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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Special report
Un pieno di rabbia
Le assurde dinamiche dietro al continuo aumento del prezzo dei carburanti. Intervista a Flavio Convento, presidente di Confesercenti Bassano e presidente provinciale della Faib, Federazione Autonoma Italiana Benzinai
Pubblicato il 16-09-2012
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“Quanti schei ciapèo?!” E' la battuta più ricorrente, rivolta ai benzinai, da parte degli automobilisti esasperati dal rincaro senza fine del prezzo dei carburanti.
A rivelarcelo è Flavio Convento, presidente provinciale della Faib-Confesercenti (Federazione Autonoma Italiana Benzinai) e presidente della Confesercenti di Bassano del Grappa. E mentre ce lo dice, allarga le braccia sconsolato: i gestori dei distributori di benzina sono l'ultimo anello della filiera e sono loro, riguardo alle impennate dei prezzi al consumo, quelli che prendono parole.
I prezzi esposti sui totem degli impianti fanno ribollire il sangue nelle vene, e anche il distributore Q8 di viale Vicenza a Bassano, di cui Convento è il gestore, non fa eccezione: nell'area “servito” la benzina senza piombo ha ormai superato da diversi giorni gli 1,9 euro al litro.
Il presidente provinciale Faib e presidente Confesercenti di Bassano del Grappa Flavio Convento accanto al totem dei prezzi "self" del suo distributore (foto Alessandro Tich)
Gli utenti hanno quindi mille ragioni per dissentire e protestare per gli aumenti di benzina e gasolio, percepiti come un continuo attentato alle nostre tasche contro il quale ci si sente impotenti.
Ma gli automobilisti si incazzerebbero ancora di più se qualcuno gli ricordasse che alcune gocce nel loro serbatoio servono ancora a finanziare la guerra in Abissinia, come disposto da Benito Mussolini nel 1935, oppure a rimpinguare le casse dello Stato per la crisi di Suez del 1956.
Sono le famigerate “accise”: le tasse che si aggiungono al prezzo industriale dei carburanti, che già cresce per conto suo, e che nel nostro Paese hanno l'incomprensibile caratteristica di essere introdotte come misura straordinaria a seguito di eventi eccezionali o calamità naturali e di restare “per sempre”, come il diamante della nota pubblicità.
Dove sta, allora, il punto del problema? Sta in un fatto di cui i consumatori, il più delle volte, non si rendono conto. E cioè che i benzinai sono arrabbiati come e più di loro: nei confronti dello Stato, per il peso fiscale caricato sul prodotto, e delle stesse compagnie petrolifere, la cui politica dei prezzi impone ai gestori margini di guadagno sempre più risicati.
E' quanto emerge dall'intervista al presidente Convento, all'indomani della sua trasferta a Roma, dove assieme ai rappresentanti di tutte e tre le associazioni sindacali nazionali dei benzinai (Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio) ha incontrato il sottosegretario allo Sviluppo Economico Claudio De Vincenti.
Presidente, innanzitutto come ci si sente a vendere la benzina ormai vicina ai 2 euro al litro?.
“Siamo disgustati e andiamo malvolentieri a lavorare. Siamo l'ultima ruota del carro, quella che si rapporta con l'utenza, e ogni aumento è una cosa deprimente. La gente ci rinfaccia che prendiamo più soldi, mentre in realtà più costa la benzina meno litri vendiamo, e meno soldi guadagniamo. Noi abbiamo infatti un margine fisso e non un margine a percentuale: che la benzina costi 1 o 2 euro al litro, il margine è uguale. A noi quindi interessa che il prezzo diminuisca e che aumentino i consumi.”
Margine fisso ma, a rigor di logica, spese in aumento...
“Proprio così. Per rifornirci del carburante da erogare noi ci esponiamo finanziariamente. Quando arriva l'autobotte per caricare 30mila litri, è una spesa di quasi 60mila euro, e ci sono mediamente due carichi alla settimana. Dobbiamo centellinare il carburante che compriamo, perché bisogna tener conto preventivamente della diminuzione della quantità di venduto a seguito degli aumenti. Il mio distributore ha una capacità di carico di 80mila litri, per fare un carico pieno dovrei spendere 160mila euro! Bisogna quindi sapersi regolare.”
Quindi la benzina e il gasolio costano a noi, ma costano quasi lo stesso anche a voi...
“I carburanti li dobbiamo comprare, pagando in anticipo la compagnia. E sui nostri bilanci pesano anche le fideiussioni bancarie per le garanzie di pagamento, sempre più alte. Attualmente il margine per un benzinaio è di 2,5 centesimi al litro. E' un valore medio, perché oscilla di qualche millesimo di euro in su o in giù da gestore a gestore. Se la benzina ad esempio costasse 2 euro al litro, io dovrei comprarla a 1,985 euro al litro.”
