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Campagnolo di città

“Ridare alla Polizia Locale la mentalità del vicinato e del rapporto coi cittadini”. Ma indipendentemente dall’ente a cui appartiene? Intervista all’assessore comunale alla Sicurezza Alessandro Campagnolo

Pubblicato il 20-11-2024
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“Ridare alla Polizia Locale la mentalità del vicinato e del rapporto coi cittadini.”
È il mantra di Alessandro Campagnolo, assessore comunale alla Sicurezza di Bassano del Grappa.
Il suo nome è puntualmente e inevitabilmente comparso nelle cronache di questi mesi per la patata bollente del Comando degli agenti di via Vittorelli, collocato nell’organico dell’Unione Montana del Bassanese e quindi non direttamente rapportato al Comune di Bassano, come era invece accaduto fino al 2020.

L'assessore Alessandro Campagnolo (foto Alessandro Tich)

Dal punto di vista politico, Campagnolo rappresenta l’ultimo e unico atomo della DC, la lista con cui si è candidato alle amministrative, rimasto all’interno del composto chimico della maggioranza Finco, che va dai renziani di Italia Viva alle frange più a destra di Fratelli d’Italia.
Ma è un politico con le competenze del tecnico: funzionario di lungo corso della Polizia di Stato, è stato di recente promosso dirigente superiore.
E per otto anni, dal 2002 al 2010, è stato il dirigente del Commissariato di P.S. di Bassano del Grappa, prima di svolgere l’incarico di vicequestore a Vicenza.
Come leggerete, è un sostenitore del concetto del ruolo primariamente educativo della Polizia Locale, nei confronti della cittadinanza e in particolar modo dei giovani.
È anche dell’idea che il corpo di Polizia Locale necessiti di nuove assunzioni, perché a suo modo di vedere l’attuale numero 36 operatori in divisa in organico, di cui 22 effettivamente operativi in servizio esterno permanente sul territorio dell’Unione Montana del Bassanese, è insufficiente a coprire le esigenze di vigilanza entro i confini comunali della città di Bassano.
Ma, Houston, abbiamo nuovamente un problema.
Ed è costituito dal fatto che la funzione di Polizia Locale è di competenza di un altro ente, per l’appunto l’Unione Montana, e pertanto l’assessore alla Sicurezza di Bassano del Grappa non è la figura amministrativa di riferimento.
Non può direttamente intervenire sulle politiche di indirizzo dell’attività del Comando né tantomeno sulle politiche assunzionali in rapporto alle necessità del suo Comune.
E va da sé che in quanto assessore comunale, la sua visione del problema è concentrata su queste necessità.
È Bassano la sua priorità: è un Campagnolo di città.

Alessandro Campagnolo: da funzionario della Polizia di Stato quasi alle soglie della pensione ad assessore comunale. Chi gliel’ha fatto fare?
Me l’ha fatto fare l’idea di riprendere il filo del discorso con l’esperienza molto proficua che ho avuto a Bassano, negli anni in cui ho diretto il Commissariato. Avevo lasciato in sospeso alcune questioni che ho avuto molto piacere di riprendere in mano, visto e considerato che nel tempo la situazione a Bassano si era evoluta. E quindi mi sembrava doveroso dare la mia disponibilità.

Situazione “evoluta” in che senso?
Ai miei tempi non c’erano queste evoluzioni, chiamiamole interrazziali. Si cominciava appena a intravederle, nel 2010 quando me ne sono andato. E non c’erano naturalmente tutte queste situazioni correlate a un sistema educativo legato all’informatica, che porta inevitabilmente la gioventù a un decadimento nei rapporti umani. Secondo il mio punto di vista di ormai anziano navigatore nella gestione delle cose comuni, mi sembrava urgente dare un segnale anche sotto l’aspetto educativo ai giovani che vengono avanti.

Lei ha usato la parola “interrazziale”. Cioè? Mi spieghi.
Insisto nel dire che a suo tempo non si vedevano quelle intersezioni di razze che oggi a Bassano invece sono la normalità. E questo necessita di un’attenzione, di una verifica e di una copertura nel territorio per evitare che il centro resti sguarnito nella vigilanza e soprattutto le periferie vanno conosciute in maniera un po’ più approfondita.

Scusi se insisto, ma devo capire. Secondo lei dunque, la multiculturalità interrazziale, chiamiamola come vogliamo, ha degli influssi dal punto di vista della sicurezza?
Non voglio arrivare a lì. Però, poiché nelle scuole di Bassano la realtà interrazziale è ormai la normalità, secondo il mio punto di vista serve che l’istituzione entri a livello educativo nelle scuole primarie e secondarie, per permettere agli allievi di riflettere sull’esigenza della legalità. Portando appunto un aspetto educativo che permetta ai giovani di muoversi liberamente, integrandosi pienamente nel tessuto sociale.

Lei ha parlato di vigilanza del territorio, periferie comprese, e qui si arriva al punto della Polizia Locale…
La Polizia Locale io la ritengo un cardine, non solo di presenza e visibilità sul territorio ma anche educativo, verso quello che ho appena detto. Cioè il poliziotto o il carabiniere arrivano in emergenza o per fare una prevenzione mirata. La Polizia Locale è invece in rapporto diretto col cittadino. E quindi io vedo la necessità che la Polizia Locale torni a relazionarsi direttamente con la cittadinanza, col giovane, si faccia vedere, si faccia interpellare e possa insegnare al giovane che la legalità parte dal comportamento sociale normale nelle vie cittadine.

Una Polizia Locale che torni a rapportarsi col cittadino, in che modo? Tornando sotto il Comune di Bassano?
È chiaro che il mio impegno è stato portato a questo livello. Cioè mi è stato chiesto di valutare la situazione e di individuare l’esigenza. Per me la Polizia Locale è fondamentale nel riprendere il rapporto con i cittadini di Bassano in particolare, e soprattutto con la gioventù bassanese. Interrazziale o no, è indifferente.

Ma può farlo indipendentemente dall’ente a cui appartiene? Cioè può farlo anche se resta in Unione Montana?
Dipende dalle forze in campo. È già stato detto in passato che con le forze che abbiamo adesso è difficile. Se ci fosse un grande apporto di risorse umane, allora sì. Ma in questo momento Bassano ha bisogno di avere una Polizia Locale che faccia direttamente riferimento alle esigenze dell’amministrazione comunale attualmente in carica.

E allora come se ne esce?
Se ne esce riprendendo il filo del discorso con la Polizia Locale, attraverso una ripresa in carico della forza, attraverso una rieducazione del territorio in funzione di questa forza della Polizia Locale e trattando con i Comuni che hanno interesse a partecipare in maniera diversa, con le convenzioni.

Lei quindi vede anche la possibilità di una Polizia Locale non di Unione Montana, ma intercomunale, sotto Bassano?
Direi assolutamente sì.

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