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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Valle di lacrime
Il caso ex Lametal di Oliero: l'azienda in Vallata occupata dai dipendenti, da 4 mesi senza stipendio, in presidio permanente. Eppure l'impresa non è decotta. Carletto (Cgil): “Le commesse ci sono, serve un confronto corretto con la proprietà”
Pubblicato il 12-11-2013
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Gli ordini e le commesse non mancano, e i clienti continuano a telefonare.
Non mancherebbe certo il lavoro allo stabilimento del Gruppo Giona Spa, ex Lametal, di Oliero, fabbrica produttrice di scaldacqua: una delle poche realtà produttive rimaste in Valbrenta. E destinata, quanto pare, a chiudere i battenti: almeno questo è il grossissimo timore dei 35 dipendenti, da quattro mesi senza stipendio e da circa un anno inquadrati con contratto di solidarietà.
Un timore che di fatto è una certezza, dal giorno in cui - senza preavviso - è arrivato un camion che aveva l'ordine dalla sede veronese del gruppo di “caricare su tutto”, e cioè portare via più macchinari possibili.

i tre rappresentanti del presidio dei lavoratori ex Lametal di Oliero e la segretaria Fabiola Carletto nella sede della Cgil di Bassano (foto Alessandro Tich)
Nei giorni scorsi le maestranze hanno deciso l'attuazione del presidio permanente della fabbrica, fino a quando non saranno pagati gli stipendi arretrati e non sarà fatta chiarezza sul futuro del sito produttivo.
Una situazione che si è venuta a creare in uno stabilimento dove “non vi è mai stata conflittualità con la proprietà” e dove i dipendenti “sono sempre stati disponibili a lavorare, fino all'ultimo giorno”. E a fronte di un settore dove la domanda di prodotti è ancora alta, lo stallo della produzione viene giustificato “dal problema dei soldi per acquistare il materiale”.
La crisi economica non ha solo le sue vittime designate, colpite dal crollo degli ordinativi e da problemi di liquidità, ma anche i suoi paradossi: e la ex Lametal è uno di questi. Un segno inquietante dei nostri tempi che ha i volti di Franco Signori, Giulio Pontarollo e Gianfranco Smaniotto, tre dipendenti della fabbrica in stato di agitazione che a nome di tutti i colleghi del presidio - con grande compostezza e dignità - partecipano a un incontro con Bassanonet presso la sede della Cgil di Bassano del Grappa.
Parlare con loro significa entrare nella realtà quotidiana del lavoro a rischio, oltre l'aridità delle cifre e delle statistiche.
“Il gruppo è unito, abbiamo la solidarietà della gente della Vallata”, ci dicono.
Una solidarietà che è anche interna al gruppo medesimo, coi lavoratori che pur senza stipendio da quattro mesi hanno deciso di autotassarsi per pagare le bollette ad un collega. Perché chi ha la moglie o il marito che lavora, in qualche modo arriva ancora a fine mese. Gli altri, con moglie e figli a carico, non ce la fanno più a pagare: bollette, affitti, rate del mutuo. Il caso estremo è quello di una coppia, marito e moglie, entrambi dipendenti della ex Lametal ed entrambi privati contemporaneamente del salario. “C'è gente che è ormai costretta a vendere l'oro per pagare, per evitare che gli taglino la luce e il gas”.
“Il presidio ci aiuta ad andare avanti, perché crea un clima di comunità - spiega Smaniotto -. Il problema è quando si torna a casa. Continua a arrivare lavoro da fare, clienti che chiamano. Noi lavoratori abbiamo sempre dato la nostra disponibilità, anche ad andare a lavorare a Verona, avanti e indietro tutti i giorni. Il fatto di essere stati trattati così non mi fa dormire la notte.”
Per Fabiola Carletto, segretaria Cgil Bassano, il caso ex Lametal è sintomatico di una situazione di crisi che nel nostro territorio è ben più estesa, anche se “poco visibile”.
“Ho letto le interviste dei giorni scorsi sui giornali degli industriali, secondo i quali nella nostra zona ci sono “timidi segnali” di ripresa - afferma la sindacalista -. io questi timidi segnali non li vedo. Sicuramente ci sono aziende, soprattutto dedite all'export, con segnali di ripresa: ma queste - come ad esempio la Baxi - non rappresentano il territorio bassanese, che è composto soprattutto da piccole e medie imprese. Abbiamo appena firmato la cassa integrazione straordinaria per una quarantina di dipendenti della Bassanina. Al sesto anno di crisi non vogliamo atteggiarci a pessimisti, ma speriamo che si cominci a parlare di queste cose perché la realtà è questa.”
“Il caso ex Lametal - prosegue Fabiola Carletto - significa 40 posti di lavoro in Vallata persi, in una zona che non offre ricambio occupazionale e coi dipendenti che sono in gran parte in età non ricollocabile. Oltre al rischio di perdere la coesione sociale, c'è la rabbia per i 4 mesi di stipendio non pagati. Ma ci sono imprese in cui i lavoratori stanno attendendo lo stipendio da 13 mesi: è il caso della Agis. La ex Lametal sta richiamando l'attenzione grazie al presidio dei lavoratori. Ma gli altri sono “invisibili”. A Oliero le commesse ci sono, manca il dialogo. E' un'azienda non decotta, coi lavoratori disponibili a lavorare sempre, anche senza stipendio, senza mai conflitti. Ora serve un confronto corretto con la proprietà, per arrivare quanto meno al ricorso agli ammortizzatori sociali.”
Aspetto, quest'ultimo, che si collega in senso più ampio alle motivazioni dello sciopero generale di 4 ore indetto da Cgil, Cisl e Uil per venerdì prossimo 15 novembre, con una manifestazione provinciale prevista nella mattinata a Vicenza.
“Lo sciopero di venerdì - spiega la segretaria Carletto - vuole sottolineare il non equo trattamento della legge di stabilità nei confronti dei dipendenti e dei pensionati. Chiediamo più coraggio da parte di questo governo: tassare le pensioni più alte, ridurre i costi della politica e dei relativi apparati e CdA, e concentrarsi sulle politiche del lavoro. Oggi in Italia il tasso di disoccupazione è del 12,5% col 40% di disoccupazione giovanile. In provincia di Vicenza la disoccupazione ha raggiunto il 6,8%.”
“Il caso ex Lametal - conclude la responsabile sindacale - è emblematico. Chiediamo ai parlamentari vicentini di prendersene carico. Serve un intervento veloce, e non soltanto passerelle, con la solidarietà di tutti. E servirebbero tanti presìdi in più nel territorio, che costringano le istituzioni a prendere in mano la situazione.”
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