progetto di cantiere: ovvero il punto 3) del precedente paragrafo, la trave reticolare provvisoria di sostegno dall'alto. “Sarà fatta?”, chiediamo al progettista prof. ing. Claudio Modena.
“Non lo so”, ci risponde con franchezza. La Vardanega ha infatti cominciato il puntellamento “dal basso” della seconda stilata, che sarà effettuato con l'applicazione provvisoria di tubi di ferro già pronti sul posto per l'installazione.
Trattandosi di un'“opera provvisionale” e non di una struttura fissa, la ditta appaltatrice ha infatti un margine di discrezione sulla scelta operativa.
“Stiamo mettendo le basi per il puntellamento con armatura tubolare in ferro della seconda stilata - ci conferma il titolare della ditta Giannantonio Vardanega -. La stilata si trova in condizioni molto peggiori di quelle previste in fase di progetto e abbiamo pensato che è meglio puntellare da sotto per non caricarla. Il puntellamento è funzionale al lavoro che, dopo le verifiche già effettuate sulla spalla lato Nardini, inizierà con la sistemazione dei rostri. A oggi il “Bailey” non si farà.”
“Con la puntellazione da sotto - conclude Vardanega - possiamo pensare a una soluzione che ci consenta di lavorare anche in inverno, durante la “finestra temporale” in cui è impossibile lavorare in alveo, effettuando la sistemazione da sopra di tutti gli elementi dal pavimento in su, con le opportune soluzioni per il transito dei pedoni. Con il “Bailey” non lo avremmo potuto fare. Così possiamo guadagnare tempo, ma è un'ipotesi in anteprima su cui ancora tutto è da decidere.”

E non finisce qui

Intanto, in concomitanza con il sopralluogo di oggi, un gruppo di professionisti del settore - ingegneri o architetti “ritirati o pensionati”, componenti del “Comitato Amici del Ponte Vecchio di Bassano” - ha diffuso un polemico e circostanziato “Documento di considerazioni sul progetto di restauro del Ponte Vecchio di Bassano dei prof. Giovanni Carbonara e Claudio Modena”.
Ma questo, miei cari e soprattutto pazientissimi lettori, sarà l'argomento di un prossimo articolo.

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