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Due mesi fa la notizia dell’acquisto del centro commerciale Il Grifone da parte della società austriaca SES (www.bassanonet.it/news/30998-festival_di_salisburgo.html). Un cambio societario sicuramente rilevante per il futuro di uno dei più grandi centri commerciali dell’area bassanese, realtà che al suo interno ospita grandi marche come Interspar, Media World, H&M, Cisalfa, Marrionaud, Kiko e Giunti. Luca Rossi, lombardo, 60 anni, dal 2017 è amministratore delegato di Ses Italy, la filiale italiana del gruppo SES di Salisburgo (Spar European Shopping Centers). Il gruppo austriaco gestisce attualmente trentuno strutture commerciali tra Austria, Slovenia, Italia, Ungheria e Repubblica Ceca. Di queste, quattro centri commerciali e undici altre strutture commerciali, tutte nelle province del Triveneto, fanno capo a Ses Italy.
Cosa vi ha spinto a comprare Il Grifone Shopping Center?

Luca Rossi, Amministratore delegato di Ses Italy
«La decisione era stata presa già nel 2019 quando abbiamo iniziato la trattativa con il fondo Marathon, proprietario della galleria commerciale. L’ipermercato è invece di proprietà di Aspiag-Despar Nordest. La trattativa si era poi interrotta con la pandemia, è stata infine ripresa nel 2023. Il Grifone è una struttura solida dal punto di vista commerciale, con un tenant mix (ndr. l’insieme dei negozi) di grande spessore, con marchi e catene che normalmente si trovano in città molto più grandi di Bassano. E poi quelli che noi chiamiamo “local heroes”, vale a dire operatori sostanzialmente locali ma con un grande appeal e con un’offerta distintiva e di qualità».
Quali indicatori di appetibilità vi hanno convinto?
«I risultati commerciali sono molto buoni, noi vediamo ancora margini di sviluppo specialmente nella struttura, nell’accessibilità, nella vivibilità e nell’atmosfera della galleria. Proprio questi margini di miglioramento, uniti alle ottime basi di partenza, sono stati i fattori che ci hanno convinto ad investire».
In generale ha inciso anche l’attrattività dell’area bassanese?
«Molto. Come dicevo Bassano è una sorta di capoluogo di fatto, anche se non lo è sulla carta. È una destinazione turistica, un gioiello paesaggistico, soprattutto ha una vita culturale molto vivace. Il fatto che vi siano più strutture commerciali, e che siano prospere, è un evidente segno di dinamismo e vitalità dell’intera città e del suo bacino d’utenza. In questo senso Bassano, come peraltro Il Grifone, è un ottimo esempio di realtà “glocal”: un misto di “local“ (arte, tradizione, comunità, identità) e “global“ (grandi catene commerciali internazionali, turismo crescente, collegamenti viari nuovi ed efficienti).
Nelle vostre scelte di investimento quanto sono determinanti i collegamenti viari?
«Sono fondamentali, come per ogni attività economica. Essere isolati non favorisce nessuno: i collegamenti aumentano o i tratti distintivi “glocal“ della città».
Anche il completamento della Pedemontana ha influito?
«Non ha influito direttamente sulla nostra scelta, ma influisce sicuramente sulle potenzialità dello sviluppo cittadino. E di fatto favorisce scelte economiche come la nostra».
Che investimenti avete in programma per il sito di via Capitelvecchio?
«Notevoli. Il fatto che fin dal 2019 si sia parlato di vendita dell’asset ha favorito il rallentamento degli investimenti strutturali da parte della vecchia proprietà. Nessuno investe grosse cifre se intende vendere l’immobile. Quindi c’è stata un’evidente stasi e ci sono un po’ di cose da mettere a posto».
Su quali fronti state lavorando?
«Il primo riguarda la quotidianità, vale a dire piccoli interventi in grado di migliorare la fruibilità della galleria. Il secondo riguarda elementi che non si vedono ma che sono fondamentali, come l’impiantistica. Il terzo è un vero e proprio progetto di ristrutturazione per il quale stiamo lavorando con il nostro studio internazionale di architettura e per il quale stanzieremo una somma notevole. Ma questo non avverrà nel 2024, dato l’organizzazione necessaria per impostare i lavori senza interferire nella quotidianità del centro commerciale».
Che prospettive ci sono dal punto di vista dell’indotto?
«Sono buone. Le aziende che lavorano da noi sono in salute, non si parla di riduzioni di personale. Più in generale, noi ci affidiamo sempre a fornitori locali per i servizi e l’indotto locale ne gioverà sicuramente».
Il mercato retail dei grandi centri commerciali come sta affrontando la sfida planetaria dell’e-commerce?
«Siamo convinti che il commercio fisico sia ancora più che sano se ben gestito e supportato. I dati generali che arrivano dal nostro comitato nazionale dei centri commerciali (CNCC, in pratica la nostra associazione di categoria) parlano di fatturati che hanno raggiunto i livelli di pre-pandemia. Certo l’inflazione ha sicuramente aiutato… Anche i numero degli ingressi non si discostano molto dai dati del 2019. Serve, come dicevo, un buon supporto: centri commerciali accessibili, gradevoli, con la giusta atmosfera, con le giuste iniziative, con la massima attenzione al cliente».
Un’azienda che investe in un territorio ragiona in una logica di lungo termine. Da “nuovi arrivati”, dove si intravedono le potenzialità ancora inespresse per l’area bassanese?
«Al di fuori dell’ambito del real estate commerciale non conosco così approfonditamente il territorio. A mio parere però a Bassano c’è tutto: turismo e industria, agricoltura, storia e tradizione. Se posso aggiungere un tocco personale: a 20 anni ho indossato il cappello con la penna e Bassano già da allora era un posto del cuore, molto prima di venirci a lavorare».
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