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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Commedia in due atti
Analisi dell'illogica sequenza, in meno di 24 ore, dell'affidamento legale del Comune per la valutazione prudenziale della risoluzione del contratto con Vardanega e della determina dirigenziale che risolve il contratto
Pubblicato il 04-05-2018
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Fatemi capire. Afferma un vecchio detto, che avrà la sua ragione di esistere, che ogni cosa ha un senso. Ma c'è una cosa che un senso non ce l'ha e anzi abbatte le regole della logica elementare. E si tratta della sequenza temporale - e, per l'appunto, anche logica - dei due atti del Comune di Bassano del Grappa di cui mi sono già occupato nelle due giornate precedenti.
L'altro ieri è stata pubblicata sull'albo pretorio online del Comune la determina dirigenziale, a firma del dirigente Area 4 Lavori Pubblici Walter Stocco, che disponeva l'affidamento all'avvocato Nicola Creuso e all'avvocato Stefania Lago dello Studio Legale Associato Calegari Creuso Lago di Padova dell'incarico di assistenza legale al RUP (responsabile unico del procedimento) dell'appalto per i lavori del Ponte Diego Pozza.
La determina in questione incarica i due avvocati di supportare la struttura tecnica comunale, e nella fattispecie il RUP, nella situazione di “pre-contenzioso” nei confronti dell'appaltatore e nella valutazione delle conseguenze dell'eventuale (e sottolineo l'aggettivo “eventuale”) risoluzione in danno del contratto d'appalto con Vardanega.
Foto Alessandro Tich
È infatti il RUP - secondo l'ormai famoso articolo 136 del Codice degli Appalti sulla risoluzione del contratto per grave inadempimento, grave irregolarità e grave ritardo - la figura che, accertata la “permanenza degli inadempimenti” dell'appaltatore, propone la risoluzione del contratto alla “stazione appaltante” (il Comune) che quindi dà corso al provvedimento. Corrispettivo che sarà pagato dal Comune per la consulenza dei due professionisti legali: oltre 23 cocuzze e mezza Iva compresa (1 cocuzza = 1000 euro). L'incarico legale si era reso necessario, come spiegato in poche parole dal sindaco Poletto che lo aveva anticipato nei giorni scorsi, per valutare dal punto di vista civilistico se il contratto con Vardanega “può stare in piedi oppure no”. Vale a dire - tradotto dal polettese - se sussistono oppure no i margini di una risoluzione tranchant del rapporto contrattuale in rapporto all'attuale problematica situazione di progetto e di cantiere.
Una sorta di mandato esplorativo per soppesare tutti gli aspetti che potrebbero conseguire da una decisione importante come quella di rescindere il contratto del Ponte con l'appaltatore considerato “inadempiente”.
E questo perché, come afferma un altro vecchio detto, la prudenza non è mai troppa.
Lo puntualizza la stessa determinazione d'incarico, la quale rileva che “la complessità dei temi esposti e della natura degli effetti scaturenti dalla eventuale risoluzione del contratto d’appalto induce per un principio di prudenza a richiedere il supporto giuridico di un qualificato professionista legale”.
Ieri invece, sempre con pubblicazione sull'albo pretorio online e con contemporanea conferenza stampa convocata d'urgenza a mezzogiorno da sindaco e vicesindaco,
è stata protocollata la determinazione dirigenziale, a firma del medesimo dirigente Area 4 Lavori Pubblici Walter Stocco, che dispone la risoluzione in danno del contratto d'appalto con la ditta Nico Vardanega Costruzioni Srl.
A neanche 24 ore di distanza l'uno dall'altro il Comune ha pertanto prodotto due distinti atti sulla stessa questione, ma senza alcuna connessione logica: la determinazione di risoluzione in danno del contratto costituisce un provvedimento sul quale solamente il giorno prima era stata stata pubblicata la determinazione di incarico, a titolo prudenziale, di un supporto legale di valutazione preventiva.
È questo l'aspetto che non quadra a rigor di coerenza.
Come riferito nel mio articolo “La Stoccata”, il sindaco Riccardo Poletto, contattato da Bassanonet, alla precisa domanda se il parere legale richiesto per la risoluzione del contratto sia già arrivato con incredibile velocità o se la determina di rescissione del contratto del dirigente sia stata stilata indipendentemente dal consulto con gli avvocati, non ha saputo dare una risposta chiara. Nella sua risposta il sindaco non ha comunque detto che un parere legale “c'è già”. E la stessa determina dirigenziale di “licenziamento” della Vardanega, del resto, non ne fa alcun accenno.
