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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

L’uomo dei Ponti

In memoria di Gianni Posocco, scomparso improvvisamente a 81 anni

Pubblicato il 07-01-2025
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Trevigiano di origine, mitteleuropeo per stile, bassanese nell’anima.
Il modo di essere e il modo di fare di Gianni Posocco è stato un incrocio di varie personalità messe insieme: un animatore culturale, un promotore di eventi, un facilitatore istituzionale, un tessitore di relazioni internazionali per la città di Bassano nonché, fondamentalmente, un gentiluomo.
La notizia della sua improvvisa scomparsa, ad 81 anni, a seguito di un malore, si è diffusa rapidamente nel pomeriggio di ieri. Una triste notizia che ha squarciato il clima dell’Epifania, proprio mentre i “personaggi fatati” delle Arti per Via, il gruppo da lui ideato e presieduto per lunghi anni, animavano in piazza Libertà il programma di Bassano Città della Befana, assieme alla Pro Bassano.

Gianni Posocco (foto da Facebook / Le Arti per Via)

Con lui scompare una figura di riferimento per qualsiasi iniziativa di carattere culturale, ma non solo, promossa dal Comune che ambisse ad andare oltre i confini cittadini per aprirsi a più ampi orizzonti.
Dopo una carriera lavorativa come funzionario del Comune di Bassano, e già consigliere comunale in passato, una volta andato in pensione Posocco ha dedicato gran parte del suo tempo e della sua passione alla città, affiancando il Comune stesso laddove c’era bisogno della sua riconosciuta esperienza.
È stato così, ricordando solo i tempi più recenti, per la grande mostra “Io Canova. Genio Europeo” al Museo Civico, premiata da un bilancio conclusivo di oltre 81mila visitatori, della quale è stato il deus ex machina dietro le quinte per il reperimento di sponsor e risorse economiche, grazie al suo approccio di concreta affabilità che in lui era naturale.
C’era sempre lui a supporto dell’operazione di finanziamento al Comune di Bassano da parte degli erogatori liberali per coprire una parte della spesa per l’acquisto del capolavoro di Jacopo Bassano “Ritratto di uomo in armi”, oggi di proprietà del nostro Museo Civico, alla cui presentazione in sala Chilesotti davanti agli imprenditori interessati a sostenere la causa era stato, come avevo scritto nell’occasione, il “gran maestro di cerimonie”.
Fautore e concreto sostenitore dei gemellaggi della città di Bassano, non aveva fatto mancare la sua presenza, inoltre, all’incontro “a distanza” del settembre 2023 con il prefeito municipal (sindaco) di Nova Bassano Ivaldo Dalla Costa che aveva lanciato un appello ai bassanesi per aiutare la sua comunità, che era stata messa in ginocchio dalla disastrosa alluvione nel Rio Grande do Sul brasiliano.
Ma Gianni Posocco, per quanto riguarda il suo costante e fattivo contributo alla dimensione internazionale della città di Bassano, rimarrà negli annali, secondo una definizione che tirai fuori all’epoca, soprattutto come Mister Mostar.

Se oggi infatti Bassano del Grappa è gemellata con Mostar, capoluogo dell’Erzegovina, con il suo Stari Most (Ponte Vecchio) e centro storico fregiati del titolo di Patrimonio dell’Umanità UNESCO, lo si deve in origine ad una sua intuizione.
E cioè all’evidenziazione delle varie e sorprendenti analogie tra il Ponte Vecchio di Bassano e il Ponte Vecchio di Mostar, al di là della loro differente forma architettonica e del fatto che il primo sia fatto di legno e il secondo di pietra: per il nome uguale di entrambi, per lo stesso periodo di costruzione, per essere entrambi frutto dell’ingegno di un “archistar” dell’epoca, per essere entrambi stati distrutti nel XX secolo da eventi bellici e per le grandi azioni di solidarietà che li hanno riportati alla ricostruzione.
In più, come rilevato da Posocco, lo Stari Most di Mostar ricostruito dopo la guerra in Bosnia-Erzegovina è stato inaugurato il 22 luglio 2004, data del “compleanno” di Bassano.
Da tutto ciò era scaturito l’atto di gemellaggio tra i due Ponti nonché il patto di amicizia fra le due città, siglato il 30 settembre 2021 a Bassano dai sindaci Elena Pavan e Mario Kordić, ancora in piena era da mascherine, in una cerimonia di cui Posocco era stato ancora una volta il direttore d’orchestra.
Si trattava del prologo dell’atto di gemellaggio vero e proprio tra Bassano del Grappa e Mostar, siglato nel capoluogo dell’Erzegovina dai sindaci Pavan e Kordić il 24 marzo dello scorso anno.
E proprio a Mostar, la scorsa estate, Gianni Posocco ha portato in trasferta le Arti per Via, che già si erano esibite in occasione dell’incontro bassanese di gemellaggio tra i due Ponti, a suggello della pluriennale attività di questa originale congiunzione tra “gruppo folk, museo itinerante e teatro di strada”, nata negli anni ’80 sulla base di una ricerca sulle tradizioni popolari di Elide Imperatori Bellotti e quindi proiettata per decenni in giro per il mondo con i suoi spettacoli grazie ai plurimi rapporti internazionali del suo fondatore Posocco.

Molti di noi, ricordando Gianni Posocco, conserveranno la memoria di un uomo cortese. Mai sopra le righe, sempre pronto al sorriso e ad una cordiale battuta, capace di essere compito e discreto - in altre parole, di stare al suo posto - anche quando si trovava in prima linea accanto al sindaco o all’assessore di turno.
Delle innumerevoli persone che lo hanno conosciuto e stimato fa parte anche chi vi scrive, che in tanti anni di servizi in Tv e di articoli su questo portale ha sempre seguito le multiformi iniziative uscite dalla sua mente di inventore e promotore di relazioni.
E lui che di relazioni ne ha favorite così tante guardando oltreconfine, sapeva bene delle mie origini per così dire “austroungariche” e forse anche in onore al nostro comune attaccamento agli amici di Mühlacker, gli piaceva chiamarmi, ogni volta che mi vedeva, “Herr Oberdirektor”.
Delle memorie riguardanti i nostri incontri, questo rimarrà per me il ricordo più indelebile.
Gianni Posocco è stato l’uomo dei Ponti: non solo quelli di Bassano e di Mostar, ma anche e soprattutto i Ponti tra le persone, anche di nazionalità e di lingue diverse, che lui sapeva costruire con l’ingegneria del dialogo.

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