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L’inflazione nel carrello

L’ipermercato Battocchio alla sfida dei prezzi. A luglio +300% di bollette, l’obiettivo è arginare gli aumenti per non penalizzare le famiglie

Pubblicato il 25-10-2022
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Un piccolo viaggio nell’inflazione bassanese, dentro a questo vortice indistinto di prezzi impazziti come non si vedeva da decenni (soprattutto sul carrello della spesa), non può che partire dal “big” locale della grande distribuzione.
L’Ipermercato Battocchio, un impero del commercio a conduzione familiare, 90 dipendenti all’attivo, dall’alto dei circa 150 mila articoli in vendita ha una panoramica formidabile su quello che sta succedendo in questa impennata dei prezzi visibile ormai in tutte le categorie merceologiche. Dal punto vendita di Romano d’Ezzelino è disponibile un paniere di osservazione vastissimo: drogheria alimentare, ortofrutta, macelleria, pescheria, gastronomia, abbigliamento, intimo, giocattoli e casalinghi, servizio di bar, tabaccheria e parafarmacia.

Famiglia Battocchio (Battocchio Spa)

«L’azienda nasce nel 1965 grazie ai miei genitori, Erminio e Mariuccia, su appena 48 metri quadri. Nel 1972 il negozio si trasferisce nell’attuale sede in viale Manzoni con una superficie di 300 mq. Nel 1982 diventa indispensabile un nuovo ampliamento e arriviamo a 1.500 metri quadri. Sette anni dopo il salto di categoria: nel 1989, diventiamo un ipermercato, con un secondo ampliamento che permette di raggiungere l’attuale metratura di circa 5 mila metri quadri», spiega Gigliola Battocchio, CEO e legale rappresentante di Battocchio Spa.

In quasi sessant’anni di attività, la famiglia Battocchio non aveva mai visto un aumento così poderoso e disordinato dei prezzi e dei costi, nemmeno nello scenario di alta inflazione degli anni Ottanta e nemmeno all’epoca della prima crisi energetica negli anni Settanta. Oggi, nella grande distribuzione preoccupano i costi delle bollette per mantenere la catena del freddo, che significa tenere in funzione le celle frigorifere, i banchi degli alimenti e il sistema dei trasporti del cibo. Va di moda dare l’importo delle bollette e quindi ecco il punto di partenza dell’intervista: fino allo scorso anno l’Ipermercato Battocchio ha pagato una bolletta media mensile di circa di 25.000 euro, quest’anno a luglio ha toccato il picco con un aumento nell’ordine di un +300%, a parità di consumi s’intende. Le previsioni di chiusura del 2022 si attestano ad +130% di aumento dei costi energetici rispetto al 2021.
Battocchio è un grande supermercato ma ancora a “misura di famiglia”.

Qual è il vostro giudizio su questo aumento vertiginoso del costo della vita?
«La popolazione è in grandissima difficoltà da quasi tre anni. Prima con il Covid, che ha toccato soprattutto la sfera sociale facendoci vivere ed accettare delle limitazioni inimmaginabili. Poi la guerra alle porte dell’Europa che ha toccato l’aspetto economico di tante famiglie e aziende, andando ad innescare una corsa al rialzo dei prezzi ingiustificata. A mio avviso in gran parte dovuta ad una speculazione incontrollata».

Quali contromisure state utilizzando per tentare di arginare la salita dei prezzi?
«Ci confrontiamo costantemente con i nostri fornitori per capire dove ci sono margini per intervenire. Allo stesso tempo cerchiamo di assorbire e farci carico il più possibile dell’aumento dei prezzi, “girandoli” solo in piccola parte al consumatore finale».

Quali sono i comparti che permettono maggiori strategie difensive sui costi?
«I comparti freschi, macelleria, ortofrutta, salumi, formaggi e gastronomia sono i reparti dove riusciamo a difenderci meglio. Nonostante questi siano proprio i comparti più costosi da gestire, perché legati alla catena del freddo e quindi penalizzati dai costi energetici schizzati alle stelle. Sono quei reparti che necessitano inoltre di personale qualificato».

Avere fornitori locali aiuta?
«La filiera corta per noi è sempre stata un punto di forza, ancora di più in questo periodo. È vitale il rapporto diretto tra le aziende e i fornitori locali, proprio perché molto velocemente si possono decidere ed applicare nuove strategie in tempo quasi reale».