Come già scritto, Poletto si è limitato a riferire che si tratta di “un supporto legale” e che “la consulenza è avviata”. Ma ha anche detto, e lo riporto adesso, che è “una questione interna agli uffici” e che “può darsi che l'Ufficio Tecnico e gli avvocati si siano sentiti al telefono”. Ma è improbabile se non impossibile che un dirigente pubblico emetta un provvedimento di una simile rilevanza, e con le inevitabili conseguenze che già si preannunciano all'orizzonte, confortato dal semplice supporto di un consulto telefonico.
Sarà interessante sapere, a questo punto, che cosa se ne farà dell'incarico legale il Comune di Bassano. Ammettiamo infatti che i due avvocati, come richiesto, diano il loro responso su carta bollata e che tale responso dica che la risoluzione del contratto si può fare senza conseguenze giuridicamente rischiose per l'ente pubblico. Sarebbe un consulto legale superfluo, perché la risoluzione è già stata fatta. Se invece le indicazioni giuridiche consigliassero con parere dissuasivo di evitare la rottura dei rapporti e di optare piuttosto per una chiusura in autotutela, come proposto dalla ditta, sarebbe comunque e ugualmente una valutazione inutile e per giunta tardiva perché ormai la frittata è fatta. Ecco perché affermo e ribadisco che ogni cosa ha un senso, ma questa cosa, in base alla logica, non ce l'ha.
E allora, probabilmente, una ricerca di analisi di questa incongruenza va indirizzata seguendo un indizio involontariamente reso dallo stesso sindaco: e cioè che si tratta di “una questione interna agli uffici”. Sono d'altronde gli uffici e i rispettivi dirigenti e funzionari, e non la componente politica dell'Amministrazione, ad essere tenuti per legge alla gestione amministrativa degli appalti pubblici e alle determinazioni e decisioni in materia per le rispettive competenze.
Ma così dicendo, è come se il massimo rappresentante dell'Amministrazione eletta dai cittadini ammettesse che l'incarico legale è finalizzato a togliere le castagne dal fuoco alla struttura tecnica che risponde direttamente del progetto (che è firmato dal consulente esterno prof. ing. Claudio Modena per la sola progettazione strutturale, mentre la progettazione architettonica e di restauro è firmata dall'arch. Viviana Bonato, funzionario Area 4 Lavori Pubblici nonché Direttore dei Lavori) e non alla parte politica che pure lo ha approvato e continua a difenderlo a spada tratta. Decidere in tempi così rapidi, rispetto all'affidamento legale, la risoluzione in danno del contratto ha significato bruciare l'opzione, proposta da Vardanega, della chiusura in autotutela. Una forma di risoluzione consensuale che avrebbe tuttavia comportato per il Comune il riconoscimento degli errori progettuali e della mancata cooperazione della Direzione Lavori imputati dalla ditta quali reali cause del grave ritardo del cantiere: visti tutti i precedenti delle inconciliabili controversie tra Ufficio Tecnico e appaltatore, e visto anche che la progettazione è firmata dal Direttore dei Lavori stesso, una strada impraticabile.
E così, come scritto ieri, il dirigente Stocco ha dato il taglio di ghigliottina.
Una ardita fuga in avanti rispetto al criterio prudenziale dell'incarico legale che a questo punto e per come sono andate le cose - per quanta professionalità sapranno certamente dimostrare i due avvocati di Padova - appare come un impegno per le casse pubbliche di oltre 23.000 euro gettato nelle acque del Brenta.
La città tutta e l'Amministrazione in primis - sindaco Poletto compreso, che pure ha dovuto “cavalcare” mediaticamente l'improvvisa novità - si trova così davanti al fatto compiuto della risoluzione in danno del contratto che azzera automaticamente qualsiasi pronunciamento dei legali, a favore o contro. Mi attengo ai fatti e non alle loro presunte o possibili motivazioni, a serio rischio di dietrologia, sulle quali oggi in città se ne sono già sentite di tutte. Ma una cosa certa e inconfutabile è che nell'inesauribile filone del Teatro dell'assurdo rappresentato dalla vicenda del restauro del Ponte di Bassano, si aggiunge anche questa commedia in due atti.
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