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Industria

Il commercio spegne la luce

Lunedì 28 gennaio la giornata di mobilitazione nazionale “contro la liquidazione delle imprese ad opera della politica” promossa da Rete Imprese. E Confcommercio Bassano chiede agli associati di spegnere per un'ora le luci di vetrine e negozi

Pubblicato il 25-01-2013
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Elena Pavan

Uno “sciopero della luce” per richiamare l'attenzione sulle necessità di sopravvivenza delle imprese del commercio.
E' l'azione di protesta promossa da Confcommercio Bassano in occasione della giornata di mobilitazione nazionale indetta per lunedì prossimo, 28 gennaio, da Rete Imprese - il consorzio delle associazioni di categoria CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti - per impedire che “la politica metta in liquidazione le imprese”, come recita lo slogan della manifestazione, sui cruciali temi del fisco, del lavoro, del credito, della burocrazia e delle infrastrutture.
L'atto dimostrativo dell'associazione dei commercianti del Bassanese si aggiunge alle iniziative già previste per l'occasione, per dare un segno sui problemi di attualità del commercio locale. Quello che i vertici di Largo Parolini chiedono di fare ai propri associati di Bassano del Grappa e di tutto il mandamento è infatti lo spegnimento delle luci di vetrine e negozi lunedì pomeriggio per un'ora, dalle 17 alle 18.

Il presidente di ConfCommercio Bassano Luca Maria Chenet (foto: archivio Bassanonet)

“Sarà l'anteprima di quello che potremo avere fra due anni in centro storico a Bassano, coi due centri commerciali in funzione - spiega il presidente di Confcommercio Bassano Luca Maria Chenet -. Tutti i Comuni attorno a Bassano stanno mettendo sul piatto un'offerta commerciale importante sulle grandi superfici di vendita. In futuro avremo la cannibalizzazione dei due centri commerciali di Bassano, che si mangeranno l'uno con l'altro e ci saranno scenari di crisi per il personale di quelle strutture. Ma i veri problemi saranno per il centro storico, e le luci e le vetrine spente di lunedì pomeriggio saranno la prova generale.”
Il presidente Chenet e il direttore di Confcommercio Bassano Riccardo Celleghin lanciano quindi un appello agli associati: “Invitiamo tutti ad aderire all'iniziativa, è una prova anche di coesione della categoria. Cercate di aderire, siate coerenti con la nostra linea, facciamo massa critica.”
La prima - convinta - adesione è arrivata da Oriano Mabilia, dell'Orologeria De Poli di piazzotto Montevecchio, che non si limiterà al black out di un'ora.
“Chiuderò tutto il giorno - annuncia Mabilia alla conferenza stampa sull'iniziativa - e maschererò tutta la vetrina con le locandine della giornata di protesta. Non si può più andare avanti così. Non è possibile che uno Stato, tutto in una volta, si faccia beffa dei nostri sacrifici per pagare l'IMU e regali 4 miliardi di euro al Monte dei Paschi di Siena.”
Mabilia è incazzato, incazzatissimo. E come lui sono in tanti i piccoli imprenditori del commercio che sentono ribollire il sangue nelle vene. Molti di loro, alla fine, si arrendono: e come rivela il direttore Celleghin sono in preoccupante aumento negli uffici dell'associazione le consulenze di recessione e le pratiche di cessazione attività.
“La manifestazione nazionale di lunedì 28 - sottolinea Chenet - è un'azione che vogliamo sia recepita dal mondo della politica. Gli eletti al nuovo parlamento si dovranno confrontare col mondo dell'imprenditoria economica. Le aziende sono in grandi difficoltà, ma questo non viene percepito dal mercato della politica, come dimostra il dibattito di questi giorni che sta dando il peggiore spettacolo possibile con la macchina del fango.”
A Bassano e nel comprensorio, intanto, si spegneranno le luci.
Qualche commerciante del centro, da noi contattato, storce un po' il naso: farlo di lunedì, quando già molti negozi sono chiusi, rischia di non produrre l'effetto desiderato rispetto a una bella serrata delle luci il sabato pomeriggio.
Altri soci di Confcommercio Bassano - come riportano i vertici dell'associazione - dicono invece che è addirittura “troppo poco” e che smorzare i faretti delle vetrine “non basta”. Per molti servirebbe un'azione ancora più clamorosa. Cosa che, se non cambia il vento nel rapporto tra politica e imprese, è soltanto dietro l'angolo.
“La botte è piena - ammoniscono i portavoce di categoria -. Basta un innesco perché scoppi.”

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