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Cronaca

Tricom, una pagina di giustizia

La Corte d'Appello di Venezia azzera la sentenza di primo grado del tribunale di Bassano. Condannati i tre ex dirigenti della Tricom-PM Galvanica per la morte degli operai esposti al cromo esavalente nello stabilimento di Tezze sul Brenta

Pubblicato il 08-06-2012
Visto 4.953 volte

Quando si parla delle sentenze della giustizia italiana, non si può mai dire che la notizia era nell'aria. Ma che il ribaltone giudiziario uscito ieri dalla sala udienze della Corte d'Appello di Venezia fosse per vari aspetti quantomeno prevedibile, lo si può affermare con sufficiente sicurezza.
I giudici di secondo grado hanno condannato i tre ex dirigenti della Tricom - Pm Galvanica di Tezze sul Brenta - Adriano Sgarbossa, Paolo Zampierin e Rocco Battistella - finiti alla sbarra per la morte di cinque dipendenti dell'azienda esposti al cromo esavalente e ad altri metalli nelle lavorazioni in fabbrica.
Si tratta di Paolo Zampierin, ex amministratore delegato Tricom ed ex amministratore unico della Pm Galvanica (succeduta alla Tricom nello stabilimento di via Tre Case); Adriano Sgarbossa, ex presidente del Consiglio di Amministrazione della Pm Galvanica e Rocco Battistella, ex responsabile dell'impianto di cromatura della Tricom, nonché - per la cronaca - ex sindaco di Tezze sul Brenta ed ex assessore provinciale.

Una manifestazione contro la sentenza di primo grado sul caso Tricom a Bassano (foto Alessandro Tich)

Per tutti e tre gli imputati, che ora ricorreranno all'ultimo grado di giudizio in Cassazione, è stata inflitta una condanna di 1 anno e 4 mesi (col beneficio di sospensione della pena per Sgarbossa), assieme al pagamento di una penale di 400mila euro ai famigliari delle vittime, subito esecutiva, oltre alle spese processuali. Erano accusati di omicidio colposo plurimo, lesioni personali gravissime e omissioni di cautele.
Il verdetto della Corte d'Appello rovescia così totalmente la sentenza di primo grado, emessa dal Gup del tribunale di Bassano del Grappa Deborah De Stefano, che nel procedimento con rito abbreviato conclusosi nel maggio dello scorso anno aveva assolto i tre imputati con formula piena “perché il fatto non sussiste”.
Per il tribunale di Bassano, gli elementi raccolti dall'accusa non erano stati sufficienti a comprovare la relazione diretta tra i decessi dei dipendenti e l'esposizione degli stessi alle esalazioni nell'ambiente di lavoro.
Impugnata dal Pm Carmelo Ruberto e dai famigliari degli operai deceduti, la sentenza di primo grado è ora azzerata.
Con una nota trasmessa in redazione, il Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Tezze sul Brenta e Bassano del Grappa, che ha seguito gli sviluppi processuali e affiancato le famiglie delle vittime in tutte le fasi della vicenda giudiziaria, esprime soddisfazione per la sentenza veneziana definendola “uno smacco per il tribunale di Bassano, che aveva assolto gli imputati con formula piena, attribuendo le morti al fumo di sigaretta.”
“Noi siamo convinti - prosegue il comunicato - che anni e anni di lotte, le mobilitazioni e i presidi da parte del nostro comitato e la partecipazione di alcuni famigliari delle vittime a tutte le udienze, insieme alla solidarietà espressa da cittadini e da altri comitati su questa vicenda, abbiano fatto la differenza, costringendo il tribunale di Venezia ad emettere una condanna, nonostante le complicità, le omissioni e i silenzi di istituzioni, sindacati e partiti, i rinvii, le richieste di archiviazione e l'assoluzione di primo grado.”
Il Comitato annuncia ora di proseguire la lotta “per riaprire e approfondire le indagini, visto che, dalla chiusura dell'inchiesta ad oggi, altri operai della Tricom risultano deceduti per patologie connesse al processo produttivo”, “per istituire la sorveglianza sanitaria per tutti i lavoratori della Tricom” e “per garantire maggiore sicurezza per la popolazione e l'ambiente, pesantemente avvelenati dalle sostanze inquinanti utilizzate nel processo di produzione della Tricom”.

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