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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Zaia a Renzi: “Adesso sai tutto di noi”

“Face to face” a Treviso tra il governatore del Veneto e il nuovo premier, alla sua prima uscita pubblica. “Siamo gente concreta e aspettiamo fatti. Patto di Stabilità, fisco, burocrazia e sprechi nazionali sul banco degli imputati”

Pubblicato il 26-02-2014
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“Adesso il presidente del Consiglio conosce ogni particolare della realtà virtuosa del Veneto; sa di cosa abbiamo bisogno, di cosa abbiamo diritto; che cosa davvero serve per sostenere una realtà che, con le sue 600.000 imprese, con i conti della sanità in ordine e con la buona amministrazione degli Enti Locali, di fatto mantiene l’Italia.”
Lo ha detto oggi il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che ha avuto un incontro a quattr’occhi con il nuovo presidente del Consiglio Matteo Renzi nel corso della sua visita a Treviso ed ha quindi partecipato agli incontri con gli amministratori locali prima e con una rappresentanza degli imprenditori poi.
“Il tempo delle parole, quello che anche in politica si definisce la luna di miele - ha aggiunto Zaia - sta per finire. Abbiamo ascoltato e preso nota, ma noi siamo veneti, siamo gente concreta, e l’unica cosa che ci interessa sono i fatti. Sono 170 mila disoccupati di cui occuparsi in fretta; sono un assurdo Patto di Stabilità che ci ha requisito 1 miliardo e 400 milioni dei veneti costringendoci a fare debiti con uno Stato-banca per poter pagare i nostri fornitori della sanità; sono i nostri imprenditori, veri eroi che ogni mattina si alzano e devono pensare prima di tutto a come pagare i loro dipendenti e a come combattere una burocrazia asfissiante; sono le tasse al 68,5% contro una media europea del 46% e il 25% della Carinzia che, anche se da Roma sembra lontana anni luce, è a due ora di macchina da qui; sono 21 miliardi l’anno di residuo fiscale attivo che vanno a Roma e non tornano più; sono un piano di difesa del territorio da oltre 2 miliardi già pronto al quale lo Stato non può rimanere sordo in termini di finanziamento.”

L'intervento di Zaia all'incontro con il premier Renzi a Treviso

“Questi sono i fatti che attendono risposta - ha proseguito Zaia -. Noi sappiamo bene cosa fare e come farlo, ora tocca allo Stato renderlo possibile. Se l’approccio Renzi è davvero cambiato rispetto al passato lo vedremo prestissimo. Oggi ha toccato con mano una realtà amministrativa e imprenditoriale modello, che però non può più reggere a lungo a fronte di un Paese dove le risorse che vengono prodotte dai virtuosi vengono gettate al vento per mantenere gli spreconi.”
“Caro Matteo - ha detto Zaia rivolgendosi a Renzi -, il Veneto ti mette sul tavolo 30 miliardi di euro di possibili risparmi. Sono quelli che lo Stato potrebbe ottenere se in tutto il Paese venissero adottati i criteri di buona amministrazione applicati da queste parti, a cominciare dai costi standard in sanità. Adesso sta a voi far sì che il nostro modello venga adottato anche in Regioni come quelle quattro che da sole determinano 5 miliardi di buco nella sanità”.
Parlando nell’incontro con gli imprenditori, Zaia ha fatto anche esplicito riferimento alla questione meridionale, “che esiste - ha detto - perché in realtà mezza Italia è già in default, e che va affrontata con decisione: non è più tollerabile, tanto per fare un solo esempio, che un pasto in un ospedale veneto costi 6-8 euro e in uno al sud arrivi a 50-60 euro”.
“C’è anche un problema di governance complessiva del sistema bancario - ha aggiunto il Presidente del Veneto - perché di fatto le banche, che una volta erano praticamente un socio occulto prezioso per le nostre imprese, sono praticamente sparite dalla scena.”
Il presidente del Veneto ha anche affrontato il tema, tanto caro a Renzi, delle scuole, dell’istruzione e della formazione.
“Qui - ha detto - l’attenzione ai nostri giovani è massima: il sistema della formazione professionale funziona bene; abbiamo una straordinaria realtà di scuole paritarie che educano 90.000 ragazzi che non troverebbero posto nella scuola pubblica e che costano 3.000 euro contro i 7.000 del pubblico; abbiamo tre università nella top five italiana e sicuramente di caratura internazionale ma, ad esempio, non riusciamo a dare tutte le risposte necessarie alle scuole di specialità in medicina perché i posti vengono decisi a Roma e non sulle effettive necessità del territorio.”

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