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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Attualità

Un sogno che diviene realtà

A Bassano sorgerà il primo centro culturale italiano dedicato a Fluxus. Al battesimo a Venezia una madrina d’eccezione: Yoko Ono

Pubblicato il 11-06-2013
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Brassaï. L’occhio di Parigi

È stata inaugurata ufficialmente lunedì 10 giugno, in un incontro aperto al pubblico e affollatissimo tenuto a Venezia, nella sede dello Iuav a Palazzo Badoer, la neonata Fondazione Bonotto. Si tratta di un traguardo molto atteso, perseguito con determinazione, e insieme della realizzazione di un sogno fatto a occhi ben aperti, per la famiglia di Bonotto.
Ospite d’onore all’incontro è stata Yoko Ono. L’artista è legata a doppio filo all’iniziativa per la sua opera all’interno di Fluxus, di cui il signor Luigi è un grande collezionista a livello mondiale, e da una sincera, lunga amicizia che la lega all’imprenditore bassanese.
Nell’introduzione all’intervento di Yoko Ono, Carlo Magnani, direttore del Dipartimento Culture del Progetto allo Iuav, ha sottolineato la sinergia degli intenti della nuova Fondazione con il lavoro di studio di forme di avvio, ed espressive, finalizzato a coltivare l’idea di progetto e a decifrare il futuro che si intraprende all’Università. Si è anche soffermato, attraverso un’analisi dell’attualità che stiamo attraversando, sul rapporto che devono tenere le istituzioni con un campo così anti-istituzionale come quello dell’arte e del collezionismo, un terreno fertile che riesce a trasmettere ai giovani la voglia di sperimentare, di innovare, e una sana curiosità intellettuale.

Carlo Magnani ringrazia Fondazione Bonotto

Cristiano Seganfreddo, di Fuoribiennale, ha messo in evidenza la bellezza del coinvolgimento di un’intera famiglia e di un’impresa nell’iniziativa. Ricordando il messaggio lanciato da Yoko Ono assieme a Bonotto con Dream, ha evidenziato l’importanza dei desideri, del sogno, e di mantenere una visione indipendente rispetto a ciò che ci circonda che spesso addormenta – o seda – il nostro spirito critico e la nostra voglia di immaginare.
Yoko Ono ha espresso la sua felicità per il buon auspicio di questo battesimo in riva al mare della Fondazione, e in particolare per la scelta di Venezia, un luogo da sempre ricco di traffici, di reti, un’isola che è sempre cresciuta con la partecipazione di tutti, divenendo nei secoli una città “a misura d’artista”. La tentazione di preservare un patrimonio così grande, ha aggiunto Yoko Ono, non deve far cadere nella tentazione di imbalsamarlo nell’ambra: facendo un parallelo con la sua attività di artista, Yoko Ono ha spiegato che il vero cambiamento, accompagnato dalla splendida sensazione di creare davvero qualcosa di nuovo, e di rivoluzionario, l’ha avvertito quando ha smesso di voler proteggere ciò che faceva e ha iniziato a chiedere alle persone di modificare le sue opere, di aggiungere la loro visione individuale o collettiva ai suoi lavori e alle sue idee. Questo processo partecipativo è stato il cuore pulsante di Fluxus.
“Le parole sono potenti”, ha ricordato Yoko Ono, che ha una voce molto giovane, dolce e ferma, e che esprime pensieri altrettanto giovani – nessuno ascoltandola penserebbe di sentire parlare una signora ottantenne. “A ottant’anni si imparano cose imprevedibili”, ha concluso lei tra gli applausi.
Luigi Bonotto ha chiuso l’incontro ringraziando i suoi figli per il loro lavoro e per aver condiviso il suo sogno che coniuga l’arte con l’industria. Ha poi elencato i principali obiettivi della Fondazione che avrà sede presso la struttura dell’ex Macello di Bassano, e che diventerà il primo centro culturale italiano dedicato a Fluxus: la divulgazione; l’organizzazione di mostre, seminari ed eventi; il sostegno a studi sulla storia e la critica d’arte contemporanea; lo sviluppo del rapporto tra produzione e sistema dell’arte; la cura di pubblicazioni (si ispira proprio a Dream il primo progetto editoriale intrapreso).
Lasciata la sala, ad attendere il pubblico nel giardino di Palazzo Badoer c’era per tutti un sogno da paradiso terrestre espresso in vivande e tanta frutta simbolica, persino capricciosa, ideato in omaggio a Yoko Ono e alla cultura giapponese da Gianni Emilio Simonetti con Giulia Tacchini e Evelina Carrara – almeno il riferimento delle fragole a Strawberry fields forever anche ai più distratti non è sfuggito.
La sede dello Iuav, fino al 28 giugno, ospiterà I’ll be back, l’installazione di Yoko Ono dedicata ai Futuristi.

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