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La Fattoria degli Animali
Fiera Franca 2019: note e impressioni di una mattinata a quattro zampe

Foto Alessandro Tich
In una città di Leoni alati, di Cavalli virtuali e di Rinoceronti di acciaio è bello ogni tanto vedere anche gli animali veri. Ne abbiamo l'occasione una volta all'anno, in quella che è l'ouverture della Fiera Franca d'Autunno che sabato e domenica porterà in centro storico l'invasione delle bancarelle da tutta Italia.
E ancora una volta viale De Gasperi si trasforma in una colorita stalla a cielo aperto per dare spazio alla classica e storica mostra-mercato del bestiame abbinata all'altrettanto tradizionale Concorso del Bue Grasso.
È la nostra Fattoria degli Animali. Con la differenza che non si tratta di una dittatura delle bestie in senso orwelliano, ma di un libero Stato a quattro zampe. Libero per modo di dire, dal momento che i capi di bestiame esposti sono rinchiusi nei loro recinti o assicurati alla loro postazione da robuste funi, ma comunque liberi di farsi ammirare, fotografare e se possibile anche accarezzare. Perché questa è oggi l'essenza della manifestazione.
Ci sono come sempre gli allevatori e i sempre più rari mediatori che cercano di far incontrare l'offerta e la domanda coi loro caratteristici bastoni di legno dal manico arcuato. Ma gli animali in mostra sono sempre di meno rispetto alle edizioni passate, ampi spazi vuoti si susseguono sull'aiuola spartitraffico del viale tra un gruppo di esemplari zootecnici e l'altro e gli affari, manco a dirlo, sono scarsi. Sempre la solita storia degli ultimi anni: quella delle vacche magre. E così la Fiera Franca, che dovrebbe essere prima di tutto un evento economico in quanto mostra-mercato, si trasforma in un affollato zoo dove le persone, molte coi bambini al seguito, arrivano solo per curiosità. Anche per far scoprire ai più piccoli, che non hanno più la Mucca Carolina in Tv a spiegarglielo, che il latte non nasce nella bottiglia delle Latterie Vicentine.
Il viale muggisce, per la maggior parte delle poche bestie in vetrina. Ma anche nitrisce, raglia, bela e grugnisce. Suoni che pochi di noi sono ormai abituati ad udire. Ma anche immagini che noi esponenti della civiltà post-contadina non siamo più educati a immagazzinare nella nostra coscienza.
Si ha l'occasione di scoprire, ad esempio, quanto imponenti ed alteri possono essere i cavalli. Uno in particolare, dal manto bianco e con la criniera bionda, è talmente alto e figo da attirare una cavalleria di smartphone, compreso il mio, che gli fanno le foto.
E viene quasi voglia di dire “T'amo, o pio bove”, carduccianamente parlando, alla vista di alcuni maestosi capi in lizza per il Concorso del Bue Grasso, la cui stazza è talmente massiccia e le cui corna sono talmente intimidatorie da far sorgere spontaneo l'auspicio che rimangano pii e non si incazzino per qualche motivo.
Una delle “star” della Fiera 2019 è senza dubbio una bellissima capra bianca, tenuta al guinzaglio dal suo proprietario, che dimostra di essere alquanto scaltra e di sapere bene il fatto suo. Altro che le capre di Sgarbi. Vicino al candido quadrupede dal collare multicolor è collocato infatti un tavolino dove in quel momento si svolge il vociante spuntino di alcuni addetti ai lavori: formaggio e salame, panini onti e via mangiando. Oro colato per l'intraprendente ovino che snobba totalmente il pubblico in strada rivolgendo il suo interesse esclusivo alla gustosa merenda al lato della strada. E ricevendo in cambio di cotanta attenzione una buona dose di bocconi al volo: mica scema la ragazza.
Ma la vera essenza filosofica di questo appuntamento così antico nei suoi riti e nel suo invariabile universo animale e umano è rappresentata probabilmente da un nugolo di maialini che si accalcano festosamente nel loro recinto. Poco più in là, da uno dei tanti stand dedicati alla gastronomia, e in quanto tali presi d'assalto dalla gente, si diffonde nell'aere l'inconfondibile profumo della porchetta. Greta Thunberg permettendo, sono l'Alfa e l'Omega della catena alimentare.
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