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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
La tromba del giudizio
Dalla vicenda Monegato, e in prospettiva elezioni amministrative a Bassano, considerazioni a ruota libera sull'uso politico dei social
Pubblicato il 04-01-2019
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In un'Italia che vive più di parole che di fatti, bisogna stare molto attenti a come si parla. Perché il significato delle parole può cambiare accezione non solo in base alla forma grammaticale dei vocaboli, ma anche in rapporto al contesto in cui questi vengono espressi. Prendiamo, ad esempio, il dizionario online Garzanti della lingua italiana (garzantilinguistica.it). La voce “trombare” viene così definita: “Bloccare in un’attività, impedire nel raggiungimento di uno scopo; in particolare, bocciare a un esame, a un concorso, a una consultazione elettorale” e poi ancora, ma solo al secondo posto, “Avere un rapporto sessuale”. Il participio passato “trombato”, nel Nuovo Dizionario De Mauro (dizionario.internazionale.it), riconosce soltanto la prima accezione: “Colloquialmente, chi è stato bocciato in un’elezione, un esame e simili”. Ma se la parola “trombato” viene usata in una discussione social dove in un post il verbo “trombare” (anzi: l'aggettivo “trombabile”) è esplicitamente riferito al significato sessuale, ecco che l'invisibile linea che demarca i vari sensi della parola si sfalda e manda tutto a carte quarantotto.
È quello che è successo al consigliere comunale bassanese di centrodestra Stefano Monegato, del gruppo civico Impegno per Bassano, che pochi giorni prima della fine del 2018 ha combinato la cazzata dell'anno. Non perché ha scritto, in una discussione sul gruppo Facebook BSC e in riferimento alla consigliera regionale del PD Alessandra Moretti, che “è stata trombata dappertutto” - e fin qui, sul piano della critica politica, non c'è nulla di trascendentale - ma perché si è conformato al livello di alcuni interventi della discussione medesima, e di un post in particolare (quello dell'aggettivo “trombabile”), aggiungendo parole allusive o comunque doppiamente interpretabili del tipo che la Moretti a Bassano “sta dando una “mano” ad un membro del partito”. Così facendo, ha offerto su un vassoio d'argento l'occasione di essere sbattuto nel tritacarne mediatico ovvero nella tromba del giudizio ad opera degli oppositori della coalizione di centrodestra, circolo cittadino del PD in primis.
L'improvvisa polemica, a pochi mesi dalle elezioni amministrative a Bassano, è molto più di un fuoco temporaneo: gli strascichi del “Monegate” rischiano di riemergere al momento opportuno ogni qual volta, prima e durante la campagna elettorale, si parlerà di donne o di questioni relative alla popolazione femminile. Non a caso, nel comunicato stampa trasmesso oggi dalla civica Impegno per Bassano, si invita ad “evitare ulteriori strumentalizzazioni e fraintendimenti” e lo stesso Monegato ha espresso il proprio mea culpa chiedendo scusa alla Moretti e al consiglio comunale e riconoscendo “di aver commesso un errore serio poiché, per il tenore e il contesto, oltre le mie intenzioni, ha generato significati offensivi”. Appunto: non sono le parole in sé, per quanto monegatamente goliardiche, ad aver provocato la sollevazione di scudi, ma “il tenore” che le ha contraddistinte e il “contesto” che le ha partorite.
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Fonte immagine: dissensiediscordanze.it
Al di là dell'incidente di percorso - che ha animato e anzi infuocato l'altrimenti vacanziero clima politico, bassanese e non solo, del periodo natalizio -, l'episodio riveste un'indubbia significatività nei riguardi del sempre più spregiudicato uso dei social da parte di pubblici amministratori, politici eletti e rappresentanti di partito. Nazionali o locali che siano. Sappiamo dai latini che verba volant e scripta manent e in fatto di interventi postati su Facebook è proprio questo il problema. Quello che scrivi rimane, indipendentemente dai tuoi eventuali pentimenti o ripensamenti. Viene letto e, alla bisogna, “screenshottato”, ri-postato, condiviso e dato in pasto a chiunque. La stessa procedura grazie alla quale, in queste ore, il grande accusatore di Monegato Luigi Tasca, il segretario politico del circolo di Bassano del Partito Democratico che ne ha chiesto immediatamente le dimissioni dal consiglio comunale, viene a sua volta messo all'indice negli stessi canali social per alcune infelici espressioni da lui tirate fuori nel recente passato su Facebook.
Si tratta di colui il quale lo scorso agosto, nel pieno della vicenda della nave Ong Aquarius, ha testualmente definito il ministro dell'Interno Salvini “uno stronzo colossale: un immenso cumulo di deiezioni con smartphone e ditino per twittare”. Ma finché l'obiettivo delle contumelie è Salvini, sui social network in generale troviamo anche di peggio.
Quello che colpisce in simili interventi è quando il bersaglio di cotanti strali non è il potente di turno. È il caso di una utente molto presente e molto attiva nel gruppo FB Bassano Senza Censura, e fortemente critica nei confronti dell'attuale Amministrazione comunale, definita sarcasticamente in un post di Tasca “una delle maggiori intellettuali bassanesi del dopoguerra, bocca a culo di gallina e occhiali tipo mascherone da saldatore”.
Anche lei donna, come la Moretti, e con nome e cognome. Ma con l'aggravante di non essere una notabile di partito, bensì una semplice cittadina. In questo caso, infatti, la tromba del giudizio non ha suonato: né da sinistra, in nome del rispetto della dignità femminile a prescindere dalla fonte del commento, né tanto meno da destra, dove sullo sfruttamento mediatico degli errori o delle cavolate altrui in tanti avrebbero molto da imparare dai propri avversari politici.
Se il buongiorno si vede dal mattino, a Bassano del Grappa sarà una campagna per le amministrative al calor bianco soprattutto sui social, nuovi depositari dell'antagonismo elettorale. Ma candidati e referenti di lista o di coalizione vanno avvertiti: Facebook potrà essere una fonte di “like” e di visibilità online e persino di discredito dei propri competitor, ma più di tanto, in una consultazione dove conta il rapporto diretto e non virtuale coi cittadini, non sposterà i voti.
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