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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Polo Giudiziale

La nuova controversia giudiziaria sull'affidamento del cantiere del Polo Museale Santa Chiara. Per l'Amministrazione comunale di Bassano, sotto il profilo legale, non c'è pace

Pubblicato il 03-02-2017
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Ma guarda un po'. Mentre la Confartigianato chiede al ministro della Giustizia Andrea Orlando di istituire a Bassano del Grappa una sezione distaccata del Tribunale delle Imprese facente capo al Tribunale di Venezia, ecco che - per uno dei tanti “incroci” alla bassanese - proprio il Tribunale delle Imprese di Venezia è chiamato ad occuparsi del nuovo contenzioso giudiziario sbucato nella già impegnata agenda delle grane legali dell'Amministrazione Poletto.
“Sbucato” per modo di dire, visto che si tratta del prosieguo di una causa già intentata contro il Comune di Bassano. A dissotterrare nuovamente l'ascia di guerra, a colpi di carte bollate, sono infatti le due ditte Andreola Costruzioni Generali S.p.A. e la Termoidraulica Sbrissa Srl, entrambe di Loria.
La Termoidraulica Sbrissa, in particolare, si era costituita in RTI (Raggruppamento Temporaneo d'Impresa) con la capogruppo Adico Costruzioni Srl di Maser per la costruzione del primo stralcio del Polo Museale Santa Chiara.

Il cantiere appena riavviato del Polo Santa Chiara durante i "giorni della neve" a Bassano (foto Alessandro Tich)

Come poi siano andate le cose, lo sappiamo bene. Nell'ottobre del 2014 veniva dichiarato il fallimento della Adico, e apposti i lucchetti ai cancelli del già travagliato cantiere. Una pesante tegola per la consociata Sbrissa, trovatasi all'improvviso - e incolpevolmente - con il cerino in mano.
La stessa Termoidraulica Sbrissa, assieme a una nuova impresa mandataria capogruppo (successivamente individuata nella Andreola Costruzioni Generali), il 25 ottobre 2014 aveva richiesto al Comune il subentro nel cantiere.
Ma il 22 dicembre 2014 il Comune di Bassano rispediva la richiesta al mittente: l'atto di modifica dell'RTI - per vari cavilli che risparmiamo al lettore - non veniva accolto. E dopo varie ulteriori schermaglie, il 23 aprile 2015 il R.U.P. (Responsabile Unico del Procedimento) del Comune escludeva formalmente Sbrissa e Andreola dalla prosecuzione del rapporto di appalto. Decisione che veniva impugnata dalle due ditte con un ricorso inoltrato al TAR del Veneto.
Era questo peraltro anche il periodo nel quale già aleggiava l'intenzione dell'Amministrazione Poletto e della sua maggioranza - poi smentita, agli inizi dell'anno scorso, da un clamoroso dietrofront - di mettere una pietra tombale sul Santa Chiara, destinando i contributi già previsti per il Polo Museale alla realizzazione di un nuovo Teatro.
Ma intanto gli incartamenti legali, pur coi tempi da bradipo della Giustizia, facevano il loro corso. E un anno più tardi, il 4 agosto 2016, la Sezione Prima del TAR del Veneto pubblicava la sua sentenza: il ricorso delle due ditte veniva veniva dichiarato inammissibile “per difetto di giurisdizione del giudice amministrativo” e la questione rinviata alle competenze del giudice ordinario.
La controversia non era quindi risolta: veniva solo demandata a un altro Palazzo di Giustizia. Ma l'Amministrazione comunale - che sul Santa Chiara nel frattempo aveva cambiato idea - dopo la sentenza del TAR aveva formalizzato la richiesta di proseguire il cantiere affidandolo alla ditta Nico Vardanega Costruzioni Srl di Possagno, giunta seconda nella graduatoria del bando di appalto. Quella stessa Vardanega che, contemporaneamente, era al centro dell'estenuante braccio di ferro giudiziario per l'affidamento dei lavori di restauro del Ponte degli Alpini.
E il 12 settembre 2016 l'Amministrazione informava che la Vardanega, “dopo avere preso visione degli atti, ha inviato una comunicazione al Comune in cui dichiara di accettare l’appalto dei lavori di completamento del Polo Museale Culturale di Santa Chiara per l’importo complessivo previsto di 5.823.751,36 euro oltre IVA”. “La Vardanega - specificava in quella data una nota stampa del Comune - subentrerà alla ditta precedente alle stesse condizioni e i lavori riprenderanno nelle prossime settimane.”
Ma secondo il legale delle due imprese di Loria, avv. Andrea Giuman di Venezia, il Comune ha affidato i lavori, che sono ripartiti da un paio di settimane, nonostante il procedimento ancora pendente.
Da qui il nuovo ricorso con atto di citazione presentato da Sbrissa e Andreola il 17 novembre 2016 alla Sezione specializzata in materie d'impresa del Tribunale di Venezia, con il quale le medesime chiedono un risarcimento, al momento non ancora quantificato, l'annullamento dell'esclusione dall'appalto dell'opera e il reintegro nel cantiere. L'Amministrazione comunale, in vista del procedimento (udienza il 29 marzo), sarà difesa dall'avv. Denis Marsan di Tezze sul Brenta, per un corrispettivo - Iva compresa - di 10.150 euro.
Come se non bastasse, il contenzioso si aggiunge alla causa civile già in atto intentata sempre contro il Comune di Bassano dalla Adico Srl di Maser, per il tramite del curatore fallimentare, che ha chiesto all'ente comunale un risarcimento di ben 4 milioni di euro per i presunti danni conseguenti alla sospensione dei lavori per le indagini archeologiche svolte nel cantiere.
Non c'è che dire: ormai ogni articolo sui grossi appalti della città sembra quasi un trattato di giurisprudenza.

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