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C’è un’età dell’oro e un’età del materasso.
È un interessante caso di riconversione industriale quello che coinvolge il sito produttivo dell’ex Balestra di Campese.
La grande fabbrica, collocata all’imbocco della Valsugana nel territorio di Bassano, per tanti anni è rimasta vuota e inutilizzata dopo il fallimento delle società che si erano avvicendate alla guida di quella che è stata una delle più grandi realtà nazionali del settore.

La riconversione del vasto complesso produttivo della “Balestra 1882”
Da qualche mese sono in corso imponenti lavori di ristrutturazione che hanno visto la demolizione delle strutture laterali della fabbrica e la messa a nuovo del corpo centrale dell’edificio. Come anticipato, arriverà una fabbrica di materassi, ed è senza dubbio un segnale positivo per l’economia del bassanese. I “ruderi” di quello che fu un simbolo dell’economia locale avranno nel prossimo futuro nuova vita. Il sito produttivo diverrà uno stabilimento del gruppo Ugoflex Manufactory di Mussolente, attivo nella produzione di materassi.
Negli anni scorsi si erano levate da più parti voci di lamentela per lo stato di abbandono e degrado dell’area, così come riportavano anche le cronache di Bassanonet, vecchie ormai di quasi sei anni (www.bassanonet.it/news/20423-terra_di_nessuno.html).
La riconversione del vasto complesso produttivo della “Balestra 1882”, dichiarata fallita nel 2013 a seguito di un intricato dissesto finanziario che ha avuto gli “onori” anche della stampa nazionale, ridarà dunque nuove forme alla geografia industriale di Campese. Sono lontani i tempi della clamorosa indagine, denominata “Gold Vision”, che nel 2011 fece scalpore con 12 persone indagate e una marea di reati contestati. Una fine ingloriosa che poco c’entrava con i fasti dell’azienda originaria.
Per dare l’idea delle dimensioni dell’indotto dell’industria orafa bassanese e vicentina negli anni “d’oro” bisogna tornare indietro agli anni Ottanta e Novanta. Un’epoca in cui l’industria orafa italiana trasformava più del 75% dell’oro europeo e oltre il 20% di quello mondiale (ma probabilmente le percentuali erano ancora più alte).
E di queste tonnellate di catene e gioielli la parte del leone la giocavano i distretti di Arezzo, Valenza Po e di Vicenza.
Con il territorio bassanese disseminato di piccoli laboratori artigianali fioriti per gemmazione dalle grandi realtà della gioielleria locale.
Lo stabilimento di Campese, costruito negli anni Sessanta, è stato per lungo tempo il maggior sito produttivo di catename d’oro in Europa ed era arrivato a contare più di 350 tra operai e tecnici.
Ma nel complesso, e per arrivare ai giorni nostri, il distretto dell’oro bassanese, come rilevano gli ultimi dati dell’anno disponibili, non sta male e può ancora dormire sonni tranquilli.
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