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Quando una serie è più efficace della realtà
Non c'è anno migliore. Non c'è momento più giusto. Non c'è tempo che calzi meglio.
Ovunque si parla di crisi, economica, finanziaria e sociale. Le ipotesi di cambiamento restano tali, le previsioni sono funeste. Al bar, in piazza: tutti ad inveire contro una società allo sbando e un sistema economico fallimentare.
E allora quale momento migliore per dimostrare che, forse, le cose possono cambiare? Per occupare un territorio intero di partecipazione vera? Per dimostrare che giovani e adulti, insieme, sono davvero capaci di una cittadinanza attiva, piena, solidale?

Il Social Day è un processo di cambiamento reale, che affonda le speranze in una solidarietà concreta e in una cooperazione sperimentata, vissuta. L'idea che sta alla base è molto semplice: i ragazzi partecipanti cercano un'attività che svolgono, tutti quanti, Sabato 20 aprile; la somma dei proventi ricevuti durante la giornata viene indirizzata ad uno o più progetti di cooperazione internazionale e nazionale. Sono coinvolte le scuole di ogni ordine e grado: elementari, medie e superiori. Per i più piccoli, la giornata verrà curata da una realtà del territorio che si occupa di volontariato: con essa, i ragazzi di elementari e medie potranno conoscere l'operato dei volontari e lavorare concretamente con loro durante il Social Day. Per i ragazzi delle superiori, invece, avviene una vera e propria ricerca dell'attività da svolgere presso aziende, esercizi commerciali, enti, oratori, associazioni.
Ma qual è l'algoritmo che trasforma una raccolta fondi in un processo di cambiamento? La forza motrice del Social Day sta in ognuna delle tappe che portano alla giornata di lavoro. I ragazzi sono coinvolti in un lungo percorso di formazione, nel quale scoprono: il valore del volontariato, da un lato mettendosi a disposizione per costruire, organizzare e sensibilizzare l'evento, dall'altro informandosi a fondo sui progetti destinatari del finanziamento e sui loro contesti; l'entusiasmo della partecipazione, che li porta a confrontarsi, decidere e “sporcarsi le mani”, rendendoli i veri protagonisti di ogni singolo passaggio (anche il più significativo) del Social Day; il senso della cittadinanza attiva, giocata non soltanto nei numeri ma anche e soprattutto nell'esprimere alla comunità che, sporcandosi le mani e facendo assieme, le cose si possono cambiare, ed il futuro è tutto da costruire; il supporto, l'appoggio e la condivisione del mondo adulto (dagli offerenti lavoro alle associazioni, dalle amministrazioni agli insegnanti), tassello fondamentale della rete del Social Day: non solo concessione di voce e spazi, ma vero coinvolgimento cittadino nell'impegno civico. E infine, la sensazione di essere cittadini del mondo, pensando ed agendo globalmente: dal finanziamento a progetti di cooperazione internazionale, fino alla rete europea “SAME”.
A seguito del bando e della successiva selezione affidata ai giovani protagonisti nella realizzazione del Social Day, infatti, nel bassanese sono stati scelti quattro progetti che verranno finanziati dai proventi di quest'anno, di cui tre nel Sud del Mondo: in Brasile verrà realizzato “Terra, speranza e lavoro” a cura dell'Associazione Semear a vida, in Bolivia “Verso la terra promessa”, a cura di Macondo, e in Tanzania il progetto storico affiliato al Social Day che riguarda il Politecnico di Njombe. L'ultima parte, il 10%, verrà devoluta alle attività della Cooperativa “Pio La Torre” e di “Libera Terra”.
Cittadini del mondo, dunque, e cittadini d'Europa: la matrice non è però soltanto nelle pieghe fondative del Social Day, ma anche nella dimensione valoriale ed organizzativa. Da qualche anno, infatti, tutti i movimenti “gemelli” del Social Day (dal Sozialer Tag tedesco, agli Operation Daywork del Nordeuropa – in Norvegia, Svezia, Finlandia e Danimarca – fino allo Zuiddag belga) si ritrovano durante l'estate per un meeting che coinvolge i loro giovani rappresentanti nello sviluppo della rete europea. Si è cominciato con Oslo, nel 2011, con l'obiettivo di stilare otto valori che potessero fare da sfondo comune alle differenti esperienze. L'anno scorso, a Berlino, è stata costituita formalmente la rete di SAME (Solidarity Action-day Movement in Europe). Quest'anno, sarà proprio Bassano ad ospitare il terzo meeting europeo: i referenti dei vari movimenti si confronteranno su quali dovranno essere le caratteristiche comuni che – pur con numeri alti di adesioni – permetteranno di mantenere forte la dimensione di senso e valore dei vari “Social Day”.
Ancora qualche ora, dunque. E poi tutti pronti a muovere il cambiamento, nel segno della solidarietà, come ci hanno indicato, quasi settant'anni fa, i nostri Padri Costituenti, nell'articolo 2 della Costituzione Italiana: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.»
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