A memoria, ci sono stati altri momenti così impattanti per l’aumento dei costi?
«Non ricordo degli aumenti di prezzo così importanti, percentualmente e ripetuti in brevissimo tempo. Sicuramente bisogna ritornare indietro di molti anni, ricordando sempre che si trattava di periodi storici ben diversi da quelli che stiamo vivendo. Le prospettive di crescita e di recupero di allora non sono confrontabili con quelle odierne».

Secondo voi i prezzi sono destinati a salire ancora?
«L’ondata d’urto dei rincari non si è ancora esaurita, in alcuni settori si è solo “calmata”. In controtendenza però ci sono i settori lattiero caseario e in generale tutti i settori deperibili, che stanno continuando a tenere un trend di crescita dei prezzi molto preoccupante. Addirittura alcune importanti aziende del territorio hanno deciso di sospendere la fornitura di latte Uht. Lo destinano verso trasformazioni più remunerative o per meglio dire meno antieconomiche».

La catena del freddo è fondamentale in un supermercato. Quanto vi spaventano le previsioni sulle prossime bollette “monstre” in arrivo?
«Gli aumenti sembra stiano rientrando, non ci aspettiamo che ritornino come a maggio 2020 ma sicuramente non si può pensare che rimangano così alte. Oggi il rischio non è solo d’impresa ma di tutte le nostre famiglie, perché l’impoverimento generale che stiamo subendo costringerà a dei cambi radicali nei comportamenti dei nostri consumatori».

I costi aggiornati della catena del freddo sono destinati a toccare ulteriormente il costo del carrello della spesa?
«Il rialzo dei costi può essere girato solo in parte al consumatore finale. Se così non fosse oggi non si parlerebbe di un’inflazione all’8%, supererebbe tranquillamente la doppia cifra. Se la situazione non rientrerà il prima possibile, la totalità delle aziende che opera nel nostro settore dovrà forzatamente mettere mano ai listini. La nostra azienda fa un servizio pubblico ma allo stesso tempo deve anche farsi carico della sopravvivenza economica di tutti i collaboratori e delle loro famiglie, garantendo loro il meritato stipendio».

Si può risparmiare sulla gestione della catena del freddo?
«Abbiamo avviato da tempo un rinnovamento con l’intento di efficientare l’ipermercato. Sono state sostituite molte attrezzature come i banchi frigoriferi e le celle di stoccaggio, abbiamo attivato l’illuminazione a led, tutte azioni necessarie per diminuire i consumi. Abbiamo rivisto anche l’abbassamento di tutto l’impianto luci nei momenti di bassa pedonalità».

Che consigli date ad una famiglia per ottimizzare i costi della spesa?
«Per decisione o per costrizione gran parte dei nostri consumatori si sono già dovuti adattare a delle crisi che hanno rivoluzionato il modo di vivere. Al momento stiamo vedendo piccoli spostamenti di acquisto nei carrelli delle famiglie, constatiamo che sono ancora più attenti alle promozioni in genere. Fortunatamente però danno ancora un certo peso all’aspetto qualitativo della spesa alimentare. Il consiglio che mi sento di dare è quello di aumentare la frequenza degli acquisti andando a calibrare meglio le proprie necessità. Quindi maggiore rotazione dei prodotti freschi e un miglior calcolo del fabbisogno alimentare della famiglia, evitando gli sprechi».

Già adesso vedete dei carrelli della spesa meno voluminosi?
«Al momento non stiamo vedendo grossi cambiamenti anzi, nonostante la situazione difficile stiamo mantenendo fatturato, clienti e scontrino medio. La spiegazione è molto semplice: nei momenti di crisi e di difficoltà che il nostro Paese ha vissuto negli anni, abbiamo constatato che il consumatore ha un grandissimo bisogno di essere rassicurato. Proprio in questi momenti diventiamo per loro un punto di riferimento sicuro».

A questi prezzi, cambierà l’alimentazione delle famiglie bassanesi?
«Bisogna capire quanto durerà ancora questo periodo di incertezza. Siamo convinti che ormai la parabola ascendente negativa legata ai rialzi sia arrivata al culmine e ci aspettiamo nel breve periodo che rientri in una fase gestibile. Stiamo vivendo un impoverimento generale che colpisce tutti indistintamente, se non ci saranno degli interventi strutturali mirati molte famiglie dovranno fare forzatamente delle scelte diverse anche sull’alimentazione».

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