Quanto incidono le tasse sul prezzo dei carburanti?
“In Italia abbiamo un'incidenza fiscale del 54,2% sul prezzo finale, contro una media europea del 48%. Per la benzina verde, in particolare, le tasse raggiungono il 58% del prezzo alla pompa. Le tasse sono costituite dalle accise, e in più si aggiunge l'Iva sulle accise al 21%, contro una media europea del 19%. Abbiamo cioè una imposta sulle tasse, e quindi una doppia tassazione. Nel 2004 il governo Prodi aveva defiscalizzato l'Iva sui carburanti, cosa che invece i governi successivi non hanno fatto.”
Parliamo un po' di accise...
“Le leggo l'elenco delle accise da pagare per ogni litro di carburante, che in gran parte sono ancora indicate in lire: 1,90 lire per la guerra in Abissinia del 1935; 14 lire per la crisi di Suez del 1956; 10 lire per il disastro del Vajont del 1963; 10 lire per l'alluvione di Firenze del 1966; 10 lire per il terremoto del Belice del 1968; 99 lire per il terremoto del Friuli del 1976; 75 lire per il terremoto in Irpinia del 1980; 205 lire per la missione in Libano del 1983; 22 lire per la missione in Bosnia - Erzegovina del 1996. Poi arriviamo agli euro: 0,020 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004. Sono riusciti a farsi finanziare una vertenza sindacale! Altre accise sono state aggiunte nel 2011, come gli 0,089 euro per l'alluvione in Liguria e Toscana e gli 0,040 euro per l'emergenza immigrati conseguente alla crisi libica. L'elenco non è ancora aggiornato all'accisa introdotta dal governo Monti per il recente terremoto in Emilia. Negli ultimi due mesi in Francia le accise sono diminuite di 6 centesimi al litro, da noi sono aumentate di 5,4 centesimi.”
Che ripercussioni hanno gli aumenti dei prezzi sul vostro settore?
“E' un settore completamente in crisi, per le minori quantità di carburante venduto e per le campagne di sconti delle compagnie che tagliano il margine di guadagno rispetto al nostro prezzo di acquisto. Per la nostra categoria il margine adeguato dovrebbe essere di 5 centesimi al litro, mentre il margine medio, come detto prima, è decurtato a 2,5 centesimi.”
Che cosa avete chiesto al sottosegretario De Vincenti?
“Abbiamo presentato le nostre richieste al governo: prime fra tutte la defiscalizzazione dei carburanti, e cioè tagliare l'Iva sulle accise, e la diminuzione delle accise. Ci sono poi le rivendicazioni nei confronti delle compagnie petrolifere, rispetto ai problemi imposti dal margine fisso per tutti e al margine inferiore che deriva dalle campagne promozionali e di sconti.
C'è poi la questione delle carte di credito: fino all'anno scorso non c'erano commissioni da pagare sotto i 100 euro. Adesso l'Abi, e cioè l'associazione delle banche, ci vuole imporre un tasso fisso dell'1% a transazione per il noleggio dei Pos. Così il nostro margine, che già oggi è di poco superiore al 2%, verrebbe dimezzato. Abbiamo chiesto al governo di intervenire, se no sarà sciopero.”
Intanto continuano le campagne di promozioni e sconti...
“E' una presa in giro, uno specchietto per le allodole. La famosa campagna dell'Eni di questa estate è rimasta tale per due weekend, subito dopo sono aumentati i prezzi per compensare gli introiti e negli ultimi weekend il prezzo scontato era lo stesso del prezzo di listino più alto di un mese prima. E' meglio proporre un prezzo fattibile per tutti i giorni della settimana.”
Quando arriveremo, per la benzina normale, ai 2 euro al litro?
“Siamo già arrivati ai 2 euro. Ci sono anche le accise regionali, che il Veneto per fortuna non ha applicato. Ma in alcune regioni come la Toscana o la Liguria, a seguito dell'alluvione dell'anno scorso, sono state applicate e lì già si paga la benzina sopra i 2 euro. Noi, penso, ci arriveremo molto presto. Il governo deve seguire l'esempio della Francia diminuendo le accise e defiscalizzando l'Iva.
Se no anche nella nostra regione siamo vicini a superare la soglia.”
Quello che emerge dalle sue parole è che noi consumatori e voi benzinai siamo sulla stessa barca...
“Abbiamo gli stessi problemi dell'utente. Quando aumenta la benzina siamo disperati come gli utenti. Per il prossimo carico io dovrò spendere circa 3000 euro in più.”
Un carico sì, ma pieno di rabbia.
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