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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

La fabbrica lenta

Dopo dodici anni si sblocca l'iter per la riqualificazione dell'ex Macello di Bassano. Siglato l'accordo Pubblico/Privato tra Comune e Fondazione Bonotto. In riva al Brenta sorgerà un polo di attrazione per l'arte contemporanea

Pubblicato il 05-04-2018
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Rinascimento in bianco e nero

Quando si dice il Fluxus degli eventi. Del progetto di ristrutturare e riqualificare l'edificio dell'ex Macello comunale di Bassano del Grappa, situato sull'omonima via nel panoramico tratto della riva del fiume in destra Brenta, si parla almeno da una dozzina d'anni.
Correva infatti l'anno 2006 quando nasceva l'Archivio Bonotto, la collezione di livello mondiale del movimento artistico Fluxus e di Poesia Visiva e sperimentale raccolta e valorizzata dall'imprenditore tessile e mecenate Luigi Bonotto. Colui il quale, tanto per intenderci, a Yoko Ono dà del tu.
Già allora la nascita dell'Archivio era accompagnata al progetto di istituire una Fondazione (sorta poi nel 2013 e presentata ufficialmente a Venezia con l'intervento, accanto a Bonotto, di Yoko in persona) e al proposito di allestire a Bassano - città dove l'imprenditore-collezionista abita - un nuovo centro culturale polivalente, di respiro internazionale, dedicato alla divulgazione di opere artistiche e intellettuali contemporanee. Un ambizioso obiettivo per il quale era stata appunto individuata la sede dell'ex Macello, alienato a suo tempo dal Comune e acquisito dalla famiglia Bonotto, destinato originariamente nelle intenzioni della proprietà privata ad ospitare una parte della collezione permanente Bonotto accanto ad uno “spazio per la collettività” con esposizioni e iniziative artistiche e culturali e laboratori creativi.

Un rendering del progetto di riqualificazione dell'ex Macello

Da quel tempo è iniziato un iter infinito verso il traguardo della riconversione dell'ex mattatoio in spazio polivalente di cultura, complicato oltremodo dalla valutazione incrociata del progetto in mezzo a una giungla di “enti competenti” per le necessarie autorizzazioni all'intervento sulla sponda del fiume: Autorità di Bacino, Genio Civile, Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio, Amministrazione comunale.
Negli anni il progetto è stato al centro di varie modifiche e vicissitudini.
Nel 2010 l'ex Macello - indicato ancora con la destinazione di “museo” oltre che di centro culturale polifunzionale - era stato inserito tra i punti qualificanti del famoso progetto mai realizzato dell'archistar inglese David Chipperfield, commissionato e finanziato da Luigi Bonotto e da Renzo Rosso, per il restyling urbano delle due rive del Brenta comprese tra il Ponte Vecchio e il Ponte Nuovo.
A complicare le cose ci si è anche messo - sempre nel 2010, con l'edificio già in fase di cantiere edilizio iniziale - il crollo parziale del tetto e il conseguente cedimento di una parte dei ponteggi sul lato verso il fiume. L'episodio aveva comportato l'immediata messa in sicurezza e la successiva opera di consolidamento statico delle strutture fino a che, nel settembre 2011, la famiglia proprietaria Bonotto non ha deciso di iniziare per conto proprio la ristrutturazione dell'edificio, indipendentemente dal “Progetto Chipperfield”, relegato ormai nel dimenticatoio degli uffici comunali.
Nel frattempo, a seguito delle prescrizioni degli enti preposti, l'intervento stesso è stato ridimensionato rispetto al disegno del progetto iniziale. In attesa comunque della quadratura del cerchio: vale a dire delle autorizzazioni definitive delle varie Autorità competenti nell'area, che negli ultimi anni hanno congelato l'ex Macello nell'immagine di un cantiere perennemente in sospeso.
Insomma: una “fabbrica lenta”, proprio come il nome della modalità produttiva della manifattura tessile Bonotto Spa di Molvena, oggi guidata dai figli di Luigi Bonotto, Lorenzo e Giovanni. Ma in un Paese di iter burocratici e amministrativi senza fine come l'Italia può anche succedere che si giunga alla linea di arrivo: e dopo tanti anni, finalmente e ufficialmente, la situazione dell'ex Macello si è sbloccata.

