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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Super Collection

Inaugurata oggi al Museo Civico di Bassano la mostra-evento “Novecento Italiano - Passione e Collezionismo”. Esposte 84 opere di 46 autori, dalla "B" di Balla alla "W" di Wildt: in rassegna la nazionale azzurra dell'Arte italiana del '900

Pubblicato il 19-10-2012
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I dipinti e le sculture sono oggetti da guardare, ma ci sono anche opere che ti guardano. Sembra quasi che la loro “anima” esca dalla tela e voglia comunicare con te. E' l'impressione che ci coglie al volo di fronte a “La famiglia Cardazzo”: sorprendente olio su tela del 1938 di Massimo Campigli, concentrato di formale simmetria e di umana dolcezza. Uno dei must tra le 84 opere di “Novecento Italiano - Passione e Collezionismo”, la grande mostra al Museo Civico di Bassano del Grappa promossa e organizzata dal Comune, in collaborazione con Villaggio Globale International, inaugurata questa sera e aperta al pubblico fino al 20 gennaio.
Carlo Cardazzo, ritratto nel dipinto con la moglie e il figlioletto, non è un personaggio qualsiasi. Collezionista, gallerista e animatore culturale, fu dagli anni '30 agli anni '60 uno straordinario protagonista delle vicende artistiche italiane: amico, consigliere e scopritore di tantissimi artisti, tanto da trasformare la sua “Galleria del Cavallino” in Riva degli Schiavoni a Venezia e la Galleria “Il Naviglio” di Milano in due autentici X Factor per i talenti dell'epoca.
Lo stesso ruolo giocato a Torino da Riccardo Gualino, grande industriale di professione (fondatore, tra le tante altre cose, della Snia Viscosa e di Lux Cinematografica) e collezionista e mecenate per vocazione: il suo stupefacente ritratto del 1922, realizzato da Felice Casorati, è un'altra delle immagini top della mostra bassanese.

Massimo Campigli: "La famiglia Cardazzo" (Olio su tela, 1938). Foto Alessandro Tich

Cardazzo e Gualino sono i due special ones di quel fermento economico e culturale che lungo il XX secolo, in Italia, ha permesso l'esplosione di artisti e movimenti che trovavano la loro naturale controparte nell'interesse del collezionismo privato. Un collezionismo che era il frutto di un investimento intellettuale, prima ancora che economico: prima dei soldi, e dell'Arte interpretata come bene finanziario, i valori che contavano erano il piacere e la passione.
E' questa la chiave di lettura di una mostra che nelle due sale dell'ala nuova del Museo concentra la nazionale azzurra dell'Arte del Novecento: Balla, Burri, Campigli, Carrà, Casorati, De Chirico, Depero, De Pisis, Fontana, Guidi, Guttuso, Ligabue, Manzù, Martini, Morandi, Severini, Sironi, Tancredi, Vedova, Wildt e altri ancora.
46 nomi raccontati da una impressionante selezione di opere provenienti esclusivamente da collezioni private, in libera uscita dalle case dei proprietari per diventare finalmente oggetto di pubblica ammirazione.
Con un particolare focus sul collezionismo bassanese - coprotagonista della rassegna con ben 30 opere, indicate in mostra con un segnale azzurro nella didascalia - che si rivela un'assoluta sorpresa per la qualità e quantità degli autori rappresentati.
“Nel '900 - ha spiegato al vernissage per la stampa Annalisa Scarpa, curatrice della sezione collezionismo italiano della mostra - si comprava l'opera quando l'artista non era ancora famoso. Fontana, De Pisis, Vedova ne sono alcuni esempi. La fascia media dei collezionisti era composta da imprenditori e professionisti che si legavano d'affetto a queste opere. Era un collezionismo diverso da quello di oggi, che è pilotato e imposto dalle case d'asta e dai fondi bancari che hanno forzatamente alzato i prezzi di mercato.”
“Servono mostre di qualità, come questa - ha aggiunto la curatrice -, per portare la vicinanza del Museo e far sentire a casa i visitatori. E' una mostra fatta con passione, grazie alla passione di chi ha fatto le opere.”
“Il nostro intento è quello di mostrare come il collezionismo italiano ha raccolto e valorizzato le opere d'arte - ha sottolineato Giuliana Ericani, curatrice della sezione collezionismo bassanese -. Il Museo Civico ha sempre presentato e studiato aspetti della cultura artistica strettamente legati al Museo stesso e alla città di Bassano. Col '900 si è rotto il rapporto tra il collezionismo e il Museo, a Bassano come in tutta Italia e abbiamo pensato quindi di allargare la mostra, grazie alla collaborazione degli Amici dei Musei, alle collezioni private bassanesi. E il collezionismo bassanese si integra col collezionismo italiano: vanno tutti nella stessa direzione.”
Tra i vari “imperdibili” della mostra - ma si tratta, ovviamente, di un'annotazione soggettiva - si segnalano “Il gallo” di Fortunato Depero, “Il pagliaccio (l'attrice futurista)” di Carlo Carrà, “Piazza d'Italia” di Giorgio De Chirico, “La Madre” di Adolfo Wildt, i “Giocatori di scacchi” di Massimo Campigli, “Villa Borghese dalla finestra” di Giacomo Balla, oltre ai tre Ligabue e al “Paesaggio” e a “L'uccisione del capolega” (davvero strabiliante) di Renato Guttuso.
E l'allestimento presenta anche un'involontaria curiosità. Sono infatti esposti, uno accanto all'altro, due dipinti di Mario Sironi: “I soldati”, con la raffigurazione di due carabinieri, e “I parlamentari”. Sono rispettivamente del '37 e del '40, ma creano un'associazione di idee di clamorosa attualità.

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