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Gli Alpini del Ponte

Restauro Ponte degli Alpini. Intervista al presidente ANA Montegrappa Giuseppe Rugolo. "Siamo perplessi per la continua alternanza di notizie." "Basta divisioni, il cantiere deve partire." "Lancio un appello alle istituzioni: fate presto"

Pubblicato il 22-02-2017
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Negli ultimi due anni, per dovere di cronaca, abbiamo dedicato innumerevoli articoli al Ponte degli Alpini. Questa volta - rovesciando i termini - accendiamo invece i riflettori sugli Alpini del Ponte. La cui voce sul sofferto iter del restauro del manufatto fino ad oggi non è pienamente emersa. L'uno e gli altri sono in simbiosi dal 1947, quando proprio le penne nere furono protagoniste della ricostruzione del Ponte ferito dalla guerra, che da allora avrebbe preso il loro nome. 70 anni dopo, la storia si ripete. Il Ponte, questa volta ferito dall'incuria e dai cedimenti nella struttura, attende un restauro - procrastinato dalle controversie giudiziarie e dalle pastoie burocratiche - che sarebbe dovuto iniziare più di anno fa.
In questa occasione gli Alpini non sono coinvolti direttamente nel progetto di recupero, ma il loro ruolo è comunque importante. La sezione ANA Montegrappa, a cui sono iscritte quasi 10mila penne nere, è infatti la garante della raccolta fondi di iniziativa popolare sorta ancora nel 2014, con la nascita del comitato “Aiutiamo il Ponte di Bassano”, per contribuire al salvataggio dell'illustre monumento malato.
Ma dopo il grande riscontro mediatico di un paio di anni fa, come sta procedendo la raccolta?

Il presidente della sezione ANA Montegrappa Giuseppe Rugolo durante una sfilata sul Ponte degli Alpini

E, soprattutto, come si pongono gli Alpini di fronte ai ritardi e al persistente stallo dell'attesissimo e già appaltato cantiere?
Il presidente ANA Montegrappa Giuseppe Rugolo ci concede volentieri un'intervista al riguardo.

Presidente Rugolo, come stanno vivendo gli Alpini le vicissitudini del Ponte?
“Ci sentiamo moralmente responsabili di questo storico e meraviglioso manufatto di legno. Se ci siamo mossi fra i primi a lanciare l'allarme sullo stato del Ponte, lo abbiamo fatto in memoria degli Alpini che 70 anni fa, assieme al popolo e alle istituzioni, lo hanno ricostruito. Non potendolo più fare, per le normative vigenti, abbiamo pensato in accordo col sindaco Cimatti di farci responsabili e portavoce di una raccolta popolare di fondi da destinare al suo salvataggio. Siamo consapevoli che la cifra non sarà determinante per il quadro economico complessivo dell'intervento, ma sarà comunque un contributo significativo. Lo destineremo ad un progetto particolare, che potrebbe essere ad esempio la nuova illuminazione del manufatto a restauro eseguito, affinché rimanga negli annali che anche gli Alpini e chi ha donato hanno collaborato attivamente alla rinascita del proprio Ponte.”

Continuate dunque a farvi parte attiva per la raccolta dei fondi?
“Sì, e lo facciamo senza presunzione, per la memoria e per la storia. Qui abbiamo la nostra sede, siamo i custodi morali di questo Ponte. Qualcuno ci dice: “Coi finanziamenti arrivati per il Ponte i soldi per il restauro ci sono già”. Ma noi ci siamo e daremo comunque il nostro contributo. Tutti i soldi che sono stati raccolti sono depositati nel conto corrente appositamente aperto allo scopo presso Bassano Banca e non è stato e non andrà perso neppure un centesimo. Noi siamo seri.”

Quanto avete raccolto raccolto finora?
“154mila euro, dato aggiornato a 15 giorni fa.”

Avete sempre l'obiettivo di raggiungere i 200mila euro?
“Sì, l'obiettivo è sempre quello. In verità la raccolta langue nell'ultimo anno, è passata l'enfasi e l'emotività dei primi mesi, è un po' scemata l'emozione.”

Perché è passata l'enfasi, secondo lei? Forse per le lungaggini che hanno ritardato di oltre un anno la partenza dei lavori?
“Sicuramente. Hanno tirato troppo per le lunghe, la questione si è diluita e si è condita di polemiche. La gente si è un po' stufata, è diventata sospettosa. Ma i soldi ci sono. Il nostro è un impegno “romantico”, e mi piace usare questa parola. È la cifra della gente. La nostra è un'assunzione di responsabilità, noi ci crediamo.”

Qual è il suo pensiero in merito alle questioni che hanno continuamente rinviato la partenza del cantiere?
“Ci lascia un po' perplessi questa alternanza di notizie che si susseguono, da mesi c'è una situazione di stallo e si rischia di non capirci più. Vediamo il Ponte peggiorare e vediamo passare solo carte bollate in andata e ritorno. La speranza è che qualcuno decida di aprire questo benedetto cantiere. Questa situazione alimenta discussioni, chiacchiere anche sterili, confusione, illazioni. Speriamo davvero che il cantiere apra al più presto, all'orizzonte ci sono incontri importanti. Nel giugno 2018 si svolgeranno a Bassano le Alpiniadi Estive, il più grande evento sportivo nazionale degli Alpini. Una delle prove, corsa oppure biathlon, si terrà in centro città e vorremmo farla attraversare sul Ponte. Spero vivamente che le cose abbiano inizio, fino adesso non è cominciato niente. Il rischio è che più si aspetta e più il Ponte subisca danni. È sotto gli occhi e sotto i piedi di tutti, basta camminarci sopra.”

E allora come se ne esce??
“Il Ponte, come tutti i beni di livello mondiale, dovrebbe vedere tutti uniti, compatti, coesi. Per questo dico che per il Ponte degli Alpini servirebbe un “Piano Marshall”: basta discussioni, uniamoci tutti per salvarlo. Così vuole il buon senso, non perché lo dicono gli Alpini. Il sospetto è che qualcuno ci stia sguazzando sopra, per giochi di partito. Parlo di partiti e non di politica, quella è un'altra cosa. Mi permetto di lanciare un appello, con tutto il rispetto, alle istituzioni: fate presto. Non è cosa bella né giusta vedere il Ponte in queste condizioni.”

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