La notizia del giorno, comunicata in conferenza stampa, è infatti la raggiunta stesura di un accordo Pubblico/Privato tra l'Amministrazione comunale di Bassano e la Fondazione Bonotto “finalizzato non solo alla realizzazione di un intervento di recupero architettonico dell'edificio e dell'area circostante, ma anche all'elaborazione di un progetto culturale che prevede la realizzazione di uno spazio interdisciplinare di respiro internazionale per la diffusione dell'arte contemporanea”.
“Comunichiamo la chiusura dell'iter - ha affermato l'assessore alla Pianificazione urbana sostenibile Linda Munari -. Siamo riusciti a far quadrare tutti i pezzi del puzzle e già stasera l'argomento sarà portato in Commissione Territorio prima che la proposta di accordo venga recepita dal consiglio comunale.”
“È un momento fondamentale - ha dichiarato il sindaco Riccardo Poletto - di un'area sensibilissima della nostra città che ha visto un percorso di riqualificazione che con questo accordo Pubblico/Privato si va a completare con un polo culturale di alto livello.” “Questo accordo - ha aggiunto il sindaco - è la chiusura del cerchio, un altro pezzo di quella “piazza d'acqua” che va a riqualificarsi.”
Il progetto definitivo del futuro centro culturale, curato dall'arch. Massimo Muttin, prevede il restauro conservativo e riqualificazione del corpo storico dello stabile, risalente alla metà dell'800, e la trasformazione della parte del fabbricato che guarda verso il Ponte Nuovo, di epoca successiva, con nuovi elementi e volumi. Su questa porzione sarà edificata la “torretta”, ma di dimensioni inferiori rispetto al progetto originario, mantenuta allo stesso livello del tetto. La superficie interessata dall'intervento (due livelli fuori terra, più un vano interrato che sarà adibito a locali tecnici) è di 350 mq per piano, con un'altezza massima di circa 8,5 metri, in linea appunto con il colmo della copertura storica. Oltre agli spazi destinati ad accogliere le attività culturali che verranno promosse ed ad altri spazi dedicato allo sviluppo di artigianato artistico, è prevista anche la collocazione di un bar-caffetteria e ristorante.
Nell'area esterna, inoltre, sarà realizzato un percorso pedonale lungo la riva del Brenta: una sorta di belvedere che permetterà di godere appieno della vista sul fiume, sui ponti e sul centro storico. Questo intervento permetterà di dividere il flusso pedonale da quello automobilistico in quel tratto di via Macello.
“Non sarà una sede della Fondazione Bonotto - ha precisato Lorenzo Bonotto a nome della proprietà -, ma uno spazio a disposizione della Fondazione per le attività che già facciamo in giro per il mondo. Sarà un polo culturale di attrazione per le teste pensanti, non solo come spazio ma attraverso i contenuti culturali di un programma da definire.”
Quello che sarà il futuro spazio culturale sarà dunque definito a opera conclusa, secondo i programmi del curatore che sarà prescelto allo scopo dalla Fondazione.
Quello che invece l'ex Macello riqualificato non sarà, è già chiaro fin da oggi.
“Non chiamiamolo “museo” - ha rimarcato Lorenzo Bonotto - e non chiamiamolo “centro studi”. Sarà uno spazio curato e gestito dalla Fondazione, un “attivatore” aperto a mille possibilità.”
Da oggi inizia quindi il percorso amministrativo conseguente alla stipula dell'accordo Pubblico/Privato che dovrà passare due volte in consiglio comunale, prima per l'adozione e poi per l'approvazione definitiva. Tempi previsti, dai tre ai quattro mesi.
Successivamente, a concessione comunale ottenuta, si passerà alla fase operativa del restauro e riqualificazione del fabbricato. Per il progettista arch. Muttin il tempo preventivabile dei lavori sarà di circa un anno e mezzo. Con possibile inaugurazione, come auspicato dalla proprietà, nella primavera del 2020.
E la fabbrica lenta, finalmente, sarà solo un ricordo.

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