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Alessandro Tich
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Anteprima dell'allestimento della mostra “Palladio, Bassano e il Ponte” che aprirà al Museo Civico il 29 maggio. Oggi pomeriggio l'arrivo dei pezzi forti dell'esposizione: i due dipinti di Canaletto provenienti dalla Galleria Nazionale di Parma
Pubblicato il 26-05-2021
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Benvenuti, signore e signori, all'Hotel Palladio. Palladio e non solo: ci sono anche gli altri.
Ma è il genio di Andrea Palladio l'elemento propulsore di un allestimento espositivo che racconta la storia del Ponte di Bassano e dei tanti Ponti di Bassano che si sono succeduti nei secoli. Sabato prossimo 29 maggio (venerdì 28 conferenza stampa ufficiale di presentazione) aprirà al pubblico la mostra “Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, storia, mito”, allestita al piano terra della Galleria Civica del Museo Civico di Bassano e in programma fino al 10 ottobre. Un evento, come ben sappiamo, organizzato nell'ambito delle celebrazioni per la restituzione del Ponte alla città.
In questo momento sono in corso i ritocchi finali della preparazione della mostra e - cosa che non accadeva dalla direzione del Museo Civico di Mario Guderzo - nel pomeriggio ha luogo un'anteprima per la stampa relativa alle ultime fasi dell'allestimento. Un importante segnale lanciato dalla direttrice Barbara Guidi nel campo della comunicazione.

La direttrice Barbara Guidi e la funzionaria della Galleria Nazionale di Parma Gisella Pollastro accanto al 'Capriccio con edifici palladiani', appena arrivato, di Canaletto (foto Alessandro Tich)
Appuntamento alle ore 16: e non è un orario casuale. In questa fascia oraria è infatti fissato l'arrivo nella sede della mostra dei due pezzi forti dell'esposizione: il dipinto “Ricostruzione di Castel S. Angelo e del Ponte”, attribuito a Canaletto e il dipinto “Capriccio con edifici palladiani” di Canaletto, quest'ultimo opera tra le più celebri del grande pittore vedutista veneziano del '700. Entrambi i preziosi oli su tela provengono dalla Galleria Nazionale di Parma, Complesso monumentale della Pilotta, dove sono arrivati insieme nel 1825 e dove hanno convissuto “appaiati” fino ad oggi. In vista della loro esposizione in mostra a Bassano, i due dipinti sono stati sottoposti a restauro in un laboratorio specializzato a Venezia, ripuliti dalla patina del tempo e restituiti all'originaria bellezza.
L'anteprima concessa dalla direzione del Museo Civico è un'occasione rara per assistere dal vivo al making of di un evento del genere. L'arrivo e il controllo pre-mostra dei due capolavori è l'esempio di un rituale solitamente escluso ai non addetti ai lavori, che si svolge in un clima di religiosa suspense. Il primo quadro ad uscire dall'imballaggio è la “Ricostruzione di Castel S. Angelo”, poi - sempre con la massima attenzione nella gestione degli spazi e dei movimenti - tocca al “Capriccio”.
Ciascuna delle due opere, collocata sopra un tavolo, viene prima analizzata sul retro e successivamente sul davanti della tela. L'operazione viene svolta dalla direttrice Guidi e da Gisella Pollastro, funzionario restauratore del Ministero ai Beni Culturali, in servizio presso la Galleria Nazionale di Parma. Viene osservato ogni aspetto del dipinto e vengono compilate delle schede. Si tratta della procedura di controllo dello stato conservativo dell'opera al suo arrivo. Un analogo controllo verrà svolto a mostra terminata, prima della restituzione del dipinto al museo prestatore. Non è semplice effettuare una verifica così delicata in mezzo ai telefonini e alle telecamere dei cronisti, tuttavia la stampa è conscia dell'importanza del momento e - grazie a uno spontaneo ed opportuno distanziamento sociale tra i giornalisti e i due Canaletto - tutto si svolge senza intoppi.
“I due dipinti sono entrati assieme nella Collezione Farnese di Parma e sono sempre stati considerati come un pendant - spiega la direttrice Guidi -. Il restauro a cui sono stati sottoposti ha fatto emergere differenze di mano da approfondire. La loro esposizione a Bassano sarà quindi anche un'importante occasione di studio.”
Un'anteprima davvero esclusiva, prima che le due opere vengano appese, sempre appaiate, alla parete.
Non mi dilungo in questa sede sul resto dell'allestimento della mostra. Alcune sezioni sono ancora in fase di ultimazione e il vero racconto di “Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, storia, mito” sarà quello conseguente alla presentazione ufficiale di venerdì.
La limitata ma intensa anteprima di oggi è comunque sufficiente ad inquadrare il tocco del curatore dell'allestimento: il giovane architetto di Bolzano Andrea Bernard. Bernard è anche uno stage director per il teatro e in effetti l'allestimento della mostra bassanese è molto teatrale. L'elemento centrale del percorso di visita è il gioco degli specchi e dei riflessi, a cominciare dalla prima sala dell'esposizione dedicata ai modelli ricostruttivi dei progetti dei Ponti di Palladio realizzati, sulla base dei disegni del sommo architetto cinquecentesco, da Ivan Simonato. Anche il passaggio sul corridoio produrrà l'effetto di camminare sull'acqua, al netto di paralleli da non citare per non essere blasfemi.
Installazione a specchio anche di fronte alla parete di esposizione dei due dipinti di Canaletto, di cui si potrà quindi godere anche l'immagine riflessa.
“Questa mostra - afferma Barbara Guidi - è un racconto per immagini che tenendo al centro la figura di Palladio ripercorre la storia di un Ponte geniale che è stato al centro di tante vicissitudini che qui si ricompongono.” Un Ponte che racconta dunque sé stesso ma che - con gli altri dipinti esposti, tra cui la “Veduta di Verona con Castelvecchio e il Ponte scaligero” di Bernardo Bellotto - si mette in dialogo anche con altri ponti.
Per quanto riguarda l'odierna anteprima, a cui ha partecipato anche l'assessore comunale alla Cultura Giovannella Cabion, per il momento è tutto. Attendiamo dunque l'apertura ufficiale della mostra per poterla vedere e descrivere, completata, nel suo insieme.
È una mostra che, accanto ad Andrea Palladio e alle altre cose esposte, ci darà quindi l'opportunità di ammirare l'accoppiata di opere - una attribuita, l'altra certa - del grande Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto. Il quale, per l'occasione, si fa in due: Canal e Canal Plus.
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