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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
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Attualità

L'invasione degli ultratronchi

Cultura inclusiva e cultura esclusiva. A proposito della nuova installazione artistica esposta da oggi nel chiostro all'ingresso del Museo Civico di Bassano

Pubblicato il 22-02-2018
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Piove, governo ladro (ogni riferimento a elezioni politiche realmente esistenti è puramente casuale). E a quanto pare, pioverà ancora nelle prossime ore.
E così, la presentazione delle tre installazioni artistiche di Ivan Barlafante nel chiostro di San Francesco presso il Museo Civico di Bassano che era prevista per domani, venerdì 23 febbraio è rinviata a data da destinarsi, in occasione di un incontro che prevederà il dialogo con l'artista. A partire da oggi, giovedì 22 febbraio, e fino al prossimo luglio l’installazione è comunque visibile al pubblico e accoglie i visitatori all’ingresso del Museo Civico nei consueti orari di apertura.
Si tratta dell'ulteriore progetto espositivo del “nuovo corso” casariniano che punta in particolare a mettere a confronto e in dialogo le collezioni permanenti del Museo con le espressioni di avanguardia dell'arte contemporanea, destinando a tale scopo - principalmente, ma non solamente - appunto lo spazio aperto del chiostro.

Foto: Comune di Bassano del Grappa

Inaugurata nell'ottobre 2016 con il “razzo” di Antonio Riello (che da aprile a settembre prossimi tornerà sul luogo del delitto, esponendo le sue creazioni all'interno delle sale della Pinacoteca al primo piano) la new wave della direzione museale presenta ora un nuovo arzigogolo visivo-concettuale per i non addetti ai lavori, degno in questo senso della precedente installazione “Optogenetics” di Michelangelo Penso e frutto di un progetto complessivo intitolato “La bellezza dell'inutile”.
Il suo autore, abruzzese di Giulianova, è stato selezionato durante la quinta edizione di Level 0, progetto interno ad Art Verona, che ha visto la collaborazione tra i Musei Civici di Bassano del Grappa e la Galleria Michela Rizzo di Venezia. Un colpo d'occhio mica da poco, come si vede nella fotografia pubblicata sopra, che a prima vista richiama la percezione di una foresta pietrificata o, per meglio dire, metallizzata.
Una scena da Invasione degli ultratronchi, in simbiotica associazione nella loro struttura tra legno e acciaio.
Come apprendiamo dal sito internet dei Musei Civici, le installazioni esposte sono per l'appunto tre: “La bellezza dell'inutile” (2016), “Ogni cosa è al suo posto” (2016) e la recentissima “Per quanto sta in noi” (2018). Tre diverse espressioni della ricerca dell'artista che trovano il loro comune denominatore nella riflessione “tra dimensione naturale e spirituale”.
“La ricerca artistica di Ivan Barlafante - spiega invece e precisa ulteriormente un comunicato stampa trasmesso in redazione dal Comune di Bassano - indaga il rapporto tra dimensione naturale e spirituale attraverso un linguaggio artistico che, a partire dall’arte concettuale, unisce elementi provenienti dalla Land Art, da Fluxus e dall’Arte Povera.” “Le sue opere - prosegue la nota riguardo all'autore -, sono capaci di interagire con l’osservatore a più livelli, intellettuali ed estetici, fornendo gli strumenti per riflettere sul rapporto che lega l’uomo alla natura.”
“Il chiostro - sottolinea nuovamente il sito web dei Musei - si riconferma così spazio espositivo ‘en plein air’, ponte tra l'arte contemporanea e il patrimonio culturale bassanese, mezzo attraverso cui fluisce il messaggio di questo artista, che coniuga materiali di produzione industriale ed elementi naturali.”
Barlafante non è l'ultimo arrivato: il suo è un curriculum di tutto rispetto e ancora nel 2000 l'artista aveva realizzato una mappa stellare in acciaio a specchio rivestendo un’intera piazza di Praga nell’ambito di Praga Capitale Europea della Cultura.
Siamo noi, spettatori medi e non specialistici delle cose dell'arte di oggi, che probabilmente non siamo ancora arrivati. Se è vero, come si dice, che queste opere “sono capaci di interagire con l'osservatore a più livelli, intellettuali ed estetici” è altrettanto vero che l'osservatore deve possedere il bagaglio intellettuale ed estetico che gli consenta di apprezzare l'interazione. E non è certo da tutti. Compito dei vertici del Museo Civico sarà quello di fare in modo di spiegare molto bene ai visitatori come “leggere” un'esposizione del genere. Altrimenti, in questo nuovo corso di fruizione museale che vuole essere sempre più aperta e soprattutto inclusiva, la maggior parte della gente ne rimarrà esclusa.

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