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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Il "Tich" nervoso

Little Bassano

A proposito dell'incipit di un articolo pubblicato sul sito del Gambero Rosso

Pubblicato il 10-11-2016
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Brassaï. L’occhio di Parigi

“Bassano del Grappa, piccolo comune della provincia di Vicenza.”
Così inizia un articolo - firmato da Michela Becchi e pubblicato lunedì scorso 7 novembre sul sito enogastronomico del Gambero Rosso (gamberorosso.it) - dedicato a un laboratorio di torrefazione della nostra città.
Caspita: “piccolo comune?”. Certamente per chi vive a Roma o a Milano, dove l'estensione della città del Grappa non corrisponde nemmeno alla superficie di un quartiere, possiamo apparire come dei simpatici lillipuziani.

Bassano, scorcio in centro storico. Foto Alessandro Tich

Anche perché, in questo come in altri casi - anche se molti maschi non sono d'accordo - le dimensioni contano.
Ma vaglielo tu a spiegare che Bassano ha più abitanti di un capoluogo di provincia come Belluno, che è l'ottava città del Veneto per numero di popolazione residente, che il suo territorio raggiunge le alture di Rubbio e si sviluppa per 47 chilometri quadrati, che la sua area urbana assieme ai Comuni della cintura raggiunge i 70.000 abitanti, che fino a tre anni fa era la sede dell'ottavo Tribunale del Veneto, che ha più volte tentato in passato di diventare capoluogo e conquistare l'autonomia da quella “provincia di Vicenza” a cui si trova ancora oggi incollata, eccetera eccetera eccetera.
Sarebbe fiato sprecato.
Ovviamente la collega articolista avrà scritto quella frase in buona fede.
E non ho motivo di metterlo in dubbio.
E proprio qui sta il punto: la percezione che si ha in Italia della città del Ponte, molto probabilmente, è proprio quella di un “piccolo comune”.
E non solo per colpa dei nostri connazionali ignoranti (participio presente del verbo “ignorare” = “non conoscere”) ma anche, e anzi in gran parte, per responsabilità nostra: di noi bassanesi che evidentemente non siamo stati in grado fino ad oggi di “raccontare la città” e di “raccontarci” al resto del Paese.
Riguardo all'ignoranza, ovvero scarsa o persino mancante conoscenza circa l'effettivo rango e la stessa consistenza demografica e ubicazione di Bassano del Grappa ci sono dei precedenti anche clamorosi.
Resterà negli annali il macroscopico abbaglio preso nientemeno dalla Corte Costituzionale, che tre anni fa, nel respingere un ricorso contro la chiusura del Tribunale di Bassano, aveva collocato la nostra città in provincia di Belluno.
Ma non possiamo pretendere che i giudici della Consulta, esperti dei meandri della legge, siano anche degli studiosi di geografia. E non possiamo pretendere che lo sia anche un'autrice che scrive su un importante sito di recensioni enogastronomiche.
Ecco perché l'incipit del suo articolo mi ha particolarmente colpito.
Perché mi ha portato alla realtà delle cose. Da anni sento parlare del Ponte di Bassano, ma anche di altre “icone” come gli asparagi o la grappa, come delle eccellenze per le quali la nostra città “è famosa nel mondo”.
Ma siamo sicuri che sia proprio così? Siamo sicuri, cioè, che il “mondo” si sia fatto una precisa idea di quello che siamo? Oppure c'è ancora da lavorare - come predicano i promotori del Tavolo di Marketing Territoriale - per capire noi stessi che cosa siamo come territorio, per poi “raccontarlo” (per l'appunto) e promuoverlo anche turisticamente ai quattro venti?
E facendo capire agli altri che Bassano non è un “piccolo comune”, ma una cittadina di medie dimensioni al centro di un comprensorio altrettanto importante e interessante?
Se questa è la strada da battere, ci sarà molto da lavorare. Ma qualcosa bisogna pur fare, perché Bassano e la tanto decantata “bassanesità” hanno dormito fin troppo sugli allori e questo è il risultato.
Ringrazio quindi Michela Becchi di gamberorosso.it: non solo la sua presentazione iniziale di Bassano del Grappa - involontario atto di “lesa maestà” - mi ha fatto riflettere, ma alla fine mi trova perfettamente d'accordo.
E lo dico proprio in questo momento, in cui il vecchio progetto politico della “Grande Bassano” si sta evolvendo nel sogno metropolitano della “Smart City diffusa” della Pedemontana. Pensiamo in grande, ma nella realtà siamo ancora piccoli. E tutto fila in proporzione: per una Little Italy, come è oggi percepito il nostro Paese nel contesto internazionale, è giusto che ci sia anche una Little Bassano.

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