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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
E’ la fotografia di Dio?
Incontro alla Bassanese con il professor Massimo Centini nel giorno dell’ostensione della Sindone
Pubblicato il 11-04-2010
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Duecento persone alla Bassanese hanno ascoltato in “religioso” silenzio, è il caso di dirlo, le verità storico-scientifiche del prof. Massimo Centini sulla Sindone e i suoi misteri. Mentre radio e tv, creando indubbiamente anche un grande evento mediatico, diffondevano in tutto il mondo l’annuncio dell’ostensione a Torino, a Bassano, anche con il contributo del prof. Riccardo Poletto, si è cercato di capire i perché di tanto attaccamento al reperto che la datazione al carbonio 14 ha recentemente collocato nel medioevo, e non ai tempi di Gesù. Le spiegazioni ovviamente sono complesse, e non solo perché anche quest’ultima verità della scienza può essere comunque negata per l’inquinamento che ha subito la Sindone nel tempo: le esposizioni alla luce e al calore delle candele, i passaggi di mano, i tre incendi cui è comunque sopravvissuta, come ha ricordato Centini, possono aver degradato il telo di lino grezzo che può rispondere così con risposte mendaci all’interrogatorio del laboratorio scientifico. Centini, autore di “La reliquia del gran maestro. Indagine sulla Sindone e i cavalieri templari”, Piemme Edizioni, è un grande esperto che ha dedicato molti anni di studi comparati alla reliquia più famosa e sbalorditiva della cristianità, o più giustamente, come l’ha definita Giovanni Paolo II dopo la notizia della datazione, all’“icona della cristianità che rappresenta una grande sfida all’intelligenza umana”. Dopo tante analisi con le strumentazioni più avanzate, quelle che la scienza ha attualmente a disposizione; l’elaborazione di teorie che confermano o sconfermano il mistero della “fotografia di Dio” e i suoi legami con l’affascinante mondo dei Templari; i tentativi tortuosi di ripercorrere l’iter giuridico di un reperto archeologico e anche criminologico, resta comunque intatta l’ombra sul lenzuolo del mistero. Pare ad esempio che sia quasi impossibile, anche considerate le epoche storiche di cui si parla, imprimere un negativo del genere da un’immagine in positivo, cioè quella della figura antropomorfa che conteneva il telo adibito a sudario - E non si tratta comunque solo di misteri di fede – ha affermati Centini – perché la persona credente, anche se la Sindone dovesse rivelarsi un abilissimo falso, non smetterebbe di credere, e l’ateo, anche se si dimostrasse scientificamente che la Sindone è un reperto autentico, non troverebbe in questo la fede -. Per dirla con Marco Aurelio, “avere opinioni non è obbligatorio”, ma dall’incontro con lo scienziato positivista sono comunque emerse alcune verità innegabili: la prima, l’efferatezza delle pratiche di tortura riservate ai condannati alla crocifissione, - a quei tempi è cresciuta nel sangue “una foresta di croci”- ha ricordato Centini, ed è stata davvero agghiacciante, per i primi venti minuti dell’incontro, la ricostruzione con tanto di proiezione tridimensionale e l’ausilio di modellini di cera delle brutalità subite dalla persona avvolta dal sudario, chiunque lui fosse, e la con-Passione è salita ancora di più, se possibile, al pensiero che si fosse trattato di Gesù Cristo; della seconda verità, un po’ più scomoda, ha parlato Marco Bernardi, cioè del sospetto diffuso dell’esaltazione della reliquia per altri interessi che non siano quelli nobili di uno storico, di uno scienziato o di un credente, ma per promuovere una sorta di turismo religioso, un evento nazional-popolare cui partecipare comunque, anche senza consapevolezza, un abbeveratoio che fornisce acqua a gocce, dilazionate nel tempo, ad un gregge smarrito.

il prof. Riccardo Poletto e il prof. Massimo Centini
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